Data: 15/03/2021
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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In sei mesi il via libera ai progetti delle opere. Così il treno avvicinerà l'Italia: Salerno-Reggio, 60 minuti in meno e da Roma a Bari in appena tre ore. Il piano per il Recovery: niente passaggio in Conferenza dei servizi per tagliare i tempi
60.000. L’aumento annuo di occupati secondo le stime di Rfi: saranno impiegati per i lavori. 10% L’aumento previsto nel lungo periodo per il traffico passeggeri sulla rete ferroviaria ROMA Dimezzare i tempi necessari per autorizzare i progetti che servono a rafforzare la rete ferroviaria decongestionando il trasporto su strada. Ruota molto intorno a questa scommessa il piano che l'Italia presenterà all'Europa. È tutto messo nero su bianco a pagina 286 delle schede tecniche del Recovery plan: «Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti proporrà una modifica normativa per consentire di anticipare l'ubicazione geografica dei lavori al momento del Progetto di fattibilità Tecnica Economica anziché attendere la fase definitiva di progettazione». In questo modo le autorizzazioni supplementari saranno ottenute nelle fasi successive del progetto, senza convocare la Conferenza dei Servizi. Una svolta che, nelle strategie del governo dovrebbe appunto dimezzare i tempi da 11 a 6 mesi. Fare presto, peraltro, è un imperativo.
LA CAPACITÀ I 28,3 miliardi messi sul piatto (metà dei quali destinati all'Alta alta velocità per aumentare la frequenza e la capacità dei collegamenti ferroviari esistenti) sono vincolati ad un dovere: completare tutti i progetti entro il 2026. Gli obiettivi sono chiari: sostenendo il trasferimento di passeggeri e merci dalle strade alle ferrovie, Rfi prevede un aumento del 10% di passeggeri/km nel lungo periodo e del 20% nel trasporto merci. Robuste le ricadute occupazionali: nel complesso si calcola che il programma di investimenti, nei prossimi 5 anni, potrebbe creare in media un livello di occupazione di circa 60 mila persone all'anno. Inoltre l'aumento della capacità nei nodi ferroviari chiave nelle aree metropolitane avrà ricadute positive sui treni regionali, rendendo i centri urbani più accessibili migliorando la qualità di vita. Inoltre, gli investimenti ferroviari volti a stabilire collegamenti all'interno dell'Italia meridionale ridurranno il divario infrastrutturale e i tempi di percorrenza, migliorando la coesione sociale. Al fine di aumentare i volumi di merci si legge nel Recovery «è necessario aumentare la capacità della rete e dei nodi». Occorre inoltre aumentare la connettività delle ferrovie con i porti e gli aeroporti. Nel lungo periodo (entro il 2050) l'Italia intende incrementare fino al 50% la quota del traffico merci su ferro per viaggi superiori a 300 chilometri. Una delle sfide principali del piano riguarda la transizione verde. E su questo le raccomandazioni della Commissione Ue all'Italia sono state chiare: «Occorre promuovere gli investimenti privati per favorire la ripresa economica, concentrando gli investimenti sulla transizione verde e digitale, compreso il trasporto pubblico sostenibile». IL SETTORE Il settore dei trasporti nazionali è pertanto responsabile di significative emissioni di gas a effetto serra e i combustibili fossili rappresentano ancora la principale fonte di energia. Secondo le valutazioni realizzate dal governo, sostenendo il trasferimento del traffico passeggeri e merci dal trasporto stradale a quello ferroviario e riducendo la congestione stradale, si ridurranno le emissioni. In particolare, Rfi stima che un aumento della quota di passeggeri che utilizzano la ferrovia dal 6 al 10% potrebbe tradursi in un risparmio annuo di CO2 di 2.3 milioni di tonnellate entro il 2030. Il piano riserva una parte corposa anche al trasporto ferroviario locale. «L'aumento della capacità dei nodi ferroviari chiave in 12 aree metropolitane scrivono i tecnici avrà ricadute positive sui treni regionali, rendendo i centri urbani più accessibili e migliorando la qualità della vita dei pendolari. Inoltre, alcuni investimenti saranno direttamente destinati alle linee regionali e urbane che sono utilizzate principalmente dai comuni». Quanto alla produttività, si legge nel documento, i servizi di trasporto merci saranno più competitivi, agevoleranno le importazioni e le esportazioni di merci e attireranno le imprese a localizzare i loro siti di produzione. L'aumento della connettività ferroviaria con i porti del Nord, del Centro e del Sud del paese migliorerà la competitività e la sostenibilità ambientale dei corridoi logistici in tutta Italia. Così il treno avvicinerà l'Italia: Salerno-Reggio, 60 minuti in meno e da Roma a Bari in appena tre ore
