Data: 24/08/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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La trattativa avanza «Ostacoli superabili».Il primo incontro. Il Movimento: «Subito il taglio dei parlamentari». Il Pd: «Dialoghino solo con noi». A fine giornata la cena tra i leader. Pesano veti e divisioni . Il M5S vuole il Conte bis
ROMA A dispetto delle previsioni pessimistiche dei detrattori e degli ostacoli che si frappongono al dialogo tra M5s e Pd, sembra partire senza intoppi la trattativa tra le due forze politiche per arrivare ad un'intesa che porti alla formazione di un nuovo governo. La giornata che ha visto nel pomeriggio aprirsi il tavolo di confronto tra le delegazioni dei due partiti - guidate dai capigruppo dei due schieramenti e, per il Pd, anche dal vicesegretario Andrea Orlando - si è conclusa con la cena fra i leader Zingaretti e Di Maio, con al centro il nome del premier. Nell'incontro fra le delegazioni è stata testata una prima volontà di intesa: sulle condizioni poste dai due interlocutori «non ci sono problemi insormontabili», tranquillizzano i due schieramenti. Il Pd ha posto la sua prima condizione: «Abbiamo chiesto al M5S che questa interlocuzione sia l'unica come condizione per affrontare gli ulteriori punti», mette in chiaro Orlando ricevendo le prime indirette rassicurazioni che fino a giovedì non erano state esplicitate in modo diretto dal Movimento. «Non abbiamo tavoli con altre forze politiche. Questo è il tavolo principale», chiarisce il capogruppo M5s alla Camera, Francesco D'Uva e il senatore Andrea Marcucci, anche lui al tavolo come capogruppo dem, commenta soddisfatto: «È molto positivo che il M5s tenga aperto un solo forno». Ora però i dem chiedono che la decisione venga formalizzata «in modo chiaro al capo dello Stato». Da parte dei 5 Stelle le condizioni erano già state messe sul piatto: si discute a partire dal nodo del taglio dei parlamentari. «Abbiamo chiesto garanzie su questo», mettono in chiaro i pentastellati. E «noi siamo disponibili a un calendario rapido» su questa legge, ha rassicurato il capogruppo dem, Graziano Delrio, subito dopo la riunione dei vertici che si è tenuta al Nazareno dove la delegazione Pd ha riferito a Nicola Zingaretti e al presidente Paolo Gentiloni l'esito del tavolo. Il Pd ha già convocato i suoi domenica pomeriggio per lavorare ai tavoli tematici per scrivere «il programma del Governo di svolta». Il dialogo insomma è avviato nonostante diversi paletti arrivati a disturbare l'inizio del dialogo. La giornata si è infatti aperta con dure parole di Matteo Renzi contro l'ex premier Paolo Gentiloni, accusato di aver provato a far saltare l'intesa tra i due partiti facendo filtrare alla stampa la questione delle tre condizioni poste dal Nazareno al Movimento per una trattativa. Soffiando sul fuoco alzato dai 5 Stelle che contrastano l'accordo con i dem. Polemica smorzata da Zingaretti che ha subito smentito. Ma anche nella squadra dei 5 Stelle i veleni continuano: torna in campo Alessandro Di Battista chiedendo di alzare il tiro della trattativa: non solo il taglio dei parlamentari ma anche il taglio delle concessioni autostradali ai Benetton. Anche Luigi Di Maio sembra essere d'accordo: «Con Alessandro ci sentiamo sempre. È chiaro che il concetto espresso da lui non solo è legittimo ma sano in una democrazia». Di Battista sembra sempre più vicino ad entrare nella rosa dei candidati che potrebbero far parte del nuovo governo che i 5 Stelle vorrebbero presieduto dal premier uscente Giuseppe Conte. Una questione su cui interviene netto Beppe Grillo: «Qualsiasi cosa che preveda di scambiare