Data: 11/01/2024
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Marinelli, bus e tangenti in nove verso il processo. Per l'acquisto dei Rampini imputati anche Guido Dezio, un dirigente Tua e un maresciallo
È il quarto filone di indagine sull'imprenditore Vincenzo Marinelli, quello degli appalti non sanitari, che vedono l'imprenditore pescarese come referente-mediatore in due gare, della Regione e del Comune di Pescara, per l'acquisto di autobus elettrici. Il pm Andrea Di Giovanni ha depositato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di nove indagati: oltre a Marinelli, Guido Dezio, in veste di vicepresidente Tua spa, prima, e di dirigente del Comune di Pescara poi; Michele Valentini, all'epoca direttore tecnico di Tua; gli imprenditori Vincenzo, Stefano e Sergio Rampini, tutti accusati di turbata libertà degli incanti e corruzione. Poi Pasquale Sentenza, cassiere e contabile, e Alessandro Perrucci, legale di fiducia dell'imprenditore. Concluse le indagini anche per una vicenda satellite, che riguarda i rapporti tra Marinelli e il comandante della stazione dei carabinieri di Pescara Scalo, Francesco Mingolla: il militare è accusato di favoreggiamento personale e corruzione. L'affaire degli appalti della mobilità viene fuori da intercettazioni e documenti acquisiti dalla guardia di finanza nel corso delle indagini sugli interessi di Vincenzo Marinelli nelle forniture sanitarie; un groviglio che ha riempito i faldoni degli altri tre filoni.
I FATTI - La Regione avvia, nel 2018, una gara per l'acquisizione di 68 autobus, suddivisi in sette lotti per un importo di poco inferiore a 26 milioni. Due lotti, 22 mezzi e per circa nove milioni di euro, sono destinati alla Rampini di Perugia. Dezio, accompagnato da Valentini, prima della pubblicazione della gara va nella sede dell'azienda, dove incontra personalmente l'amministratore e lo invita, come si legge nell'avviso del pubblico ministero «a rivolgersi a Vincenzo Marinelli per ricevere in anticipo rispetto agli altri potenziali concorrenti, informazioni riservate e privilegiate, anche di tipo tecnico sulla pubblicanda gara d'appalto (in particolare sul contenuto del capitolato) e su altre da tenersi in futuro sul territorio abruzzese». Le modalità operative non si fermano qui. Da concordare con Marinelli c'erano anche «le modalità contrattuali (eventuali e simulati contratti di procacciamento d'affari, di manutenzione o di consulenza, in realtà mai conclusi o mai divenuti efficaci) attraverso i quali giustificare il passaggio di denaro proveniente da Stefano Rampini, ma frutto di una provvista creata pro quota dai tre fratelli, e destinato - scrive ancora il Pm - in tutto o in parte a Guido Dezio».
Tramite Marinelli una bozza di capitolato arrivava a Stefano Rampini che, secondo l'accusa, la modificava e correggeva, in particolare sul requisito della lunghezza. Il percorso inverso faceva arrivare il documento dritto dritto nel fascicolo degli atti di gara. Intanto venivano sistemati anche gli aspetti relativi ai contratti di procacciamento e consulenza. Stessa dinamica per la gara bandita, nel 2020, dal Comune di Pescara per cinque autobus elettrici: incontri tra Dezio e gli imprenditori e documento rivisto e corretto. Intanto però Stefano Rampini perde potere all'interno della società e ha difficoltà a saldare quanto promesso. L'accordo iniziale parlava di 180 mila euro, poi scalati a 99 mila e, si legge ancora negli atti «in ogni caso pari a novemila euro per ogni autobus consegnato e pagato alla Rampini a seguito delle due gare aggiudicate e di ogni altro autobus consegnato e pagato in forza di altre gare aggiudicate in futuro. Tale accordo trovava parziale esecuzione attraverso il pagamento di 27 mila euro in tre tranches, una delle quali, per un ammontare di cinquemila euro, perveniva a Dezio».
L'avvocato Perrucci, insieme con Sentenza, entra nella vicenda per aver contribuito a trasfondere l'accordo illecito in un contratto simulato. Insieme con Marinelli, poi, va a battere cassa sollecitando l'esecuzione dell'accordo.
IL MILITARE - Diversa la questione che coinvolge Francesco Mingolla: «Dopo essere stato preannunciato preventivamente e in modo criptico - scrive il magistrato - si presentava negli uffici di Vincenzo Marinelli e lo informava che la figlia aveva messo in circolazione la notizia dei suoi periodici versamenti in denaro in favore di Guido Dezio». Lo metteva poi in guardia sulla possibilità che la notizia potesse arrivare alle orecchie dei magistrati. A Mingolla poi Marinelli si rivolge quando sulla sua auto trova installato un dispositivo gps. Il comandante autonomamente si attiva, indaga, e scopre che il dispositivo è in carico alla finanza. Marinelli poi gli chiede anche di indagare sulle attività di uno dei suoi principali concorrenti, l'imprenditore Antonio Colasante. In cambio il militare riceve il saldo di una serie di fatture per trattamenti medici, per un totale di 899 euro.
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