Data: 21/10/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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La maggioranza sbanda sui conti Di Maio forza e ottiene il vertice. Il leader M5S chiede una verifica su tre punti e minaccia: «Senza i voti 5 Stelle la manovra non si fa». Ecco i punti che dividono e fanno discutere
Senza i voti del Movimento 5 Stelle la manovra non si fa. E nemmeno il governo può restare in piedi. Dopo l'affondo del premier, Giuseppe Conte, che ha richiamato all'ordine gli alleati, Luigi Di Maio non molla la presa e chiede una verifica su tre punti «imprescindibili », in cima il carcere per i grandi evasori. Mentre Matteo Renzi, dal palco della Leopolda, delinea l'orizzonte della legislatura - fino all'elezione del nuovo Capo dello Stato nel 2022 - e lancia la sua controproposta basata sulla spending review per ottenere una retromarcia sulle microtasse. I giallorossi, insomma, sono a un passo dallo sbando se nel vertice di maggioranza, che dovrebbe vedere Conte riunire a Palazzo Chigi i capidelegazione oggi pomeriggio prima del Consiglio dei ministri, non si riuscirà a trovare una soluzione. Le posizioni, però, sono ancora lontane: Alfonso Bonafede annuncia che l'intesa di massima sul pacchetto per il carcere agli evasori, con la punibilità che scatterebbe dalla soglia dei 100mila euro. Ma i Dem (con il warning di Nicola Zingaretti, «attenti che gli italiani sono stanchi e non sono coglioni») e pure Leu, fanno filtrare che la sintesi è ancora da trovare. E le misure, insistono da Italia Viva, vanno discusse puntualmente prima che arrivi un via libera. Anche perché, resta il ragionamento, non è affatto detto che il decreto legge sia lo strumento adatto. Si vedrà in Cdm, ammette lo stesso Bonafede, anche se formalmente né la manovra né il decreto fiscale hanno bisogno di un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri. Il tema sarà probabilmente sul tavolo del vertice, insieme agli altri nodi posti dai 5 Stelle: la stretta sulle partite Iva, che non vanno toccate, e le multe per chi non accetta il Pos che, sostiene il Movimento, non si possono introdurre senza prima aver abbassato le commissioni. Nessun ultimatum, cerca di smorzare i toni Di Maio (che pensa anche di vedere i suoi ministri, probabilmente dopo il cdm), dicendosi «fiducioso» che dal vertice uscirà un'intesa. Ma l'accordo politico, fanno notare negli altri partiti della maggioranza, già si era trovato nella lunga notte del varo della manovra. Altro è discutere i dettagli tecnici, come ha ripetuto più volte anche il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Non si può, insomma, stravolgere l'impianto che incontra il favore anche del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. Da «condividere », dice Visco dagli Usa, gli obiettivi di spinta alla crescita attraverso il taglio delle tasse «sui fattori di produzione» e il calo del debito. Mentre il leader della Cgil, Maurizio Landini, punta il dito contro chi vorrebbe allentare la lotta all'evasione o rinviare il taglio delle tasse sul lavoro: «Il governo ha preso degli impegni », se non li mantiene i sindacati sono «pronti alla piazza». I testi, comunque, ancora non sono chiusi, né del decreto fiscale né, tantomeno, della manovra. C'è il partito di Renzi che preme per evitare nuove tasse, dalla sugar tax all'aumento della cedolare secca. E il tetto al contante ancora oggetto di tira e molla. Da ricomporre, oltre alle distanze tra gli alleati, anche quella tra Di Maio e Conte. Il capo politico M5S ha incassato come un «duro colpo, che ha fatto molto male» le parole del premier. Tra i due ci sarebbero stati contatti ma ancora non sufficienti a ristabilire un feeling ormai perso da tempo. Conte pubblicamente tace oggi. Il Pd è concentrato a respingere gli attacchi dei renziani dalla Leopolda. Ma la posizione dem resta quella emersa negli ultimi giorni: senza fiducia la scommessa giallorossa può anche fermarsi qui. E l'alternativa, unica, sarebbe il ritorno alle urne. «Se in questo governo qualcuno si illude che può dire che «siamo d'accordo» ma poi fa polemiche, l'interesse ad andare avanti viene meno», rilancia Zingaretti. Pos, partite Iva e manette per gli evasori Ecco i punti che dividono e fanno discutere. Niente ritocchi alla flat tax per le partite Iva. Subito un intervento, incisivo, per far finire in carcere i grandi evasori. E niente multe a chi non accetta il bancomat solo dopo la riduzione dei costi per Pos e carte. M5s traccia la sua «linea del Piave» sulla manovra, continuando a chiedere che si rivedano queste scelte in parte supportati da Iv che a sua volta si schiera contro il rischio di aumentare le tasse sugli autonomi. Ma ai renziani non vanno giù tutte le micro-tasse in arrivo tra legge di Bilancio e decreto fiscale, dalla sugar tax alla cedolare secca sugli affitti sociali, che passerebbe al 12,5%, tanto che Renzi mette sul piatto la sua proposta per evitarle: un nuovo team di 5 esperti di Italia Viva che lavorerebbe, gratis, a un piano di revisione della spesa da 2 miliardi - «senza toccare i servizi» - da usare come copertura per lasciare invariata la pressione fiscale. Il team farebbe un «tagliando» agli attuali strumenti di contenimento della spesa (in parte messi in campo proprio dal governo Renzi) con l'obiettivo di recuperare per il 2020 già 500 milioni. Quanto basta appunto per eliminare la sugar tax, che dovrebbe partire da metà anno portando incassi per circa 200 milioni, e l'aggravio della cedolare secca sugli affitti a canone concordato. Nel 2014, l'aliquota venne provvisoriamente ridotta dal 15% al 10% ed è poi rimasta ferma grazie a una serie di proroghe. Passare al 12,5% sarebbe quindi un aumento, anche se dimezzato. Comunque troppo per Iv. Asse pieno sulle partite Iva: i 5S respingono l'intero intervento anti-abusi per evitare, così come temono i renziani, aumenti di tasse. Lo stesso vale per il passaggio alla fatturazione elettronica, cui questi soggetti non sono obbligati. L'unico punto su cui al momento si registra accordo in maggioranza è sul divieto di cumulo con i redditi da lavoro dipendente se questi superano i 30mila euro. Si ragiona intanto anche sulla possibilità di attenuare le multe per chi non accetta i pagamenti con il Pos. Lo scoglio più difficile resterebbe quello delle «manette» per i grandi evasori. Il ministro Alfonso Bonafede ha annunciato un accordo di massima sull'intero pacchetto per inasprire le pene, compresa la confisca per sproporzione già prevista per i mafiosi. Si dovrebbe partire dalla dichiarazione fraudolenta, con il carcere che sale a 8 anni e una soglia per il carcere «attorno ai centomila euro». |
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