Data: 07/11/2021
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Il pressing delle Regioni: l'arma del Green pass per spingere le terze dosi. Lazio e Lombardia in prima linea: la Carta va legata alla nuova iniezione. Il governo pronto al via libera agli over 50 Il Bambino Gesù: proteggere anche i piccoli
L’intervista a Walter Ricciardi «Carta verde da rivedere diamola solo ai vaccinati». Il consulente di Speranza: «il tampone è il punto debole del sistema attuale. I farmaci di cui si parla in questi giorni non possono sostituire la profilassi» ROMA Il governo si appresta ad abbassare l'età minima per le terze dosi. Nel giro di poche settimane si aprirà ai cinquantenni mentre si attende il pronunciamento di Ema e Aifa su Pfizer per cominciare anche le vaccinazioni anti Covid dei bambini della classe di età 5-11 anni. Ma sulla terza iniezione la velocità è moderata: solo il 35 per cento di over 60, operatori sanitari e fragili (immunizzati da più di sei mesi) si sono presentati per il richiamo. Significa che si sta ampliando, giorno dopo giorno, la platea di persone con una protezione ridotta, perché mano a mano che le settimane passano, cresce il numero di coloro che hanno ricevuto la seconda dose più di sei mesi prima. Se si guarda l'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità si nota che un problema, sia pure non enorme, esiste: la curva dei contagi tra medici e infermieri, i primi ad essere stati vaccinati, è tornata a salire, nonostante siano tutti vaccinati visto che per loro c'è l'obbligo (ma la terza dose è su base volontaria). Di fronte al timore di affrontare l'inverno e l'ondata di contagi che arriva da Est, con un numero elevato di italiani che hanno una protezione ridotta, dalle Regioni c'è chi spinge per provvedimenti più incisivi.
OBIETTIVI Ad esempio Guido Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale in Lombardia, durante il convegno Lotta al Covid: Italia e Israele a confronto, organizzato l'altro giorno a Roma dall'Ambasciata israeliana, ha spiegato che secondo lui bisognerà fare in modo che la terza dose sia una condizione per ottenere il Green pass. «I numeri ci dicono che solo il vaccino mette sotto controllo il Covid e la terza dose serve a ridurre il rischio ricoveri» ha detto. Anche il Lazio chiede scelte più incisive per convincere gli italiani che è necessario rinnovare la protezione del vaccino dopo sei mesi. L'altro giorno l'assessore alla Salute, Alessio D'Amato, ne ha parlato con il commissario per l'emergenza, il generale Francesco Figliuolo, che si è dimostrato interessato. Gli ha proposto di istituire un Green pass intelligente: quando il Qr-code passa sotto il lettore, invece del tradizionale colore verde, deve comparire il giallo, che avverte il cittadino che è urgente rinforzare lo scudo con la terza dose. STRATEGIA Per ora il ministro della Salute, Roberto Speranza, dice che bisogna mantenere le scelte già fatte: sistema dei colori per eventuali chiusure, legate dunque all'aumento dei contagi, e durata di un anno del Green pass. Dice il ministro: «In una fase di recrudescenza del virus come quella a cui stiamo assistendo a livello europeo in questo momento, è giusto accelerare sulla somministrazione dei richiami. La strategia del governo italiano va in questa direzione. Sono state superate le 2 milioni di terze dosi somministrate». La campagna vaccinale, appena sarà possibile dopo l'autorizzazione di Ema e Aifa, punterà anche a proteggere la fascia di età 5-11 anni. Avverte Elena Bozzola, segretario nazionale della Società italiana di pediatria (Sip) e dirigente medico dell'ospedale Bambino Gesù di Roma: «Purtroppo i casi gravi fra i bambini ci sono. Riguardano in particolare quelli con patologie secondarie, ma ci è capitato di vedere anche bimbi descritti come perfettamente sani finire in ospedale. I reparti si stanno riempendo, anche se c'è ancora posto. Ci sono stati tanti casi di bimbi con Covid che poi accedono in terapia intensiva perché si tratta di una patologia che può alterare il loro stato clinico. Auspichiamo per gli under 12 che vi sia un vaccino anti Covid in tempi rapidi». Anche ieri la curva dei contagi è salita: 6.764 nuovi casi, 46 ricoveri in più, 31 decessi. L’intervista a Walter Ricciardi «Carta verde da rivedere diamola solo ai vaccinati». Il consulente di Speranza: «il tampone è il punto debole del sistema attuale. I farmaci di cui si parla in questi giorni non possono sostituire la profilassi»
