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Data: 19/10/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO

La manovra adesso va nel caos Braccio di ferro Conte-Di Maio. Il capo del M5S chiede di rivedere le misure antievasione

ROMA «Senza il nostro voto non si va da nessuna parte». Il Movimento 5 stelle piazza parole come dinamite sulla manovra. Luigi Di Maio convoca a Palazzo Chigi, assente Giuseppe Conte, i ministri M5s e decide di sferrare un attacco durissimo. La manovra scritta dal premier e dal ministro Dem Roberto Gualtieri viene bocciata in diversi punti, dal taglio del cuneo fiscale al tetto al contante. I Cinque stelle invocano un vertice di maggioranza, seguiti a ruota dai renziani di Italia viva. «L'impianto della manovra non cambia e non cambierà», commenta Gualtieri, che sdrammatizza i contrasti come fisiologici. Ma il Pd non gradisce i toni dei 5 stelle e Dario Franceschini, parafrasando il detto, avverte: «Un ultimatum al giorno toglie il governo di torno». In un braccio di ferro mai interrotto dal Consiglio dei ministri di martedì notte, Conte prova a dare un segnale di disponibilità da Bruxelles: «Non mi sottrarrò a ulteriori verifiche sul testo definitivo» della manovra, approvata «salvo intese». Ma nel mirino c'è il piano antievasione, che secondo il M5s penalizza commercianti e professionisti. Sul punto, Conte non intende indietreggiare. Le risorse dal contrasto all'economica sommersa saranno usate per abbassare le tasse: si studia di «unificare al 20% le aliquote Irpef del 27% e del 23%», svela. Perciò fa appello a tutti i partiti a fare muro in difesa del pacchetto di norme che vanno dall'incentivo delle carte di credito alle multe per chi non installi pos, fino al calo da 3000 a 2000 euro del tetto al contante. Si può discutere, per il premier, su aspetti di dettaglio, sulle partite Iva come sulle multe: «Ho parlato con gli operatori per azzerare o ridurre sensibilmente le commissioni sulle carte», annuncia. Ma «non è che ogni opinione diventa una contromanovra», taglia corto. Matteo Renzi, lanciando la sua Leopolda «di sfida», annuncia che voterà un emendamento per cancellare quota 100. Ma quello, ribatte Conte, è un pilastro della legge di bilancio. Le parole del premier dovrebbero far piacere ai 5 stelle, che hanno strenuamente difeso la misura. Ma a Di Maio non basta. Per due ore in mattinata, al rientro dagli Usa, riunisce ministri e sottosegretari M5s. E che li convochi a Palazzo Chigi suona all'esterno come un segnale di sfida. Tra i 5 stelle c'è chi pensa che la manovra sia troppo a trazione Pd o, come dice anche qualche renziano, «comunista». Sulla richiesta di modifiche Di Maio e Renzi sono dallo stesso lato della barricata e già fanno preparare emendamenti: «C'è sintonia sul no a nuove tasse», conferma Maria Elena Boschi. Ma se i voti di Iv sono decisivi per la maggioranza, il M5s rivendica il proprio ruolo di primo azionista del governo. E lo fa con veemenza, in un lungo post sul Blog delle stelle: «Fiducia nell'esecutivo e massima fiducia in Conte ma è il Parlamento a decidere». E i 5 stelle dicono no al tetto al contante e alle multe sui pos che «non combattono l'evasione» ma danno un segnale devastante a professionisti e commercianti. Ripetono che serve il carcere per chi evade oltre 100 mila euro e propongono di tassare i concessionari autostradali. Intimano di non cambiare le regole della flat tax per le partite Iva fino a 65 mila euro: «Che senso ha tagliare le tasse sul lavoro dando 40 o 50 euro in più al mese se poi si prendono i soldi da chi si spezza la schiena?» chiedono attaccando la misura più cara al Pd. «Tengono nel mirino i lavoratori dipendenti. I soldi sono pochi? Bene, aumentiamoli», ribatte Andrea Orlando. Il vertice potrebbe esserci tra domenica sera e lunedì, al ritorno di Gualtieri da Washington. Il M5s non rinuncia all'idea di far tornare la manovra in Cdm e invoca «più dialogo».


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