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Data: 18/10/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

La stretta sulle pensioni vale 1,2 miliardi nel 2024 Sforbiciata agli importi alti. Saldo a favore dello stato ma quest'anno sarà anticipato il conguaglio della rivalutazione

ROMA Alla fine, il saldo dovrebbe essere a favore dello Stato. Dal Documento programmatico di bilancio (Dpb), che il governo italiano ha appena inviato a Bruxelles, emerge che la voce "misure in materia pensionistica" porterà nelle casse pubbliche 1,2 miliardi il prossimo anno. Un effetto netto che tiene conto anche del miliardo e mezzo che nelle prossime settimane arriveranno invece ai pensionati sotto forma di conguaglio anticipato, per l'ulteriore rivalutazione relativa al 2023. Dunque si conferma, anche sul piano contabile, l'impostazione di estrema cautela rivendicata dal ministro Giorgetti. Cautela su due fronti: da una parte con una effettiva riduzione delle possibilità di uscita flessibile, anche rispetto alle regole in vigore fino a quest'anno, dall'altra con una ulteriore stretta sulla rivalutazione, i cui dettagli però devono ancora essere fissati in modo definitivo.
LO SCHEMA - Sul primo fronte, lo schema di Quota 104 (possibilità di lasciare anticipatamente il lavoro con 63 anni di età e 41 di contributi) è ovviamente più restrittivo dell'attuale regola, che prevede invece un requisito anagrafico di 63 anni. Insomma saranno poche le persone che potranno sfruttarlo, pur in presenza del possibile incentivo per chi sceglie invece di restare al lavoro. Anche il nuovo strumento destinato ad assorbire Ape sociale e Opzione donna, sul quale mancano per ora particolari, potrebbe alla fine essere a maglie piuttosto strette. Ma i maggiori risparmi per lo Stato arriveranno probabilmente dall'indicizzazione dei trattamenti. Anche su questo punto bisognerà attendere il testo finale della manovra. Ma se è già stata resa nota l'intenzione di migliorare l'adeguamento all'inflazione per coloro che hanno un trattamento tra 4 e 5 volte il minimo Inps (si passerà dall'85 al 90 per cento) si profila invece una stretta significativa per quelli molto alti, superiori a dieci volte il minimo (circa 5.680 euro lordi mensili). Per questi assegni la percentuale di rivalutazione potrebbe scendere dal 32 al 18 per cento. Tutto ciò in uno scenario in cui il governo dovrà comunque riconoscere un tasso di circa il 5,5 per cento, corrispondente all'inflazione media di quest'anno. Tasso al quale saranno poi applicate le percentuali, decrescenti al crescere dell'importo di pensione: il 100 per cento della rivalutazione è garantito fino a 4 volte il minimo, ovvero circa 2.270 euro lordi mensili.
Non è nemmeno escluso che le risorse arrivino dal definanziamento di altri fondi all'interno dello stesso capitolo previdenza.
LE GRANDEZZE - Il Dpb riepiloga le grandezze della legge di Bilancio, suddividendola tra le principali misure. È confermato che gli interventi complessivi della manovra, ovvero le minori entrate e le maggiori spese, valgono circa 28 miliardi. Di questi, come annunciato, 15,7 corrispondono al maggior deficit autorizzato dal Parlamento rispetto alle stime tendenziali. Restano più o meno 12,3 miliardi di coperture effettive in larga parte però ancora avvolte dal mistero. Oltre alla voce previdenza, la revisione della spesa dovrebbe garantire 2,3 miliardi. Ma ci sono ben 8,7 miliardi (7,2 di minori spese e 1,5 di maggiori entrate) che ricadono al momento sotto la voce "altre coperture". Si tratta di importi molto rilevanti sulle quali - verosimilmente - solo la relazione tecnica della legge di Bilancio potrà fornire elementi di chiarezza.

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