Professore Ricciardi, siamo alla quarta ondata di diffusione della pandemia? «Sì, siamo nella quarta ondata in fase crescente, legata all'avvicinarsi della stagione invernale. Una fase controllabile in Italia, se si interviene con tempestività». Una fase preoccupante? «Se si osserva quanto sta accadendo in alcuni Paesi europei, possiamo affermare che è peggiore delle precedenti come diffusione di contagi, ma più controllabile per la diffusione delle vaccinazioni. È indicativo quanto accade in Gran Bretagna». Che situazione c'è nella Gran Bretagna? «Ci sono meno morti, per la diffusione del vaccino, ma si va a una media di 40-50mila casi al giorno. Se i morti sono solo 150 al giorno, è per le vaccinazioni. Altrimenti, sarebbero stati dieci volte di più». E in Italia, qual è la situazione? «Abbiamo una buona copertura vaccinale, con il green pass che funziona. È probabile che la nuova diffusione del virus, legata anche alla stagione, resti contenuta se si continua su questa strada». Cosa va fatto in questa fase? «Bisogna insistere sulle misure di contenimento dei contagi. In primo luogo, il rafforzamento della protezione vaccinale, incrementando la campagna su chi non ha ancora avuto la prima dose. Poi, la somministrazione della terza dose, iniziando con le persone fragili e gli anziani ».Poi dovremo farla tutti? «Sì, molti sono ormai prossimi alla scadenza dei sei mesi dalla seconda dose di vaccino. Significa che ci troveremo a breve nella necessità di fare il richiamo a tutti. Una necessità, legata all'attenuazione della copertura del vaccino». Crede si debbano introdurre correttivi nel sistema del Green pass? «Penso di sì. Finora, i Green pass hanno funzionato, ma sono convinto che, per la stagione invernale che ci costringe più al chiuso e a contatto con gli altri, bisognerebbe rivederne la concessione limitando le libertà legate al Green pass solo ai vaccinati e ai guariti dal Covid». Oggi invece cosa accade? «Chi non è vaccinato può accedere ad alcuni luoghi, o utilizzare il servizio di trasporto a lunga percorrenza anche mostrando il tampone effettuato entro le 48 ore. Sono dell'idea, invece, che il tampone sia il punto debole del sistema del Green pass. Non assicura la protezione e la non trasmissione del virus, se non al 30 per cento. Ecco perché gli accessi ai luoghi pubblici, o ai luoghi di lavoro andrebbero limitati solo ai vaccinati con il Pass, escludendone la possibilità a chi ha soltanto un tampone negativo valido». Il vaccino resta arma indispensabile? «È l'unico strumento di prevenzione. I farmaci di cui si parla in questi giorni sono medicinali di cura della malattia. Non è pensabile sostituire al vaccino che previene con il farmaco, che cura quando si è già contagiati». Il vaccino non impedisce il contagio: cosa pensa di questo argomento dei No vax? «È come dire che se c'è qualcuno che muore per un incidente in moto nonostante il casco, sia inutile indossarlo. Esiste sempre una piccola percentuale di rischio contagio anche con il vaccino, ma le conseguenze non sono pericolose come quando ci si ammala senza essere vaccinati». Condivide l'ipotesi del governo di prorogare lo stato di emergenza? «Sì, verificando la situazione delle ospedalizzazioni con l'avanzare della stagione fredda. Avremo in contemporanea l'impatto con gli ammalati di influenza e di altre patologie invernali. È importante tutelare la salute dei cittadini, con misure di controllo ancora per l'intera stagione invernale». |
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