Data: 11/04/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Pnrr, avanti nelle gare sui balneari per avere più flessibilità dalla Ue Il governo accelera i tempi in vista della sentenza della Corte di giustizia europea sulle concessioni
ROMA Riforme e rispetto della normativa Ue in cambio di flessibilità sul Pnrr. È la regola aurea dietro le trattative del governo italiano con la Commissione europea per i fondi della ripresa. E sarà rispettata anche per la annosa vicenda delle concessioni balneari.
AVANTI CON LE GARE - A Palazzo Chigi si fa strada la convinzione che il tempo sia scaduto. Il 20 aprile la Corte di Giustizia europea si pronuncerà sulla messa a gara dei circa 15mila stabilimenti balneari italiani entro la fine del 2023, come richiesto dalla Direttiva Bolkestein, la normativa Ue sulla concorrenza. Un verdetto che si preannuncia severo: la proroga inserita dal governo Meloni nel decreto Milleproroghe, con il rinvio al 2025 della messa a gara degli stabilimenti, difficilmente sfuggirà alla tagliola dei giudici di Lussemburgo che già nel 2016 si sono espressi in merito imponendo il ricorso a procedure selettive per decidere chi gestirà nei prossimi anni le spiagge italiane. A stretto giro, poi, è atteso un parere della Commissione europea sulla proroga del governo. Una bocciatura annunciata, stando ai rumors tra Roma e Bruxelles.
Di qui la strategia in via di definizione ai piani alti dell'esecutivo. Segue la partita il ministro agli Affari Ue e il Pnrr Raffaele Fitto, il più realista sulla questione dei balneari, convinto che la fissazione delle gare entro la fine dell'anno sia ormai inevitabile, con buona pace delle sonore proteste della categoria. Formalmente, Pnrr e gare per i balneari non sono dossier connessi. In pratica sì. Si apre infatti la fase più delicata delle trattative del governo Meloni sul piano per la ripresa. Mentre si attende il verdetto sulla terza rata da 19 miliardi di euro in arrivo a fine aprile, Palazzo Chigi chiede flessibilità per rimodulare i capitoli di spesa con una doppia missione. Da un lato far spazio ai fondi del Repower Eu, il capitolo aggiuntivo del Pnrr contro la crisi energetica da cui il governo intende attingere per aiutare le imprese nella transizione green con progetti per almeno 7 miliardi di euro. Dall'altra i fondi di Coesione e il Fondo di sviluppo e coesione: gli altri programmi di spesa europei che hanno un orizzonte temporale più lungo (fino al 2029) e dove Fitto chiederà di dirottare i progetti del Pnrr "irrealizzabili" entro la scadenza del 2026. Ritocchi possibili solo se la Commissione europea darà il suo placet e frutto di fitti negoziati tra Roma e Bruxelles in corso in questi giorni.
LO SCAMBIO - Anche per questo il governo vorrà evitare uno scontro frontale sulle gare per i balneari che certo non faciliterebbe la diplomazia del Pnrr. Né aiuterebbe l'Italia nella delicata partita che si sta aprendo in Europa: la riforma del Patto di Stabilità. Le gare per le spiagge, dunque, si faranno. Resta da vedere con quali paletti. Ovvero se la Commissione permetterà una forma di "tutela" per gli attuali proprietari delle concessioni. Sfumano, di conseguenza, le altre proposte avanzate dai "balnearisti" nella maggioranza, un gruppo trasversale alla coalizione di centrodestra assai sensibile alle richieste delle categorie e contrario all'applicazione della legge sulla concorrenza Ue alle spiagge italiane. Fra queste, l'ipotesi di mettere a gara solo le concessioni successive al 2009, anno della direttiva Bolkestein. O ancora, la proposta di prendere tempo con la Commissione e procedere alla "mappatura" del demanio italiano per dimostrare - questa almeno è l'intenzione - che gli stabilimenti coprono solo una piccola porzione delle spiagge italiane e dunque non sono un "bene scarso" da sottoporre alla direttiva europea sulla concorrenza.
Scenari già bocciati da una sentenza del Consiglio di Stato. E che, ne sono convinti ai vertici dell'esecutivo, incontrerebbero il semaforo rosso della Commissione accelerando il corso della procedura di infrazione contro l'Italia aperta da Palazzo Berlaymont. Gli sforzi della premier, però, sono anzitutto concentrati sul Pnrr e la corsa contro il tempo per non perdere i miliardi europei. Una corsa, appunto, che può trovare nell'ostruzionismo sulle concessioni balneari un ostacolo insidioso. Non è un caso se, promulgando il decreto milleproroghe, il Quirinale abbia posto l'accento sulla necessità di trovare una soluzione d'intesa con la Commissione per il ritorno sul mercato delle spiagge italiane. Non è una semplice multa a preoccupare il Colle, quanto la necessità di scongiurare un nuovo incidente sul cammino del Pnrr.
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