PESCARA Non c'era week-end che il leone di San Pio delle Camere (l'appellativo di lupo marsicano non gli era mai piaciuto) non trascorresse in Abruzzo. Anche quando da presidente del Senato era andato a ricoprire la seconda carica dello Stato, sfiorando quella che oggi il deputato di Italia Viva, Camillo D'Alessandro definisce «l'appuntamento mancato con la storia»: l'elezione di Marini a presidente della Repubblica.
Se ne è andato a Villa Mafalda, nella Capitale, dove era ricoverato per complicazioni legate al Covid. Classe 1933, servizio di leva nel corpo degli alpini, era approdato alla politica alla soglia di sessant'anni ma con l'entusiasmo di un ragazzino, quando le inchieste di Tangentopoli avevano mandato in pensione la prima Repubblica e sulle ceneri della Dc il Partito popolare provava a ridare riferimenti credibili al ceto moderato. Quell'area politica arroccata attorno allo scudo crociato fino al 1992, che aveva fatto dell'Abruzzo un'isola bianca. Basta andare a rintracciare tra gli archivi le percentuali bulgare raccolte dalla Dc ad ogni tornata elettorale nei quattro decenni precedenti. Come ha ricordato in queste ore il senatore Luciano D'Alfonso, l'idea di convincere l'ex segretario generale della Cisl a tentare l'avventura politica maturò in una stagione «segnata dalle idee e dalla spinta riformista». Ma anche dalla necessità di cambiare passo in una fase drammatica del Paese in cui la politica si era spostata nelle aule dei tribunali, cercando altri protagonisti, nuovi interpreti di questa nuova fase.
E furono tanti gli abruzzesi che incoraggiarono Marini a spendere la sua intensa esperienza di sindacalista nell'impegno diretto in politica, sancito nel convegno nazionale del 91 organizzato a Pescara dalla Dc, dove Marini fu uno dei protagonisti con il suo intervento conclusivo, come ricorda ancora D'Alfonso. Ed ecco un primo fatto, quello citato da D'Alessandro, che riconduce alle relazioni politiche dell'ex segretario generale della Cisl nella sua regione. Non senza tensioni, nonostante le parole di circostanza con cui tutti gli hanno reso omaggio in queste ore. E' proprio il parlamentare di Italia Viva a ricordare lo scontro avuto nel 2013 con Stefania Pezzopane, oggi deputata aquilana del Pd, dopo aver visto Marini impallinato dal fuoco amico nella corsa al Quirinale. «Perché qui- incalza D'Alessandro- va ricordato cosa accadde in Abruzzo in quei giorni: un abruzzese poteva diventare presidente della Repubblica, ma la gestione disastrosa di Bersani, il grido di Rodotà fuori dal Parlamento, il Pd che si rimangia la decisione e cambia candidato in corsa, bruciando Romano Prodi, portò a uno scontro durissimo anche a livello regionale».
E non fu certo il primo. Nel 2005 Marini convince il suo amico Ottaviano Del Turco, ex compagno di mille battaglie nel sindacato unitario (quando l'altro abruzzese di Collelongo ricopriva la carica di segretario generale della Cgil) a lasciare la comoda poltrona di parlamentare europeo per candidarsi alla presidenza della Regione. Una candidatura ambita da molti nel centrosinistra, non ultimo l'allora sindaco di Pescara, Luciano D'Alfonso, oggi presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato. Proprio la legge anti sindaci votata dal Consiglio regionale prima dell'appuntamento con le urne, impedì a D'Alfonso di realizzare il sogno di diventare governatore, acciuffato poi nel 2014. Ma da allora i rapporti tra i due ex compagni di partito: dalla Dc al Ppi, alla Margherita, fino al Pd, si aprirono a un sano dualismo che riconducono ai tempi di Gaspari e Natali. Nella giunta Del Turco farà poi ingresso un altro pupillo dell'ex presidente del Senato, Bernardo Mazzocca, con la delega alla Sanità che sarà solo foriera di guai per lui, visto che l'intera Giunta regionale sarà spazzata via dall'inchiesta aperta dalla Procura di Pescara dopo le rivelazioni del re delle cliniche private, Vincenzo Angelini. Nel caso di Mazzocca con l'accusa di avere favorito la stabilizzazione di alcune infermiere, non di aver incassato soldi a palate come gli altri esponenti del centrodestra e del centrosinistra che Angelini aveva annotato nella sua lunga lista della spesa.
Storica, nel 2008, la visita di Marini nel supercarcere di Sulmona dove Del Turco era detenuto. L'ex parlamentare pescarese del Pd Gianluca Fusilli, un altro delfino di Marini, si è espresso così sui Social: «Sei stato un esempio per me. Sono stato fortunato ad aver fatto un pezzo di strada insieme. Riposa in pace, presidente e grande guerriero».