ROMA Ci sono anche le ferrovie fra i pilastri del Recovery plan. Con una dettagliata serie di progetti che punta ad accorciare i tempi di percorrenza dei principali collegamenti delle rete italiana. «Infrastrutture per una mobilità sostenibile» è il titolo della Missione numero 3 del Piano nazionale di ripresa e resilienza scritto dal governo di Giuseppe Conte per accedere ai fondi europei del Next Generation Eu, il nuovo strumento messo in campo dall'Unione europea per fronteggiare l'emergenza Covid. Il documento verrà ora rivisto dall'esecutivo di Mario Draghi e sarà poi presentato a Bruxelles entro il 30 aprile. Ma la volontà di «promuovere il trasporto ferroviario di merci e passeggeri» e gli investimenti sui binari saranno confermati anche nella nuova versione del piano. I NODI DI SCAMBIO L'obiettivo di fondo è quello di accelerare i collegamenti lungo gli assi nord-sud ed est-ovest del Paese e aumentare la capacità delle principali linee e nodi di scambio. Una tabella allegata alle schede tecniche del piano quantifica in 20,3 miliardi gli investimenti aggiuntivi previsti per le ferrovie ad alta velocità e le strade sicure, portando il totale a 32 miliardi. Il governo mira in particolare, si legge, alla «decarbonizzazione e riduzione delle emissioni attraverso lo spostamento del traffico passeggeri e merci dalla strada alla ferrovia» e a una «maggiore connettività e coesione territoriale grazie alla riduzione dei tempi di percorrenza». Si prevede poi la «digitalizzazione delle reti di trasporto e il miglioramento della sicurezza di ponti, viadotti e gallerie» e «l'aumento della competitività dei sistemi produttivi del Sud attraverso il miglioramento dei collegamenti ferroviari». Attualmente il traffico passeggeri in Italia è per il 90% sulle strade, mentre quello ferroviario rappresenta solo il 6% (contro il 7,9 % in Europa). I volumi di trasporto merci viaggiano per il 51% su gomma (1,05 miliardi di tonnellate nel 2019) e per il 13% sui binari (contro il 18,7 % in Ue). Il trasferimento di persone e prodotti dalla strada al ferro è considerato dal piano un modo di promuovere la transizione verde e digitale. L'aumento della capacità nei nodi ferroviari chiave nelle aree metropolitane, inoltre, si prevede che abbia «ricadute positive sui treni regionali, rendendo i centri urbani più accessibili». Mentre gli investimenti sulle linee nell'Italia meridionale «ridurranno il divario infrastrutturale e i tempi di percorrenza, migliorando la coesione sociale». LE TRATTE Gli interventi sulla rete ad alta velocità previsti al sud - che fanno parte dell'attuale programma di investimenti di Rete ferroviaria italiana (Rfi), la società pubblica del gruppo Fs che gestisce i binari della Penisola - consentiranno entro il 2026 di ridurre i tempi di percorrenza e di aumentare la capacità. Sulla Napoli-Bari, una volta completato il progetto, la tratta sarà coperta in 2 ore, invece delle attuali 3 e 30 minuti. Un taglio che consentirà di portare da 4 a 3 le ore per andare in treno da Roma al capoluogo pugliese. Sempre al Sud si prevede di accorciare di 60 minuti la percorrenza sulla Palermo-Catania e sempre di un'ora quella sulla Roma-Reggio Calabria. Nel quadrante centro-sud l'obiettivo degli interventi proposti nel piano è «ridurre il tempo necessario per viaggiare in treno e trasportare merci dal Mare Adriatico e dal Mar Ionio al Mar Tirreno, migliorando la velocità, la frequenza e la capacità delle linee ferroviarie diagonali esistenti». I collegamenti dalla Capitale si ridurranno così di 80 minuti nella tratta verso Pescara, di 15 minuti sulle linea per Ancona e di 10 minuti su quella per Perugia. Da Napoli a Taranto si risparmieranno invece 30 minuti. LE MERCI Poi ci sono i collegamenti del Nord. «Al fine di aumentare il traffico merci per ferrovia e garantire il trasferimento modale dalla strada alla ferrovia nel commercio transfrontaliero, è necessario aumentare la capacità dei collegamenti nell'Italia settentrionale e nel resto d'Europa», recita il piano. Gli interventi previsti si concentrano sulla Brescia-Verona-Vicenza-Padova, dove una volta completati i lavori il tempo di percorrenza sulla Milano-Venezia diminuirà di 10 minuti. In Liguria invece i progetti ruotano sul Terzo Valico, la linea che consentirà di velocizzare la tratta fra Genova e Novi Ligure. L'infrastruttura è finalizzata a migliorare i collegamenti del sistema portuale ligure con le principali linee ferroviarie del Nord Italia e con il resto d'Europa. Il progetto ridurrà da un'ora e 30 minuti a un'ora i tempi per andare da Milano a Genova e dal capoluogo ligure a Torino. |
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