L'AQUILA La sensazione è che il gesto, dirompente, possa essere solo il preludio di un'escalation. La sostanza è che per la terza volta in poco più di un anno, la maggioranza di centrodestra in Regione è falcidiata dalle tensioni e sull'orlo di una crisi. Come era filtrato alla vigilia del consiglio regionale che ha segnato il ritorno all'Emiciclo dell'Aquila dopo la parentesi pescarese, ieri il gruppo della Lega, composto da dieci consiglieri, insieme ai propri assessori ha abbandonato i lavori non appena terminata la discussione sul coronavirus, aperta dall'informativa del governatore Marco Marsilio e dopo la presa d'atto della proclamazione di Pierpaolo Pietrucci, primo dei non eletti in lista con il Pd, al posto di Giovanni Legnini, nominato commissario per il sisma 2016.
È il segnale che l'inferno è ormai scatenato. L'unico punto di caduta immaginabile è che Fratelli d'Italia e Forza Italia cedano sulla candidatura del leghista Fabrizio Di Stefano a Chieti. Altrimenti la tensione, nei prossimi giorni, potrebbe ulteriormente aumentare. La mossa di ieri è servita a rendere quanto più plastica possibile la netta contrarietà a un ordine del giorno infarcito di nomine e designazioni. Da Paolo Gatti alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti (fortemente voluta da Marsilio), alla contestatissima surroga del sottosegretario forzista Umberto D'Annuntiis, attraverso la modifica dello Statuto, per liberare uno scranno a favore di Gabriele Astolfi, ex sindaco di Atri. Il consiglio si è chiuso per mancanza del numero legale: in aula sono rimasti, piuttosto disorientati, solo quattro esponenti della maggioranza, Testa e Quaglieri (FdI), Santangelo e Scoccia.
PROVOCAZIONE M5S La seduta si era aperta con la t-shirt polemica indossata dai consiglieri del Movimento 5 Stelle con chiaro riferimento all'attualità: Emergenza poltronavirus. Il tappo è definitivamente saltato quando il capogruppo della Lega, Pietro Quaresimale, ha depositato un documento per istituire una task force di esperti per fronteggiare le difficoltà socio economiche dell'emergenza. «È sempre ridicolo presentare risoluzioni per impegnare se stessi ha detto la Marcozzi, M5S -. Questa risoluzione è pura ipocrisia. Aggiungerei un punto: prevedere ogni utile misura per far tacere Matteo Salvini. L'ho visto fare sciacallaggio sull'epidemia il 23 febbraio, con un video sui social». Secca la difesa d'ufficio del leghista Di Matteo: «Trasformare ogni motivo per attaccare in modo indiscriminato diventa poco rispettoso delle istituzioni. Al pari di festeggiare il carnevale con qualche giorno di ritardo con magliette che offendono le migliaia di abruzzesi che non hanno più una vita normale a causa del coronavirus, nonostante la superficialità di chi ha pensato che fosse solo un problema della Cina. Non capisco la satira politica in una giornata come oggi. Di poltronavirus non è affetta la Regione, ma chi sta oggi in Parlamento e al governo: il paziente zero cercatelo alla Farnesina». Dopo la fuga della Lega ha tuonato Smargiassi, M5S: «Vorrei capire - ha attaccato il pentastellato - perché oggi i cittadini stiano pagando lo stipendio ai consiglieri della Lega. Questo atteggiamento è vergognoso». «Oggi - ha detto Sandro Mariani, Abruzzo in comune - abbiamo la rappresentazione plastica di quello che abbiamo detto per mesi». Durissimo Pettinari, M5S: «C'è una spaccatura profonda della maggioranza. È gravissimo». «La non condivisione politica della Lega avviene sull'ordine del giorno - ha detto Paolucci del Pd -, convocato per vedere se reggeva il patto delle nomine. È un atto inaudito. C'è tutta la debolezza politica di una maggioranza nata sul consenso a Salvini, non a Marsilio». «A memoria non ricordo di una maggioranza che abbandona l'aula - ha detto Sara Marcozzi, M5S - Sospiri si faccia carico di restituire un po' di dignità a questo consiglio, oggi umiliato, come non ricordo sia accaduto. Forse solo quando D'Alfonso lo definì una cloaca: siamo a quei livelli di sconforto».