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Data: 31/10/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

I rider contro il nuovo contratto: «Paghe sempre più basse, basta» Sul piede di guerra i 50 giovani che portano pizza e hamburger a domicilio. Ieri il presidio alla Nave di Cascella. Tersigni (Cgil): «Sostengono chi sta a casa, ma sono degli invisibili»

Francesca: «Tassate persino le mance». Angelo, 60 anni: così mantengo la famiglia dal venezuela a pescara per lavorare 


31 ottobre 2020 il centro
 
PESCARA Corrono da una parte all'altra della città per consegnare cibo a domicilio: hamburger, pizza, sushi, ma soprattutto i tanto amati menù della catena di ristoranti di origine statunitense Mc Donald's. Non c'è pioggia, vento o sole a picco che tenga. Né il lockdown della scorsa primavera e né la chiusura alle 18 dei locali, prevista con l'ultimo Dpcm, li hanno fermati. I rider sono sempre pronti, ogni ora, tutti i giorni, festività comprese, a pedalare da nord a sud o a guidare il proprio scooter o la propria auto per portare pranzi e cene in cambio di pochi euro. Uno stipendio che da martedì, con l'entrata in vigore dell'ultimo contratto siglato dal sindacato Ugl con l'associazione datoriale delle piattaforme Assodelivery, si va a ridurre ulteriormente. È per questa ragione che ieri, in contemporanea con altre 18 piazze italiane, i ciclofattorini di Pescara hanno incrociato le braccia e hanno bloccato biciclette e consegne, riunendosi alle 18 in punto a largo Mediterraneo, davanti alla Nave di Cascella, aderendo alla mobilitazione della rete "Rider x i diritti". Con loro, una delegazione di circa una ventina di rider rispetto ai cinquanta che lavorano continuativamente per le piattaforme Glovo e Deliveroo, c'era Alessandra Tersigni, segretario generale della sezione provinciale della Fiom Cgil e punto di riferimento anche dei lavoratori in somministrazione e delle nuove forme di lavoro raccolti sotto la sigla Nidil Cgil. «Questa è una professione che è esplosa tantissimo durante il lockdown, da febbraio a maggio», spiega Tersigni, «quando tutti erano a casa, loro andavano in giro in tutte le condizioni climatiche. Sono stati anche chiamati "eroi" e per certi versi paragonati ai medici e agli infermieri per il servizio che hanno fatto a sostegno di migliaia di famiglie. Invece, adesso, sono diventati invisibili: li hanno costretti a firmare un contratto truffa, sostenuto soltanto da una sigla sindacale vicina alla destra».Così è successo per Francesca, Angelo e per i tanti altri ciclofattorini riuniti ieri davanti alla Nave di Cascella, divenuti il simbolo di una società sempre più fondata sul digitale, ma al tempo stesso anche senza tutele o coperture previdenziali. «Ho iniziato l'11 dicembre 2018, il primo giorno in cui è stato introdotto a Pescara questo servizio», racconta un rider che lavora per entrambe le piattaforme Glovo e Deliveroo e che preferisce mantenere l'anonimato per timore di ripercussioni, «all'inizio con Deliveroo venivo pagato in media 5 euro a consegna, adesso invece con il nuovo contratto i soldi sono diventati 2,75 per tutte le piattaforme Assodelivery. Praticamente la metà. Inoltre, mentre prima potevo lavorare fino a 40 ore settimanali, adesso invece le ore sono diventate 20».In pratica il nuovo contratto, oltre a non prevedere tutele minime come ferie, straordinari e indennità di fine rapporto, e oltre a confermare che il pagamento di benzina e manutenzione del mezzo resta interamente a carico del lavoratore, ha portato a 10 euro lordi il compenso orario. Una somma a cui si accede però solo se si impiega tutta l'ora a effettuare le consegne e se si ricevono ordini, quindi senza contare i tempi di attesa che, come raccontano i diretti interessati, per una catena come Mc Donald's che rappresenta il 90 per cento circa della fetta di mercato di un rider pescarese, possono arrivare a 40-45 minuti. Invece precedentemente Glovo utilizzava un sistema retributivo differente: a una somma di 1,35 euro per la partenza aggiungeva 0,50 centesimi per ogni chilometro percorso, più i tempi di attesa che scattavano dopo i primi cinque minuti. Diverso invece il calcolo di Deliveroo, che non ha mai tenuto conto dell'attesa. «Con una consegna di due chilometri, mettiamo dal Mc Donald's di via Elettra a via Spaventa», sottolinea Francesca, «un tempo mi pagavano 4,80, oggi me ne danno 3,77 e da martedì, con il nuovo contratto, ne avrò 2,75 euro». «Ero disoccupato», aggiunge il primo rider, «all'inizio mi sono trovato bene. Sono sposato, per me è diventato un lavoro a tempo pieno. Ho aperto anche la partita Iva per pagare tasse e contributi, invece adesso a queste condizioni non vale più la pena».«Io sono uno studente laureando», aggiunge un altro ragazzo, «come primo lavoro faccio l'agente di commercio. Per me è un modo per arrotondare, di certo non puoi mantenere la famiglia con questi stipendi da fame. Il problema del nuovo contratto è che ci hanno costretto a firmarlo senza nemmeno spiegarci come funzionerà. Siamo stati messi con le spalle al muro».
 
