ROMA La cloche per il decollo della nuova Alitalia passa nella mani di Giuseppe Conte. Dal Tesoro fanno infatti sapere che dal ministero dello Sviluppo è finalmente arrivato, fresco di firma, il decreto per la costituzione della Newco, che è stato subito inviato a Palazzo Chigi per il placet del presidente del Consiglio. Il ministero delle Infrastrutture, per quanto di sua competenza, aveva già dato l'ok. Si tratta, a meno di clamorosi colpi di scena, di un passaggio decisivo per la compagnia che, dopo oltre 4 mesi di attesa e uno scontro durissimo sulle nomine, avrà finalmente il suo atto costitutivo e, a seguire, un piano industriale. La firma di Stefano Patuanelli, che si era duramente scontrato con la senatrice Giulia Lupi, ex hostess sempre dei 5Stelle come il ministro, fa supporre che sia stata trovata un'intesa dopo il lungo tiro alla fune sui componenti del cda: un organismo che - sempre che la partita si chiuda nelle prossime ore - dovrebbe avere 7 componenti, mentre sarebbero stati esclusi a sorpresa i rappresentanti dei lavoratori, nonostante il pressing dei sindacati e le promesse del Mise. Bisognerà ora capire se la senatrice Lupo sia riuscita o meno a imporre nel cda l'attuale dg Giancarlo Zeni superando le diffidenze, per usare un eufemismo, di Pd, Tesoro e di una parte cospicua del Movimento.
LE CONSEGUENZE Ma il lungo confronto sulle nomine, tutto interno ai pentastellati, non è stato privo di conseguenze. Ha fatto in primo luogo perdere tempo prezioso alla compagnia, paralizzata nella gestione commissariale e senza vertici operativi in grado di mettere a punto una strategia industriale. Soprattutto, visto che la Cigs per gli oltre 8 mila dipendenti Alitalia è pagata dai contribuenti, ha aggravato ulteriormente le casse statali. Un decollo rapido avrebbe probabilmente evitato un uso così massiccio di ammortizzatori sociali e consentito di affrontare il mercato con offerte commerciali più aggressive. Va considerato infatti che al momento il vettore tricolore perde ogni mese circa 2 milioni di euro e che a fine anno il rosso, anche per l'effetto Covid, sfiorerà o addirittura supererà 700 milioni. E questo proprio perché i grillini, o almeno una parte di essi, come denunciato più volte dai sindacati, hanno proditoriamente rallentato l'avvio della nuova compagnia.
ZAVORRA L'Alitalia di Stato sarebbe dovuta partire, come annunciato solennemente dal governo, il primo giugno per sfruttare al meglio i segnali di ripresa del mercato. Riorganizzandosi sul lungo e medio raggio e approfittando, tra l'altro, delle difficoltà degli altri vettori, low cost in prinis. Lo scontro sulle poltrone, o meglio sull'assetto al vertice, non ha invece consentito di mettere a punto le linee guida per il futuro, lasciando al commissario straordinario Giuseppe Leogrande il solo compito di ridurre costi e tratte. Così è stata tagliata Malpensa, ridotti o eliminati i voli per Nord e Sud America, cedute ad altre compagnie le tratte per le Maldive, abbandonato il settore cargo. Insomma, una vera deblacle che renderà molto più difficile per il nuovo board, a prescindere dai componenti, risalire in fretta la china. Tant'è che vista l'impasse è in arrivo la richiesta di nuova cassa integrazione per un altro anno per oltre 6.800 dipendenti.
Tornando al decreto sulla Newco, dove sembra essere stato decisivo il pressing dei sindacati e della ministra Paola De Micheli, c'è attesa per capire i dettagli della nuova struttura che dovrebbe avere circa 5 mila dipendenti, un centinaio di aerei a regime e tre società ad hoc. Una per il comparto volo, una per servizi di terra e l'altra per la manutenzione, sul modello della portoghese Tap. Nella società che resterà sotto la gestione commissariale finiranno invece gli esuberi e tutti i debiti. Il via libera, salvo sorprese viste le recenti impuntature dei 5Stelle, nelle prossime 48 ore.