ROMA I sindacati chiedono al governo più soldi per i pensionati; ovvero in termini concreti di potenziare la rivalutazione annuale degli assegni e ampliare la platea dei beneficiari della cosiddetta quattordicesima. Il governo ascolta, si dice disponibile a discutere ma non prende impegni. Il secondo incontro del cosiddetto cantiere della previdenza è dedicato non alle regole future ma alla situazione di chi l'attività lavorativa l'ha già lasciata. Cgil Cisl e Uil si sono presentati con una serie di richieste ben precise, anche per far valere al tavolo il fatto di aver ottenuto molto poco nella scorsa legge di Bilancio: nella manovra per il 2020 è stato infatti inserito un miglioramento solo simbolico del meccanismo di adeguamento all'inflazione. Ottengono la rivalutazione piena anche coloro che hanno un assegno tra i 1500 e i 2000 euro lordi mensili circa, che però arrivavano già al 97 per cento: da questa novità ricaveranno quindi qualche decina di centesimi al mese.
LA FORMULA Per il futuro la piattaforma è molto più sostanziale. Sul fronte della rivalutazione, la richiesta è anticipare al prossimo anno il meccanismo più generoso già previsto per legge dal 2022: adeguamento pieno sulla fascia di pensione che arriva a poco più di 2 mila euro mensili, garantito comunque anche agli assegni più alti; la formula in vigore fino al prossimo anno applica invece una percentuale via via decurtata su tutto l'importo, al crescere del reddito. L'altra punto della proposta sindacale riguarda la cosiddetta quattordicesima: una somma aggiuntiva che va dai 340 a i 650 euro circa, pagata nel mese di luglio ai pensionati di almeno 64 anni con un trattamento che arriva a poco più di 1.000 euro mensili. La richiesta è di innalzare questa soglia fino 1.500 euro, con un costo che si aggira sul miliardo di euro. Decisamente troppo per l'esecutivo. Attualmente i beneficiari sono circa 3,5 milioni; una soluzione intermedia potrebbe prevedere un ampliamento a metà strada, tale da coinvolgere un altro milione di persone circa. I conti ufficiali saranno fatti però solo in un prossimo appuntamento, al quale il governo si dovrebbe presentare munito di calcoli e simulazioni. Ma anche se le posizioni si dovessero avvicinare, ci sarebbe da stabilire il veicolo legislativo da usare per l'intervento: un intervento sulle quattordicesime dovrebbe diventare legge prima della metà dell'anno per essere operativo a luglio, per il resto c'è la legge di Bilancio. I sindacati vorrebbero anche un intervento sulla tassazione, dopo il provvedimento sul cosiddetto cuneo fiscale che va a beneficio dei lavoratori dipendenti.
LA SCELTA Per l'esecutivo, che ieri al tavolo era rappresentato soprattutto da tecnici, la scelta è essenzialmente politica. Dal punto di vista economico, la situazione dei pensionati - intesa in senso complessivo - non sembra la prima emergenza da affrontare: è di poche settimane fa lo studio dell'Istat che indica come dal 2000 al 2018 l'importo nominale dei trattamenti previdenziali sia cresciuto del 70 per cento, contro il 35 dei dipendenti. E anche in campo previdenziale ci sono da considerare le esigenze dei giovani precari. Tuttavia quella degli anziani è una quota importante di elettorato, al quale potrebbe essere inviato almeno un segnale. Lunedì poi il confronto si sposterà sul capitolo più delicato, le nuove regole flessibili destinate a sostituire Quota 100 alla sua scadenza. Anche qui però il tema delle risorse finanziarie condizionerà la trattativa; c'è comunque la volontà di definire un qualche percorso, per evitare gradini troppo bruschi dopo il 2021.