ROMA Materialmente, il bonifico dovrebbe arrivare la prossima settimana, più probabilmente nella seconda metà. A pagamento effettuato, a ridosso di Ferragosto, la commissione europea comunicherà formalmente l'avvenuta erogazione dei 24,9 miliardi: inizierà così per davvero l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L'Italia non è solo il principale beneficiario delle risorse europee, ma anche il Paese che sfrutterà in maniera significativa sia i contributi a fondo perduto che i prestiti a tasso bassissimo. Il prefinanziamento pari al 13 per cento della dotazione complessiva di 191,5 miliardi si riferisce ad entrambe queste componenti e ha richiesto la sottoscrizione di separati documenti con i dettagli operativi. Le firme ora ci sono e mancano solo i soldi, che quindi potranno essere effettivamente utilizzati per i progetti negli ultimi mesi dell'anno.
LA RENDICONTAZIONESe però l'intesa tecnica è stata definitivamente raggiunta tra Europa e Italia, sul fronte interno c'è un ulteriore passaggio che deve essere messo a punto. Servono due decreti del ministero dell'Economia e delle Finanze, il primo per l'assegnazione dei fondi ai ministeri titolari, il secondo relativo invece alle modalità di rendicontazione. Saranno le stesse amministrazioni a chiedere di avere accesso ai fondi e naturalmente in questa fase il criterio di valutazione sarà quello della rapida spendibilità. Dunque priorità ai progetti che sono già in corso o che comunque possono essere concretizzati entro la fine dell'anno. Nel piano che a fine aprile era stato trasmesso alla commissione europea, e che poi ha subito solo marginali aggiustamenti nell'interlocuzione con Bruxelles, figuravano 105 progetti con queste caratteristiche, per un ammontare di una quindicina di miliardi. Si partirà quindi da lì.
In ogni caso, anche se i dettagli devono ancora essere definiti, molti tra i capitoli più rilevanti del piano potranno usufruire dell'anticipo delle risorse. Ad esempio l'efficienza energetica, che fa parte della Missione 2 dedicata alla transizione ecologica. In questo caso la spinta agli investimenti dovrebbe correre su due binari paralleli, i lavori eseguiti dai privati e quelli relativi agli edifici pubblici. Sono disponibili 460 milioni per il superbonus 110 per cento, ma anche 1,15 miliardi da trasferire ai Comuni per gli interventi che hanno programmato. Altra voce importante è quella relativa alle imprese, con la cosiddetta Transizione 4.0, ossia gli sgravi fiscali per l'ammodernamento tecnologico e digitale. Un dossier che - nell'ambito di questa prima tranche - dovrebbe valere 1,7 miliardi. Ci sono poi altri 247 milioni da usare per finanziare i progetti legati al Turismo 4.0 (programma che dovrebbe rilanciare in chiave digitale la fruizione delle bellezze naturali e artistiche del nostro Paese). Anche per alcune infrastrutture ferroviarie sono previsti finanziamenti immediati, come sulla Liguria-Alpi (532 milioni) e sulla Brescia-Verona (341 milioni). Si tratta in questo caso di prestiti che andranno a sostituire finanziamenti nazionali. Altre due voci altamente simboliche sono quella del piano asili, che punta tra l'altro a spingere il lavoro femminile e indirettamente la natalità (650 milioni la disponibilità per quest'anno) e la spesa relativa alla giustizia (circa 400 milioni) per i primi passi verso l'attivazione degli Uffici del processo: strutture che dovrebbero permettere di recuperare l'arretrato dei nostri tribunali e quindi portare a casa l'obiettivo di una significativa riduzione dei tempi dei procedimenti.
LE PROCEDUREQuando poi il Pnrr andrà a regime, iniziando a sfruttare le erogazioni ordinarie, le amministrazioni interessate dovranno muoversi secondo la procedura concordata con l'Unione europea e quindi dimostrare per i vari progetti il rispetto di milestone e target, i traguardi intermedi e quelli finali. La scadenza finale e assolutamente non trattabile è quella del 2026.