Data: 27/05/2021
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Luglio choc: previsti 17mila licenziamenti Nessuna proroga delle misure salvaposti decise all'inizio della pandemia La regione paga un prezzo doloroso: domani sindacati in piazza a Pescara
PESCARA Lo stop al blocco dei licenziamenti deciso dal Governo è destinato ad avere effetti pesantissimi in Abruzzo: le stime migliori parlano di oltre 12mila posti di lavoro che andranno persi, le previsioni più pessimistiche salgono addirittura a 17mila unità. A lanciare l'allarme sono i sindacati abruzzesi Cgil, Cisl e Uil, che sottolineano la «fragilità del sistema produttivo abruzzese», chiedono all'Esecutivo nazionale di rivedere la decisione ed annunciano la mobilitazione. Il primo appuntamento di una protesta che è solo all'inizio è per domani. La manifestazione promossa a Pescara per sensibilizzare sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, inevitabilmente avrà al centro anche e soprattutto il tema dei licenziamenti, che torneranno ad essere consentiti a partire dal primo luglio.
BLOCCO LICENZIAMENTI. Fu introdotto dal Governo nella primavera del 2020, contestualmente all'avvio del primo lockdown. Poi è andato avanti a colpi di proroghe. E proprio sulla una nuova proroga si è creato lo scontro, che ha visto protagonisti la maggioranza di Governo, i ministri competenti, Confindustria e i sindacati. La data di cui inizialmente si era parlato era il 28 agosto, ma poi, tra tensioni e polemiche, nel testo definitivo del decreto Sostegni bis, pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale, la proroga è saltata. Il divieto di licenziare sarà quindi in vigore fino al 30 giugno. Sul piede di guerra i sindacati nazionali, che lanciano l'allarme: in Italia sono così a rischio 570mila posti di lavoro.
IN ABRUZZO. Secondo le stime della Uil, «se nei primi quattro mesi del 2021 ben 10.577 persone hanno fatto domanda di disoccupazione, è evidente che il trend ci porterà ad una forchetta tra 15.000 e 17.000 posti di lavoro a rischio». Cifre confermate anche dalla Cgil, secondo cui «possiamo stimare che il termine del blocco dei licenziamenti possa portare ad una perdita di posti di lavoro superiore alle 12.000 unità».CIFRE IMPRESSIONANTI. Per la Uil Abruzzo, dunque, «l'interruzione brusca del blocco dei licenziamenti rischia di avere conseguenze disastrose sull'occupazione in Abruzzo, regione in cui ammortizzatori come la cassa integrazione e, ancora di più, la Naspi (l'assegno di disoccupazione) parlano di un'evidente fragilità del sistema produttivo». Solo nel 2020 sono state 61.471.170 le ore di cassa integrazione autorizzate, 16.143.359 nei primi quattro mesi del 2021, in aumento rispetto alle 16.086.103 dell'analogo periodo 2020.«Cifre impressionanti», commenta il segretario regionale Michele Lombardo, «che parlano di quanto massiccio sia ancora il ricorso agli ammortizzatori sociali causa Covid nella nostra regione. Ancora più impressionante è il dato relativo alla Naspi: nel 2020 sono state 46.937 le ore liquidate, inferiore sicuramente al 2019, quando erano 51.135, ma pur sempre erogate in una fase in cui il blocco dei licenziamenti è attivo. In altre parole, stiamo parlando di persone che, nonostante il blocco, il lavoro lo hanno già perso».Lombardo sottolinea che «per uscire dalla crisi c'è bisogno di gradualità, e servono strumenti che facciano da cuscinetto per un atterraggio morbido. I dati dicono che la fine del blocco toccherà profondamente l'Abruzzo».
«DISASTRO SOCIALE». Parole analoghe arrivano dalla Cgil, che parla di «scenario preoccupante, considerato anche che la perdita di occupazione di certo non aiuterà il rilancio dei consumi e della domanda interna di cui la nostra economia ha tanto bisogno».Il segretario generale del sindacato abruzzese, Carmine Ranieri, parla di un «conto salato se pensiamo che la regione è ai primi posti in Italia per la crescita della cassa integrazione a seguito della pandemia, con un +1.400%, per un totale di ore erogate tra gennaio 2020 ed aprile 2021 superiore a 77 milioni. Un disastro sociale», commenta Ranieri, «se consideriamo che già il numero degli occupati in Abruzzo nell'ultimo trimestre 2020 rispetto quarto trimestre 2019 ha visto un calo di 9.344 unità pari al -1,87%, dato tra i più critici delle regioni del Mezzogiorno, dove peggio dell'Abruzzo ci sono solo Molise e Sardegna». Per il segretario Cgil il ritiro della norma che proroga il blocco dei licenziamenti crea «una frattura tra le imprese e i lavoratori» e rappresenta «una presa di posizione pericolosa».
CONCERTAZIONE. Il segretario generale della Cisl Abruzzo, Leo Malandra, rilancia l'appello affinché il premier Draghi riapra «una fase di vera concertazione per definire insieme un necessario Patto Sociale. Continuiamo a ritenere, e lo abbiamo detto con chiarezza, che il blocco generalizzato dei licenziamenti», dice il sindacalista, «vada prorogato fino al 31 ottobre per tutte le aziende. Non esistono settori produttivi indenni dalla crisi come sostenuto da Confindustria, quindi giudichiamo un errore madornale attivare i licenziamenti dal primo luglio. Prima dello sblocco vanno estese le indennità Covid, resi universali gli ammortizzatori sociali riformandoli, rilanciate nuove e più efficaci politiche attive, con un'attenzione particolare alle risorse irripetibili destinate al Mezzogiorno».
E MOBILITAZIONE. I tre sindacati si dicono pronti alla mobilitazione e il primo appuntamento è già per domani. Il tema della manifestazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro in programma alle ore 10 davanti all'assessorato regionale alla Sanità, a Pescara, diventa inevitabilmente anche quello dei licenziamenti. «Chiederemo al governo di ripensare la sua decisione e di non appiattirsi sulla posizione di Confindustria che per noi rimane totalmente inaccettabile», annunciano le tre sigle.
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