ROMA Un segnale di attenzione ai sindacati e alle parti sociali. È quello che ha voluto dare subito, poche ore dopo il giuramento, il neo ministro del Lavoro, Andrea Orlando: ieri in videoconferenza ha incontrato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, mentre domani sentirà i rappresentanti delle imprese. È stato un primo giro di ricognizione dei problemi sul tavolo del nuovo governo con l'obiettivo, ha detto Orlando, di «avviare un'interlocuzione sulle questioni più stringenti» e definire l'agenda del ministero. Il titolare del Lavoro si è limitato per ora più che altro ad ascoltare, ma ha voluto sottolineare «l'impressionante crescita» della disoccupazione tra i giovani e le donne che reclama, ha spiegato, «misure urgenti e di respiro». I sindacati hanno ribadito prima di tutto la richiesta della proroga della cassa integrazione Covid e dello stop ai licenziamenti, che scade a fine marzo. Un blocco totale mai accettato dalla Confindustria che domani chiederà di nuovo a Orlando di mantenerlo solo per i settori più in sofferenza.
GLI INCENTIVI «Abbiamo ribadito la necessità di prorogare il blocco dei licenziamenti, dando continuità alla cassa Covid e incentivando anche i contratti di solidarietà e di espansione in alternativa ai licenziamenti», ha sottolineato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. «Occorre accelerare la proroga della cassa Covid e il blocco dei licenziamenti, coprire nel prossimo decreto Ristori i lavoratori precari ed atipici che erano rimasti fuori dai precedenti provvedimenti», ha rilevato la leader della Cisl, Annamaria Furlan, che ha apprezzato il «segnale importante di attenzione nei confronti delle parti sociali, in particolare del sindacato» dato da Orlando e si è detta pronta a «lavorare immediatamente insieme sulle gravi emergenze oggi presenti nel mondo del lavoro». Anche dalla Uil è arrivata la richiesta di una nuova estensione dello stop dei licenziamenti, ma il leader della confederazione Pierpaolo Bombardieri ha affermato anche che occorre chiedere all'Europa il rifinanziamento di un nuovo programma Sure, lo strumento di sostegno contro la disoccupazione dei Ventisette, per tutto il 2021.
«Dal confronto sono emerse una serie di questioni molto serie e importanti, aggravate dalla crisi economica e sociale che colpisce il Paese e che richiedono risposte urgenti ed efficaci», ha poi sintetizzato Orlando che ha messo in cima alle priorità ammortizzatori sociali e crisi occupazionale di donne e giovani. La questione dell'allargamento delle tutele per i lavoratori è fondamentale anche per i sindacati. «È importante che il ministro si sia impegnato a portare entro la fine del mese una proposta del governo sulla riforma degli ammortizzatori sociali e di scenario sulle politiche attive», ha osservato Furlan che ha chiesto di «aprire immediatamente i tavoli per dare le giuste tutele ai quei lavoratori oggi esclusi». Entro fine mese, secondo quanto riferito dai sindacati, Orlando metterà dunque a punto una bozza con la proposta di riforma e ci sarà un nuovo incontro. L'obiettivo resta quello di estendere le garanzie per chi resta senza lavoro anche ai dipendenti delle piccole imprese, ora tagliati fuori, e agli autonomi. Disegnare insomma un sistema di protezione universale. Anche se resta il nodo di come finanziarlo. E poi c'è anche il tema di quali strumenti mettere in campo quando finisce il periodo di copertura dei sostegni. «Serve arrivare in tempi brevi a una riforma per un sistema di ammortizzatori sociali pubblico e universale dentro un regime assicurativo, in grado di garantire tutele e diritti uguali per tutti», ha riassunto Landini.
LA PREVIDENZA I sindacati hanno poi chiesto al ministro di aprire il negoziato sulle pensioni, anche alla luce della fine di Quota 100, prevista a fine anno. Le organizzazioni dei lavoratori puntano a una maggiore flessibilità in uscita quando scadrà la misura che permette di andare in pensione in anticipo con 62 anni di età e 38 di contributi. Cgil, Cisl e Uil, negli incontri del cantiere sulla previdenza aperto dal governo precedente, avevano presentato una proposta che prevede la possibilità di lasciare il lavoro a 62 anni, oppure con 41 di contributi indipendentemente dall'età. Un sistema che però sarebbe troppo costoso per le casse pubbliche. Anche su questo dossier toccherà ora a Orlando trovare una soluzione.