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Data: 16/02/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO

Legnini: le quattro Regioni mi hanno già dato la fiducia Nelle mani del commissario della ricostruzione 138 comuni del cratere sismico

«Ho parlato con Marco Marsilio, Donatella Tesei, Nicola Zingaretti e Luca Ceriscioli. Ci siamo assicurati reciproca collaborazione. I presidenti delle quattro regioni, Abruzzo, Umbria, Lazio e Marche, sono pronti a lavorare con me».Comincia così l'intervista del Centro a Giovanni Legnini, 24 ore dopo la sua nomina a Commissario per la ricostruzione del sisma che ha colpito il centro Italia nel 2016 e 2017. Parte con il piede giusto, Legnini, incassando subito il sì alla piena collaborazione da parte di quattro governatori, due del Pd (Lazio e Marche), uno di Fratelli d'Italia (Abruzzo) e la quarta della Lega (Umbria).E le sue risposte, nell'intervista che segue, sono a tutto campo. Soddisfano anche i quesiti posti ieri sia dal presidente Marsilio, a proposito dell'equità nella distribuzione dei fondi tra le 4 regioni affidate a un abruzzese - quarto commissario in quattro anni dopo le esperienze di Vasco Errani, Paola De Micheli e Piero Farabollini -, sia dal sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, sul fatto che il premier, Giuseppe Conte, ha trattenuto a sé la delega alla ricostruzione del sisma 2009, mantenendo così in piedi il doppio binario degli interventi.Per capire la sfida che l'attende basta dire che nelle mani di Legnini, 61 anni, con una prestigiosa esperienza governativa alle spalle, da oggi ci sono le sorti di 138 comuni nel cratere e 353 fuori cratere. Sono numeri imponenti.Commissario Legnini quali sono, secondo lei, le priorità della ricostruzione nei comuni del Cratere sismico 2016/2017?«Le priorità sono note da tempo: velocizzare, semplificare, rafforzare l'operatività e aumentare il personale degli uffici speciali e il ruolo dei sindaci; lavorare per costruire una prospettiva di sviluppo e lavoro. Obiettivi non semplici considerando la vastità dei territori colpiti dal sisma nelle quattro regioni del centro Italia. Individuerò con rapidità, dopo il mio insediamento, obiettivi e priorità precisi e immediatamente realizzabili». I fondi ci sono ma non vengono spesi: è vero?«È noto a tutti che la situazione è questa. L'urgenza dell'accelerazione è legata al tempo trascorso, al sacrosanto diritto dei cittadini di rientrare a casa e alla inderogabile necessità di assicurare ad un così vasto territorio, oltre alla ricostruzione materiale, una prospettiva di vita e lavoro». Ci potrà essere equità di distribuzione dei fondi tra le 4 regioni, ovvero Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria?«L'equità non è un optional ma un dovere. Ripeto comunque che sono abituato a parlare di problemi e soluzioni dopo averli esaminati a fondo. Devo ancora entrare nella struttura commissariale affidata alla mia responsabilità e subito dopo mi occuperò anche dell'equa ripartizione, d'intesa con i presidenti delle 4 regioni». Il doppio binario (sisma 2009-sisma 2016) potrà avere un unico commissario e perché sì oppure no?«La gestione commissariale è per definizione legata all'emergenza e L'Aquila per fortuna ne è uscita nel 2012. Il tema non è quindi unificare le due governance sotto un'unica struttura commissariale ma promuovere un grande progetto: quello di un unico Dipartimento delle ricostruzioni all'interno della Presidenza del Consiglio. Si tratta ovviamente di una scelta politica ma le premesse sono state poste già con l'ultimo decreto terremoto grazie al lavoro di Vito Crimi, di Stefania Pezzopane e di altri parlamentari, e ai suggerimenti preziosi di Fabrizio Curcio, con il quale intendo promuovere uno speciale rapporto di collaborazione anche per L'Aquila». Quanto conteranno per lei i sindaci e i presidenti delle 4 Regioni nella sfida per la ricostruzione?«Molto. La mia opzione di metodo sarà nettissima: nessuna autoreferenzialità ma ascolto, dialogo e pieno coinvolgimento dei sindaci, costante e leale collaborazione con i quattro presidenti delle Regioni che sono anche i miei vice commissari, confronto con i cittadini e le categorie». Perché è importante fare rete?«Perché siamo in presenza di un cratere articolato in 4 regioni e 138 Comuni, con altri 353 comuni fuori cratere. Un territorio enorme, con numerosissime emergenze storico-architettoniche, ambientali e socio-economiche. Se non si fanno squadra e rete non si va lontano». Facciamo un passo indietro: quale grande contributo lei ha già dato alla ricostruzione dell'Aquila?«Quando fui nominato sottosegretario prima alla Presidenza del Consiglio e poi al Mef, la ricostruzione cosiddetta pesante era ferma, le risorse erano esaurite. Massimo Cialente portò avanti battaglie storiche, insieme agli altri sindaci del cratere, Pierluigi Biondi all'epoca sindaco di Villa Sant'Angelo iniziò lo sciopero della fame e io andai a trovarlo in municipio per invitarlo a smettere. Stanziammo, con il Governo e i parlamentari, prima Giovanni Lolli e poi Pezzopane, prima 1,8 miliardi e poi i 5,1 miliardi che sono stati spesi negli ultimi sei anni. Rimangono ancora 1,3 miliardi da impegnare. Partirono gli uffici speciali istituiti da Fabrizio Barca e sbloccammo le procedure, fu una straordinaria esperienza». La sua esperienza multipla le garantisce la capacità di saper affrontare al meglio i problemi in prima persona. Come muoverà i primi passi? Ha già un'ipotesi di cronoprogramma?«Guardi, non ancora metto piede nella struttura commissariale e negli uffici speciali e devo ancora insediarmi. Il decreto di nomina deve prima essere registrato alla Corte dei Conti. Dopo l'insediamento sarò velocissimo nel definire strategie e obiettivi precisi». Ha già parlato con il premier Giuseppe Conte?«L'ho chiamato per ringraziarlo e lo incontrerò nei prossimi giorni. Poiché non c'è un sottosegretario con delega, dovrò avere un rapporto diretto con il Presidente del Consiglio e questo potrà costituire un elemento di forza». Infine, dovrà rinunciare al consiglio regionale. Perché e che cosa si sente di dire agli abruzzesi hanno avuto fiducia in lei?«Non vi è incompatibilità tra le due cariche, ma ho subito deciso di dimettermi dal Consiglio regionale e lo farò prima del mio insediamento. Lo faccio perché è doveroso spendere tutte le mie forze per la ricostruzione e per rispetto delle Istituzioni che vanno servite, non occupate. Della mia esperienza in Regione e del rapporto con i cittadini abruzzesi, parlerò martedì prossimo in Consiglio regionale» .


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