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Data: 25/04/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Mattarella e il 25 aprile: tenere viva la memoria. Oggi l'omaggio a Boves Il Presidente a piazza Venezia con Meloni, La Russa e Fontana. La prima Liberazione del premier: normalità per il bene dell'Italia

ROMA «Il 25 aprile è patrimonio di tutta l'Italia, la ricorrenza in cui si celebrano valori condivisi dall'intero Paese». Oggi, per la nona volta da quando è Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella celebrerà la festa della Liberazione, conservando in parole e visite - specie in una fase politica tanto divisiva - il medesimo senso attribuito alla ricorrenza alla sua prima volta al Colle, nel 2015: «Un popolo vive e si nutre della sua storia e dei suoi ricordi».
E non a caso anche ieri, ricevendo al Quirinale una rappresentanza delle Associazioni combattentistiche e d'arma, il Capo dello Stato ha lodato «l'impegno e la determinazione che le vostre associazioni impiegano ogni giorno per tener viva la memoria di un periodo tra i più drammatici della nostra storia contribuendo in ampia misura a far conoscere e non dimenticare quanti hanno lottato per la difesa degli ideali di indipendenza e di libertà che permisero la liberazione dell'Italia dall'oppressione nazi-fascista».
LA VISITA - Una missione, quella di Mattarella, che dopo la deposizioni di una corona all'Altare della Patria accompagnato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, lo porterà in Piemonte, prima a Cuneo, poi a Borgo San Dalmazzo e a Boves.
Nel capoluogo piemontese, città decorata al valor militare per la guerra di Liberazione, il Presidente terrà un discorso al teatro Toselli. Prima però sarà nella casa-museo dove l'avvocato azionista Duccio Galimberti, il 26 luglio 1943, poche ore dopo la destituzione di Mussolini da parte del re, tenne un discorso contro una «guerra assurda», contro la decisione di Badoglio di proseguirla, contro l'occupazione tedesca già cominciata e per incitare la popolazione a combattere «fino alla cacciata dell'ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista». Galimberti, che fonderà poi le Brigate Giustizia e libertà prima di essere catturato, torturato e ucciso dai fascisti nel novembre 44, aggiunse: «Non potrà essere una parte politica sola a costruire e ricostruire i nostri valori, nel mio studio si sono incontrati esponenti dei partiti socialista, comunista, liberale, della Dc e del Partito d'Azione. Assieme lanceremo un appello alla popolazione, chiediamo giustizia, non vendetta».
Mattarella raggiungerà poi Borgo San Dalmazzo, il comune a pochi chilometri da Cuneo i cui abitanti nascosero decine di ebrei che superarono il confine francese sperando nella salvezza. Una speranza, purtroppo, non sempre ben riposta perché nel settembre 1943 le SS catturarono 349 profughi deportandoli verso il campo di concentramento di Auschwitz, dove non a caso il Capo dello Stato si è recato pochi giorni fa.
LE TAPPE - L'ultima tappa delle visite presidenziali, a cui prenderà sempre parte il ministro della Difesa Guido Crosetto, prevede invece l'arrivo a Boves. Ovvero il piccolo comune teatro della prima rappresaglia dei nazisti contro la popolazione civile.
La vicenda è purtroppo tra le più note: pochi giorni dopo l'armistizio del 43, durante l'occupazione del comune, i partigiani catturarono due militari tedeschi salvo poi intavolare una trattativa per la loro restituzione al fine di risparmiare il paese. Alla consegna degli ostaggi però il patto fu tradito dalla 1 Divisione Panzer SS Leibstandarte SS Adolf Hitler che diedero fuoco alle case in cui erano rimasti soprattutto anziani, donne e bambini, uccidendo 25 persone inermi. Uno scenario, quello dei rastrellamenti e degli incendi, con morti tra civili e partigiani, che Boves conoscerà più volte tra il 1943 ed il 1944, meritandosi le più alte onoreficenze: Medaglia d'oro al valor militare e Medaglia d'oro al valor civile. E oggi, appunto, la visita di Mattarella, sempre impegnato «a tener viva la memoria».
 
