ROMA Una dote da circa 600 milioni per il 2020 che si aggiunge ai 400 dell'anno in corso e segnala la possibilità di ulteriori risparmi in quelli successivi. Parte con la potenziale disponibilità di queste risorse il cantiere sulle pensioni che dovrà disegnare lo scenario del dopo Quota 100. Un cantiere in vista del quale il presidente dell'Inps Pasquale Tridico in un'intervista al Messaggero ha lanciato una serie di proposte, che vanno dalla definizione di un'uscita flessibile in base alla gravosità dei vari mestieri alla revisione del meccanismo dell'aspettativa di vita.
Proprio il più recente monitoraggio dell'istituto previdenziale permette di verificare l'andamento effettivo della spesa. Il punto di partenza è un tasso di adesione all'uscita anticipata risultato minore rispetto alle stime formulate lo scorso gennaio, nella relazione tecnica che accompagna il decreto legge su Quota 100 e reddito di cittadinanza. A metà novembre è stata superata la quota di 200 mila domande presentate (la percentuale di quelle respinte si aggira normalmente sul 14-15 per cento). La tendenza delle ultime settimane dell'anno è rimasta la stessa, per cui l'Inps stima ora in 1.579 milioni i risparmi complessivi per il 2019 e in 2.583 quelli relativi al prossimo anno. Una buona parte di queste somme è già stata dirottata a beneficio dei conti pubblici e a copertura di altre misure: con la Nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre il ministero dell'Economia aveva quantificato in 1,2 miliardi la minor spesa per quest'anno e in 1,7 quella per il prossimo. Successivamente con la legge di Bilancio erano stati messi da parte altri 300 milioni per il 2020 e ulteriori somme per gli anni successivi. Avanzerebbero quindi poco meno di 400 milioni nel 2019 e circa 600 nel 2020. Toccherà naturalmente al governo decidere cosa farne. Ulteriori risparmi sono preventivabili pure per il 2021, tenendo però conto del fatto che 1,1 miliardi sono già stati scontati e in quell'anno, ultimo di applicazione di Quota 100, potrebbero affrettarsi a fare domanda lavoratori che finora - pur avendo i requisiti - non avevano aderito all'opportunità offerta dal governo.
IL CONFRONTO A gennaio ripartirà il confronto con le parti sociali e in quella sede si potrà forse capire se l'esecutivo intende destinare la minore spesa al miglioramento dei saldi di finanza pubblica oppure se pensa di utilizzarla per altri obiettivi sempre all'interno del comparto previdenza. I tavoli già annunciati dalla ministra del Lavoro Catalfo sono due. Il primo deve approfondire la possibilità di individuare in modo più specifico le caratteristiche di gravosità delle varie attività professionali. Nelle intenzioni di Tridico, questo passaggio sarebbe propedeutico alla definizione di veri e propri indici ai quali ancorare la possibilità di uscita anticipata. In questo schema chi fa un lavoro più faticoso potrebbe accedere alla pensione prima di chi svolge un'attività relativamente più tranquilla. Naturalmente applicare un meccanismo del genere alla realtà è tutt'altro che banale. Attualmente esistono una serie di lavori definiti usuranti in base ad una norma del 2011, mentre altre 15 categorie - sempre in ragione di mansioni ritenute faticose - sono state ammesse all'uscita anticipata con l'Ape sociale. L'eventuale nuovo sistema dovrà riassorbire tutta questa casistica.
QUADRO CHIAROPer quanto riguarda la separazione tra previdenza e assistenza, l'approfondimento della commissione non servirà naturalmente a liberare nuove risorse ma a dare un quadro contabile più chiaro, distinguendo tra le prestazioni finanziate dai contributi e quelle invece che attingono risorse dalla cosiddetta fiscalità generale.