ROMA Dalla tassa sulla plastica al prelievo sulle auto aziendali, passando per gli appalti. Sulle tasse inserite nella manovra il governo prepara una serie di marce indietro. Parziali o totali che siano, i dietrofront hanno già messo in allerta il ministero del Tesoro alle prese con la necessità di trovare delle coperture finanziarie alternative alle tasse che saranno cancellate o ammorbidite. La sola plastic tax, il prelievo di 1 euro al chilogrammo sulla materia prima impiegata nella produzione dei contenitori monouso, vale a regime 1,8 miliardi di euro circa. Vale a dire 150 milioni al mese. Anche solo farla slittare di tre mesi, da aprile a luglio, costerebbe 450 milioni. Ridurre il prelievo a 40 centesimi il chilogrammo, altra ipotesi allo studio, comporterebbe un ammanco di risorse di circa un miliardo. Lo stesso discorso vale per la tassa sulle auto aziendali. Cancellarla del tutto costerebbe 300 milioni di euro. Applicarla soltanto ai nuovo contratti, quelli siglati dal 2020 in poi, avrebbe nella sostanza lo stesso effetto. L'inversione contabile negli appalti, il meccanismo per il quale l'impresa appaltatrice dovrebbe pagare i contributi dei dipendenti anche dei subappaltatori, ha un gettito previsto di 500 milioni. Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha promesso agli imprenditori che la norma verrà rivista, ma anche in questo caso la caccia alle coperture è appena iniziata.
I SOLDIDa dove arriveranno i soldi necessari a cancellare le tasse della manovra? Sul tavolo è rispuntata l'ipotesi di rimettere mano a Quota 100, il prepensionamento a 63 anni con 38 di contributi introdotto nella legge di bilancio dello scorso anno. L'intervento potrebbe essere di cacciavite. L'ipotesi, insomma, sarebbe quella di ritoccare soltanto le finestre di uscita e di farlo per il 2021, ultimo anno nel quale la misura sarebbe in vigore. Di fatto per i dipendenti privati il tempo di attesa tra la maturazione dei requisiti e l'uscita effettiva passerebbe da tre a sei mesi, ovvero quello già previsto per i pubblici che a loro volta potrebbero vedere un allungamento delle scadenze.In questo modo potrebbero essere recuperate alcune centinaia di milioni.
Gualtieri avrebbe invitato i partiti della maggioranza ad indicare coperture per ogni modifica che intendono presentare alla manovra. Un lavoro sul quale, per esempio, Italia Viva di Matteo Renzi è particolarmente avanti. I tecnici vicini all'ex premier hanno messo sul tavolo uno slittamento del taglio del cuneo fiscale di tre mesi che permetterebbe di risparmiare oltre 1,2 miliardi di euro. Quanto basta per far slittare almeno di un anno l'introduzione delle tasse maggiormente divisive. Per il 2021 i renziani hanno anche proposto di abbassare la dote prevista per il cosiddetto meccanismo del cashback, la restituzione mensile di una quota di spesa pagata con il bancomat o con le carte di credito. Anche in questo caso l'idea sarebbe di risparmiare tra i 700 milioni ed il miliardo per evitare di dover introdurre nuovi balzelli.
Mentre se si volesse tornare ad attingere alla lista dei sussidi ambientali dannosi, potrebbe essere preso in considerazione un incremento delle accise sul gasolio. Un'altra opzione a cui si lavora è una qualche estensione della web tax, per ricavarne più gettito. Sulla manovra ieri è arrivato un nuovo «giudizio negativo» di Confindustria, per bocca del presidente Boccia. Nel mirino ci sono proprio le varie misure che incidono sulle imprese. Intanto alla Camera proseguono le audizioni sul decreto fiscale.
Ieri è toccato al direttore dell'Agenzia delle Entrate Antonino Maggiore, che si è soffermato su alcune delle misure del pacchetto anti-evasione, a partire dalla stretta sulle indebite compensazioni definita «opportuna» in seguito all'incremento delle frodi. Sulla prima novità, che può allungare i tempi in cui i contribuenti potranno percepire il proprio credito, Maggiore ha fatto notare che «già a partire dal mese di maggio è possibile trasmettere le dichiarazioni dei redditi e pertanto sarà possibile utilizzare in compensazione, a partire da giugno, i crediti relativi alle imposte dirette». Dal Garante della Privacy, attraverso una memoria presentata in commissione Finanze, sono arrivati invece seri dubbi sulla possibilità (sempre prevista nel decreto) di acquisizione dei file delle fatture elettroniche: la loro archiviazione consentirebbe di acquisire dati non rilevanti ai fini fiscali ma relativi ad esempio alla salute o a procedimenti penali in corso.