La prima Liberazione del premier: normalità per il bene dell'Italia
 
ROMA Il primo 25 aprile della destra alla guida del governo potrebbe essere una sorpresa. Nel senso che il capo del governo, Giorgia Meloni, ha messo in agenda soltanto la cerimonia all'Altare della patria insieme al presidente Mattarella e ai presidenti delle Camere. Ma a Palazzo Chigi, nel giorno della vigilia, c'è un'aria di mistero che a molti ha fatto credere che, oltre a un post su Facebook per celebrare questa tappa fondamentale della storia italiana e un altro intervento pubblico scritto, Meloni possa fare una visita a sorpresa in qualche luogo evocativo del nostro passato. C'è chi immagina che sarà insieme al ministro Tajani e al presidente regionale Rocca alle Fosse Ardeatine. Chi aspetta di vederla al museo di via Tasso (ma lì ci sarà Conte) o con il ministro Urso all'evento della comunità ebraica nella zona di Porta San Paolo. Tra gli organizzatori della manifestazione di stamane al Pantheon, che sono Più Europa e una serie di associazioni culturali e di ex partigiani non comunisti, c'è chi fantastica sulla super-apparizione: e se in piazza arrivasse Giorgia visto che questo evento è tutto improntato al parallelo tra lo spirito della Resistenza italiana del 43-45 e la battaglia degli ucraini che sta tanto a cuore a Meloni? Ma è improbabile che lei si recherà in un luogo fisico, - e tantomeno in eventi di partito, visto il suo ruolo istituzionale - bensì interverrà sui social o in altro modo. Da vedere se arriverà ad usare l'aggettivo «antifascista», per connotare se stessa e la sua destra, come le ha suggerito Gianfranco Fini o se si spingerà a citare una delle tesi del congresso di Fiuggi, quella secondo cui «l'antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva annullato»? Lei conosce le tesi di Renzo De Felice e sarebbe già una svolta se citasse un passo del maggiore storico del fascismo, contenuto in un bellissimo libro intervista con Pasquale Chessa del 95: «La Resistenza è stata un grande evento storico. Nessun revisionismo riuscirà mai a negarlo». Una suspense su ciò che dirà che dovrebbe già essere risolta questa mattina.
NORMALITÀ
Quel che invece è certo è che Meloni intende il 25 aprile come un momento di pacificazione e di comune riconoscimento nella memoria nazionale, al netto delle differenze politiche e delle provenienze culturali. Ha detto a tutti i suoi ministri di partecipare agli eventi in programma e si augura che l'Italia viva in maniera normale, e non ideologica o recriminatoria, questa ricorrenza. I fatti del passato, e la fine della guerra civile sulla memoria, li tiene in grande considerazione ma lo sguardo sul futuro è altrettanto importante: questo il mood con cui ai vertici del governo si vive questa giornata. E c'è qualcuno che, a Palazzo Chigi, fa questa battuta: «Dopo il 25 aprile, c'è il 26 aprile». Ovvero la normalità del percorso del governo che deve fare le cose che vuole fare. C'è la conferenza a Roma sulla ricostruzione dell'Ucraina a cui partecipano mille imprese. C'è il primo maggio in cui nel consiglio dei ministri si decide il taglio al cuneo fiscale. Ci sono tutte le riforme da fare per il Pnrr e per far arrivare l'Italia in buona salute economica e sociale all'appuntamento, che sembra già dietro l'angolo, delle elezioni europee. E allora, il 25 aprile viene celebrato come sempre e come si deve, e in sintonia con il Capo dello Stato, ma allo stesso tempo c'è da condurre in maniera ordinata e fattiva il Paese verso la crescita economica, dopo che i conti pubblici la coppia Meloni-Giorgetti li sta mettendo a posto come le agenzie internazionali stanno confermando in questi giorni. Il passato, certo. Ma è sul futuro che si viene giudicati.

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