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Data: 02/09/2019
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Il premier: non sono 5S.Mossa Pd: nessun vice. Il presidente del Consiglio: «Io super partes Sentiti i leader Ue, cambiare il patto di stabilità». Il CamaleConte, da avvocato del popolo a professor futuro

Franceschini: ha ragione Grillo, basta parlare di poltrone. Zingaretti: sblocchiamo la situazione


ROMA «C'è un buon clima» e si può procedere nella navigazione verso un nuovo governo Pd-M5s il cui porto finale dovrebbe vedersi forse già domani, mercoledì al massimo. Parola di Giuseppe Conte che, prima di pranzo si stacca per 20 minuti dai documenti programmatici, e dal suo tavolo di Palazzo Chigi si videocollega con la festa del Fatto quotidiano alla Versiliana. E apre la giornata con una mossa a sorpresa che fa capire la direzione che sta prendendo la trattativa: «Non sono del Movimento 5Stelle», sottolinea. Lo dicono dati oggettivi, ricorda il premier incaricato, per cui «definirmi dei 5Stelle mi sembra una formula inappropriata». Ma se l'avvocato arruolato dal Movimento si considera super partes, a chi va la casella per un suo eventuale vice? Al Pd? Al M5s, quindi a Luigi Di Maio? A entrambi o nessuno?
A COLPI DI TWEET Nel dubbio, irrompe il Pd che a suon di tweet - il primo è di Dario Franceschini (proprio l'esponente dem che era il più accreditato per quel ruolo) - spariglia il gioco dando una mano al premier: «via entrambi i posti da vicepremier». Una mossa tattica che il Nazareno ha posto come condizione per far progredire l'accordo. Per Gianluigi Paragone, M5S e feroce nemico di un'alleanza giallorossa, è un attacco a Di Maio: «Luigi deve rimanere centrale. Anche a Chigi!», scrive su Facebook. Per il resto poco o nulla esce dal Movimento, ma l'entourage del capo grillino fa sapere di condividere il post.
A mezzogiorno, è un Conte ottimista e senza cravatta quello che risponde alle domande del Fatto: «Le cose stanno andando bene, vedo un buon clima di lavoro». Anzi, per Conte tra Pd e M5S c'è «molta consonanza nei punti programmatici». A stretto giro, come si diceva, il Pd entra in gioco e alza la palla al grido «zero vicepremier». Lo fa Franceschini che parte dall'appello di Grillo: «Per una volta è stato convincente. Una sfida così importante non si blocca per un problema di posti. Serve generosità. Cominciamo a eliminare entrambi i posti da vicepremier». Pochi minuti e arrivano tre retweet di big del partito (Orlando, Marcucci, Gentiloni più la renziana Boschi), fino a quello del numero uno del Nazareno: «Un altro contributo per sbloccare la situazione e aiutare il governo a decollare», scrive Zingaretti sui social. Insomma, la linea del Pd è quella, consapevoli che la meta non è raggiunta.
A parte la deadline tracciata da Conte, nessuna indicazione sulla futura squadra di governo. «Non è la massima premura» ora, spiega in diretta web e precisa che, sui ministri, chiederà successivamente a Pd e 5S «suggerimenti, non indicazioni secche». Tuttavia promette che non sarà un governo tutto al maschile e aggiunge una chicca in chiave europea: «Sto ricevendo tanti messaggi da parte dei leader Ue che ho conosciuto in questi 14 mesi, in particolare tanti segni di apprezzamento. Mi piacerebbe molto che l'Italia possa dare un contributo critico per adeguare il patto di stabilità al nuovo clima economico».

Il CamaleConte, da avvocato del popolo a professor futuro

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