lui, come facesse parte di un mazzo di figurine del circo mediatico-politico, sarebbe una disgrazia. Ora ha pure un valore aggiunto: l'esperienza di avere governato questo strano paese. Benvenuto tra gli Elevati», dice cercando di difenderlo dal tritacarne del totonomine. Pesano veti e divisioni . Il M5S vuole il Conte bis. In serata l'incontro a sorpresa tra Di Maio e Zingaretti: sul tavolo il nodo del nome per Palazzo Chigi. I Cinquestelle non vogliono cedere la sceltaROMA È il giorno del primo contatto «fisico» tra M5S e Pd ma è il giorno, anche, in cui fioriscono sospetti reciproci e divisioni interne. L'incontro tra le due delegazioni, al di là delle dichiarazioni alle tv, è davvero positivo. In fondo, dal punto di vista programmatico, le convergenze sono emerse. Ieri sera, a sorpresa, è arrivato anche il primo faccia a faccia - a cena - tra i due leader, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio, dopo i contatti informali, via sms. Sul tavolo secondo fonti di entrambi gli schieramenti, ci sarebbe il mantenimento di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.Prima della cena ai vertici , un sospetto continuava a circolare tra i Dem: l'ambiguità del capo politico M5S potrebbe nascondere il fatto che il forno con la Lega sia tutt'altro che chiuso. Ieri pomeriggio al tavolo della Sala Siani le due delegazioni (Delrio, Marcucci e Orlando da un lato; D'Uva, Patuanelli, Perilli e Silvestri dall'altro) per circa due ore parlano di temi, come quello ambientale, particolarmente caro a Grillo. Per rompere il ghiaccio, si parla di taglio dei parlamentari. «Su questo volevamo rassicurazioni, il resto viene dopo», racconta uno dei partecipanti al tavolo del M5S. E sulla pietra miliare senza cui per Di Maio il dialogo neanche può iniziare le posizioni sono meno lontane di quel che appare. Anche perché, in comune, M5S e Pd avrebbero un obiettivo: rilanciare una riforma elettorale che viri sul proporzionale, «uccidendo», così, la prospettiva di un centrodestra pigliatutto. Il clima, insomma, è disteso. «È un anno che lavoriamo insieme per organizzare il lavoro dell'Aula. Figuriamoci, nessun imbarazzo», sottolinea una fonte del M5S che ha partecipato all'incontro. Il nodo più spinoso, quello che solo Di Maio e Zingaretti possono sciogliere è il premier. Su questo punto nel M5S c'è una certezza: non può sceglierlo il Pd. Il tema è che, anche nel Movimento, la linea non è compatta. E il post in cui Beppe Grillo «eleva» Giuseppe Conte al suo stesso livello contiene un duplice messaggio ai suoi: allontanarli da qualsiasi tentazione leghista che vedrebbe, tra l'altro, Di Maio premier; e riunire il Movimento attorno ad una figura che, per qualcuno, forse è diventata troppo ingombrante. Del resto, a riprova che del premier né il M5S né il Pd hanno fatto cenno c'è una ridda di nomi «terzi» che circola: da Enrico Giovannini a Marta Cartabia, da Paola Saverino a Franco Bernabé. Con una suggestione, tutta pentastellata, emersa in queste ultime ore: Chiara Appendino. Ipotesi, rumors, nulla di più. Più concreta la volontà dei due interlocutori di fare un governo di ministri «politici». Così come concreta sarebbe l'apertura di Alessandro Di Battista ad un suo ingresso nel governo (direzione Affari Ue) che, per i dimaiani, sarebbe anche propedeutico a smussare le posizioni del «Dibba». Anche perché l'ex deputato sembra preferire il voto sebbene l'uscita del suo post di ieri pomeriggio, spiegano fonti del M5S, sia stato concordata con i vertici. Nel Pd il dubbio è soprattutto legato a Di Maio: il leader è isolato al suo interno? |
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