Data: 09/07/2020
Testata Giornalistica: IL BENE COMUNE |
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Raddoppio Termoli-Lesina: quello che non si dice e non si vede
Situazione ingarbugliata quella del raddoppio del binario da Termoli a Lesina, unico tratto a binario unico della importantissima e strategica linea ferroviaria adriatica. Quello che è obiettivamente un grosso vulnus della rete ferroviaria nazionale, vede il Molise come attore protagonista e capriccioso. Avete presente i set cinematografici dove l’attore o l’attrice bloccano tutto, coinvolgendo il variegato mondo delle maestranze perché l’acqua minerale non è quella gradita? Ecco questo è l’antefatto di questa “novella dello stento” che è diventata la realizzazione di una infrastruttura strategica che tiene in ostaggio una regione emergente (la Puglia) con più di 4 milioni di abitanti e tante realtà industriali di conclamata importanza. Degli effetti, di questa scellerata vicenda, risente finanche la Grecia e tutta l’area collegata ai porti di Bari e Brindisi. Pochi sono a conoscenza del fatto che quando, dopo l’unità d’Italia, questa linea fu realizzata, decisivo fu l’intervento dei capitali inglesi, che con la loro mitica “Valigia delle Indie” (convoglio che da Londra raggiungeva l’India, imbarcandosi prima a Trieste, poi ad Ancona ed infine a Brindisi, per attraversare il Canale di Suez ed approdare appunto in India). Gli storici riferiscono che il porto di Brindisi fu adeguato e modernizzato da ingenti investimenti inglesi. Chiusa questa piccola parentesi sul come tutto iniziò, concentriamoci sul come ai giorni nostri tutto si è bloccato. Capirete che, a prescindere dalla velocità dei convogli e dalla loro modernità, se un locomotore si ferma per problemi vari, su una tratta a binario unico, salta, per i fisiologici tempi di intervento e ripristino, la circolazione dell’intera giornata o quasi; il disservizio ha ripercussioni quantomeno da Bologna a Patrasso… Dell’importanza e dell’urgenza di questo raddoppio si studia e si parla da almeno 40 anni. Riguardo al sottotitolo di questo intervento (…quello che non si dice e non si vede…), ricordo le nemmeno tanto velate (e giustificate!) minacce della Giunta di Nichi Vendola al Molise, il quale non diceva però che il motivo dei tanti dinieghi molisani risiedeva nelle mire e negli intenti cementificatori su quell’intonso tratto di costa molisana. Quindi, siccome pure i costruttori tengono famiglia, si decise che la costruzione del secondo binario di fianco a quello esistente, soluzione logica, economica e anche meno impattante, dovesse essere scartata. Il piccolo Molise, proverbialmente e storicamente poco attento alle questioni ambientali, si impose come l’attrice primadonna che esige l’acqua minerale di sorgente di alta quota o quella pura di iceberg del polo nord. Inciso: su quanto sia capriccioso ed irrazionale il Molise non sto assolutamente enfatizzando o esagerando; a riprova di questo vi invito a vedere l’andamento (quasi parallelo alla linea ferroviaria) del gasdotto che in territorio pugliese curva e scarta come il corso di un fiume, tenendo conto di siti di interesse storico, archeologico e naturalistico, con conseguenti costi maggiori per chi lo realizza; nel Molise è dritto come quei confini tra i paesi del nord Africa, tracciati con la riga dopo la guerra dai paesi vincitori e che interessano in gran parte territori desertici. Ecco, noi certe volte siamo Svizzera e certe volte siamo Libia. Abbiamo visto, in considerazione del fatto che avremo i muratori in casa, le reazioni degli amministratori della città di Termoli all’ipotesi di spostare la stazione tra Campomarino e Termoli, proprio come fecero i vicini di casa con Vasto-San Salvo, poi forse anche loro hanno capito che ad una città turistica conviene avere la stazione in centro attenuando anche le perdite, tipiche dei nostri tempi, del valore immobiliare degli stabili cittadini. Quello che poco si è visto è che RFI e Italfer hanno riprogettato la linea a doppio binario di fianco all’Autostrada A14, con l’evidente intento di dismettere il vecchio binario esistente vicino al mare, questo scherzetto costa qualche centinaio di milioni di euro in più, però, vista l’importanza strategica dell’opera, il sacrificio va fatto, assecondando le paturnie di tutti i soggetti istituzionali e non coinvolti. I lotti sembravano delineati e definitivi. In un paese normale, potremmo affermare, senza timore di essere smentiti, ci siamo! Macché, ora le sorti di questo raddoppio sono diventate il terreno di scontro della politica nazionale senza esclusione di colpi. Vecchie commissioni danno pareri sfavorevoli, con incomprensibili ritardi, il percorso della nuova linea a doppio binario scala sempre di più verso l’entroterra, politici incompetenti e senza scrupoli cavalcano lo stato confusionale per screditare qualsivoglia decisione. Ho visto teneri giornalisti della RAI intervistare ornitologi e descrivere il comportamento del fratino e disquisire sull’importanza delle dune. Qualcuno ha dato voce ai coltivatori di ortaggi e amministratori localissimi che mescolavano i problemi ferroviari del Molise interno con quelli della linea adriatica. Ho letto le dichiarazioni di parlamentari locali che cercano di rimettere la barra a dritta, rappresentanti dell’opposizione screditare le decisioni del governo attuale e mettere in ridicolo il tentativo del capo del governo (che è foggiano!). Leghisti urlare per i danni fatti al sud (???). Quelli che dovranno costruire l’opera non rilasciano interviste, ma ridono dentro. Siamo un paese strano, unico, naif. Non credo, come qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso, che la realizzazione di questa importante infrastruttura avrà tempi brevi. La frittata l’abbiamo fatta negli anni e, come diceva un altro foggiano importante (Andrea Pazienza), vaccapisc se le uova utilizzate sono di gallina o di fratino. Prendo comunque l’impegno di tenervi allegramente informati sull’avanzamento dei lavori. |
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