LANCIANO VIOLENTASi aspettano eventuali provvedimenti cautelari della magistratura, anche minorile, ma sono stati tutti identificati e denunciati i cinque componenti della gang responsabile del ferimento di Giuseppe Pio D'Astolfo, 18 anni, di Lanciano, colpito alla testa e ricoverato a Pescara in coma farmacologico per cercare di proteggere l'encefalo. Già oggi si inizia con la fase del risveglio. Ieri i carabinieri hanno ufficializzato la denuncia dei cinque giovani; si tratta di un tredicenne, 14 da compiere il prossimo febbraio, autore del micidiale pugno sferrato alla tempia sinistra di Giuseppe Pio, quindi due quattordicenni, un giovane di 18 e l'ultimo di 30. Futile il motivo dell'attacco del gruppo vicino, tutti rom appartenenti alla stessa famiglia. Il ragazzo aggredito era con l'amico dominicano A. G., 25 anni, e la sua fidanzatina di 16 anni D.D.. Stavano su un muretto a sentire musica col telefonino collegato a una cassa bluetooth e a bere una bottiglia di vino portata da casa. La musica era alta per il quintetto seduto poco più in là che gridano Fatela finita con la musica ad alto volume. E subito parte la spedizione punitiva culminata col terribile pugno sferrato alla testa a Giuseppe Pio, mentre gli amici riescono a divincolarsi. L'inchiesta, coordinata dal procuratore capo Mirvana Di Serio, oggi accelera con una ventina di uomini della compagnia di Lanciano, diretta dal maggiore Vincenzo Orlando, chiamati acquisire ulteriori elementi di prova. Ci saranno sviluppi, benchè il minore di 13 anni non è imputabile e sarà affidato ai genitori. Per gli altri è da vedere se c'è il rischio di recidiva. Prima di andare al capezzale del figlio ieri in stazione c'era Paola Iasci, la mamma di Giuseppe Pio. «Ribadisco l'appello affinchè certe cose non succedano più ribadisce la donna. Chi sa come sono andate veramente le cose parli senza paura. Quando vedo un sole come oggi (ieri ndr) e penso che mio figlio è in coma mi viene una rabbia indescrivibile. Appena lo svegliano speriamo non soffra di convulsioni». Pronta a perdonare. «Nessun perdono - dice la mamma. Non sono né Dio, né una santa. Ci sono cose che non si possono perdonare, specie quando vedo un ragazzo di 2 metri come un morto, che per me equivale ad avere il cuore trafitto». L'ennesimo caso di violenza lancianese è anche approdato al comitato provinciale sulla sicurezza e ordine pubblico convocato a Chieti dal prefetto Armando Forgione che ha auspicato che «la Tua - Sangritana ripulisca l'area. Diversamente la diffideremo in modo chiaro e ufficiale perché faccia in modo che il luogo possa essere pulito e controllato. L'episodio di Lanciano rimarca - è un episodio molto particolare che riguarda situazioni di degrado ovunque. Non è che Lanciano è diventato il centro di tutta la delinquenza della provincia. Grande l'efficienza delle forze dell'ordine che in poche ore hanno individuato il gruppo autore dell'aggressione». L'altro ieri vandalizzato pure il monumento al Samudaripen dedicato al ricordo all'eccidio nazista del popolo Rom e Sinti e inaugurato due anni fa. E' il secondo monumento al mondo, dopo Berlino, che ricorda il Porrajmos per i quali l'artista rom lancianese Alexian Santino Spinelli ha appositamente scritto la poesia Auschwitz. Ignoti l'hanno imbratto con spray di colore oro e grigio apponendo la scritta Merde e disegnato tre falli; la statua in pietra naturale rischia di restare macchiata. Da capire se l'episodio è legato al ferimento del diciottenne e a un'assurda caccia alle streghe per colpevolizzare l'etnia rom. «Ora le telecamere di sorveglianza contro gli idioti dice Alexian. Atto vandalico e razzista da non esaltare, ma evitare la spirale di violenza».