Francesca: «Tassate persino le mance»
Francesca Forestale prima di diventare una rider lavorava in un call center per otto ore al giorno. «Portavo a casa uno stipendio dai 700 agli 800 euro circa al mese», racconta, «poi sono arrivate le consegne. Mi sembrava il lavoro più bello del mondo perché è molto gratificante, non hai nessun capo che ti dice cosa devi fare o che ti sta con il fiato sul collo, sei sempre in giro con altri ragazzi. Si guadagnava anche discretamente e potevi, sulla carta, scegliere tu che tipo di disponibilità dare alla piattaforma, anche se per lavorare a pieno regime è comunque necessario essere attivi durante il weekend, dal venerdì alla domenica nelle ore serali». Come racconta la giovane, in poco tempo è cambiato tutto. «Durante il lockdown abbiamo lavorato tantissimo», aggiunge, «non ci siamo mai sottratti anche sotto il diluvio. Per due anni non ho mai avuto un giorno festivo libero o la malattia pagata. Noi lavoriamo 364 giorni all'anno, non effettuiamo le consegne soltanto a Natale. Ma non ci siamo mai lamentati prima d'ora». Da qualche giorno, con l'ultimo Dpcm, il lavoro dei riders è calato ulteriormente. «I costi di consegna sono bassissimi», evidenzia Francesca, «90 centesimi con Deliveroo e 1 euro con Glovo. Ma anche le mance sono tassate».
 
Angelo, 60 anni: così mantengo la famiglia dal venezuela a pescara per lavorare
Angelo Scocca ha 60 anni ed è tra i veterani dei riders pescaresi, attivo sulle piattaforme di consegne online per servire la zona di Montesilvano. È arrivato qualche anno fa dal Venezuela «perché lì la situazione economica e politica era diventata insostenibile», racconta. «Ero spaventato dalla ricerca del lavoro», aggiunge l'uomo, «ho una famiglia da mantenere: una moglie, due figli e mia madre. Mi dicevo: chi potrebbe mai darmi un lavoro alla mia età? E invece poi ho trovato questa occasione: ho fatto la domanda per entrare a far parte della squadra di Deliveroo e sono stato selezionato». Ma la gioia di un lavoro, seppur faticoso e senza tutele, ma almeno pagato in base alla disponibilità e all'impegno, si è infranta con la firma del nuovo contratto che entrerà in vigore da martedì 3 novembre. «Ho dovuto firmare come tutti», scrolla la testa l'uomo, «siamo stati messi con le spalle al muro. Nemmeno sono stati chiari a spiegarci come funzionerà o a rispondere a tutti i nostri dubbi. L'estate scorsa ho lavorato come bagnino, adesso invece questo è il mio unico lavoro con il quale devo mandare avanti tutta la famiglia. Una volta potevi anche sceglierti la zona, adesso te la assegnano e basta. Per giunta le consegne sono poche perché la gente non spende».

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