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Data: 19/09/2019
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Legnini commissario via alle verifiche sulla compatibilità. Si valuta la possibilità di ricoprire l’incarico con quello di consigliere. Si occuperebbe del sisma del 2016-17 in Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria

PESCARA - La notizia era stata in qualche modo anticipata da alcune indiscrezioni dei giorni scorsi legate alla nomina dei vice ministri e sottosegretari del nuovo governo Conte. Si era detto, e scritto (il Messaggero), che se l'ex vice presidente del Csm avesse saltato quel giro, per lui si sarebbe probabilmente aperto lo spazio per un altro incarico importante. Che ora potrebbe arrivare con la nomina a Commissario straordinario per il terremoto che nel 2016 e 2017 colpì le quattro regioni del centro Italia: Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria. Si sta solo verificando la compatibilità dell'incarico con quello attuale di consigliere regionale. Legnini lascerebbe in questo caso la sua postazione all'Emiciclo, dove siede dallo scorso febbraio dopo avere perso la sfida con Marco Marsilio, per lasciare lo scranno al primo dei non eletti del centrosinistra: l'aquilano Pierpaolo Pietrucci, candidato col Pd, già consigliere regionale nella precedenete legislatura. Nel ruolo di Commissario straordinario per il terremoto, Legnini rileverebbe invece il posto attualmente ricoperto dal geologo di Macerata Piero Farabollini, 59 anni, che esattamente un anno fa, nell'ottobre del 2018, era stato nominato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (alla guida c'era sempre Giuseppe Conte) su indicazione del Movimento 5 stelle. Una nomina che Luigi Di Maio aveva salutato così: «Farabollini è un ottimo professionista, una persona estranea alla politica. Noi non abbiamo poltrone da piazzare come facevano gli altri...». Era ieri, ma è già preistoria. L'eventuale nomina di Legnini nel ruolo di Commissario straordinario per il terremoto è comunque vista dall'Abruzzo con un certo interesse: basti pensare all'emergenza ancora aperta nel Teramano.
ESPERIENZA Poi c'è chi mette in conto anche l'esperienza del personaggio politico di Roccamontepiano: già due volte sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri e all'Economia, nei governi Letta e Renzi. Vice presidente del Csm dal 2014 al 2018, prima di tentare la sfida in Regione con il suo progetto civico. Era chiaro a tutti che Legnini non sarebbe rimasto parcheggiato a lungo sui banchi di opposizione dell'Emiciclo. Vicino al segretario nazionale del Pd Luca Zingaretti, nonostante non abbia più in tasca la tessera del partito dal 2014, l'ex vice presidente del Csm era dato in corsa per un posto di governo nel Conte bis, dove in quota Renzi c'era però da superare la concorrenza dell'ex governatore Luciano D'Alfonso, oggi sui banchi del Senato. Ed è qui che è avvenuto il cortocircuito, secondo quanto fatto capire a più riprese dallo stesso D'Alfonso: quello che avrebbe ribaltato tutti gli scenari nel giro di una notte, quando il senatore dem si è visto cancellare col bianchetto il suo nome dalla lista dei sottosegretari. Un niet che D'Alfonso sembra attribuire proprio a Legnini, tracciando una sorta di identikit di chi gli avrebbe sbarrato il passo.
E D'Alfonso che fa? Mentre tutti aspettavano il suo passaggio nei nuovi gruppi parlamentari di Matteo Renzi, lui resta fermo a meditare, più intenzionato a restare nel Pd che a lasciare quel recinto, come invece ha fatto ieri il deputato Camillo D'Alessandro, un suo fedelissimo, annunciando sui social di avere aderito all'iniziativa politica di Matteo Renzi. Del resto la fretta non è mai stata una prerogativa di D'Alfonso, che tra il 2017 e il 2018 lasciò tutti appesi a lungo prima di sciogliere la riserva sulla sua candidatura in Senato. Tanto più se si pensa che proprio lui ha iniziato a lavorare sotto traccia per trasferire l'attuale intesa di governo Pd-M5s sul territorio. Un'intesa che secondo il capogruppo in Regione, Silvio Paolucci, potrebbe essere sperimentata già a Chieti e Avezzano. Percorso che attualmente vedrebbe possibilista la delegazione parlamentare abruzzese dei 5 stelle, ma non quella regionale dove si riscontrano ancora molte resistenze.


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