«Una manovra espansiva, importante, che spinge sulla crescita come non si vedeva da molti anni. C'è un forte impegno del governo sulle infrastrutturali e la mobilità sostenibile all'interno di una strategia volta a per tenere il tasso di investimenti pubblici superiore al 3% del Pil per i prossimi anni. Un piano per trasformare il Paese in dieci anni e non solo concentrato nei cinque che copre il Pnrr». Il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, è soddisfatto dopo il varo della manovra da 30 miliardi, la prima del governo Draghi.
Ma le polemiche sulle pensioni, le proteste dei sindacati, non c'è il rischio di inceppare tutto?
«È stata varata una manovra che spinge l'economia come non accadeva dal 2008. Sulle pensioni è stato fatto un passo intermedio in vista del varo di una riforma più profonda da definire nel 2022. Ci sarà il tempo per riflettere sulle tendenze demografiche in atto, di parlare con le parti sociali, tenendo presente i costi e le prospettive dei giovani. Non sono preoccupato»
Prevede uno sciopero generale dei sindacati?
«Non lo so. Spero sempre che si possa trovare un modo per dialogare».
E sul Reddito? Ci sono state tensioni in consiglio dei ministri?
«Da ministro del Lavoro avevo immaginato una misura per l'inclusione attiva e credo che il Reddito, così come è stato modificato dal governo, vada in questa direzione, spingendo gli occupabili a lavorare, aumentando i controlli e continuando a proteggere dal rischio di povertà chi non è in grado di lavorare. Queste scelte serviranno ad accompagnare la ripresa economica che vede un Pil in aumento al ritmo del 6 per cento e più».
Ma dal mondo delle costruzioni che lei ben conosce è arrivato un grido d'allarme proprio sul fronte della manodopera: mancano operai, tecnici specializzati, ingegneri, oltre 100 mila posti sarebbero scoperti.
«Ci sono tre elementi da considerare. Il settore delle costruzioni viene da una crisi profonda ed è ora sotto pressione: il superbonus 110%, le opere del Pnrr, i nuovi bandi delle opere commissariate, la spinta, come dicevo prima, per un progetto di crescita decennale con al centro proprio le infrastrutture. Abbiamo un bacino di circa 200 mila disoccupati con esperienza pregressa nel settore dell'edilizia. Mancano alcune figure specializzate ma credo che, come annunciato, le imprese e le associazioni di categoria faranno uno sforzo sul fronte della formazione anche se è difficile accelerare i tempi della formazione di nuove leve. E poi dal primo novembre ci saranno le nuove regole per il subappalto con l'applicazione anche da parte dei subappaltatori dei contratti nazionali, più tutele sul fronte della sicurezza sul lavoro, maggiori oneri. Tutto questo deve spingere il settore ad un salto di qualità, un impegno supplementare, non banale, in vista della realizzazione delle opere del Recovery plan».
A che punto siete? Il suo ministero ha praticamente allocato tutte le risorse?
«Abbiamo ripartito una quota molto elevata delle risorse di nostra competenza. La prossima settimana ci sarà una nuova conferenza Stato-Regioni ed entro la fine dell'anno tutti i fondi, 62 miliardi di euro, saranno allocati. Poi spetterà alle stazioni appaltanti avviare i lavori. Rfi entro i prossimi due-tre mesi completerà tutta la fase della progettazione, quindi partiranno le gare. Siamo in anticipo rispetto al programma con le riforme connesse al Pnrr. Il decreto approvato ieri dalla Camera in prima lettura ha accelerato l'iter di approvazione del Contratto di programma Mims-Rfi, riducendo i tempi da una media di 3 anni a otto mesi mentre le fasi del nuovo iter autorizzativo sono state ridotte da 12 a 3, eliminando la ripetizione di passaggi di concertazione»
Non teme ritardi?
«Abbiamo attivato un monitoraggio costante e dettagliato su gli enti attuatori proprio per evitare ritardi. E anche grazie alla tecnologia cercheremo di prevedere eventuali problemi nel vcaso si rischi di non rispettare la tabella di marcia. Come sa, in caso di distonie, possono intervenire i poteri sostitutivi».
Accanto al Pnrr la manovra mette a disposizione altri 32 miliardi per il settore delle infrastrutture e della mobilità?
«Sì: 16 miliardi per il trasporto ferroviario, 9 miliardi per quello stradale, circa 7 miliardi per la mobilità sostenibile, specialmente nei centri urbani, e circa un miliardo per altre finalità, tra cui risorse per opere idriche e per le Olimpiadi Milano-Cortina. Investimenti importanti per la Tirrenica, la linea ferroviaria Adriatica, la manutenzione delle strade. E poi, voglio sottolinearlo, 3,7 miliardi per le reti metropolitane di Roma, Torino, Milano, Napoli, Genova e un miliardo per il trasporto rapido di massa».
Insomma, interventi a tutto campo per modernizzare il Paese, colmare il gap Nord-Sud, collegare l'Italia all'Europa.
«Tutti questi interventi, ed è la vera grande novità, vanno letti nel quadro di una strategia complessiva, di lungo termine, strutturale. E' stato avviato un piano decennale che porterà occupazione, nuove infrastrutture e mobilità sostenibili. E che la legge di bilancio insieme al Pnrr renderanno concreti».