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Data: 13/04/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Fitto: «Impossibile usare tutto il Pnrr» Corsa ai fondi green Il ministro al Senato: «Anche l'Ue ha aperto alle modifiche»

ROMA Raffaele Fitto sospira, poi si rivolge all'aula del Senato con uno sguardo di sfida. «L'intero ammontare delle risorse del Pnrr non potrà essere speso entro giugno del 2026. Qualcuno mi smentisca». Parte da qui l'"operazione verità" del governo Meloni sul piano europeo per la ripresa da 209 miliardi di euro che avanza a fatica tra intoppi burocratici, ritardi e rilievi della Commissione Ue.
L'"OPERAZIONE VERITÀ" - Un piano scritto e pensato non da questo governo giunto al suo sesto mese di navigazione ma da chi lo ha preceduto, è il mantra che ripetono da Palazzo Chigi e che Fitto ha fatto suo ieri pomeriggio replicando alla discussione generale sul decreto Pnrr, il provvedimento che rivede da cima a fondo la governance del piano e promette di tagliare lacci e lacciuoli burocratici che frenano le gare per i fondi europei.
«Non vogliamo fare scaricabarile», assicura il ministro plenipotenziario agli affari Ue e il Pnrr ammettendo ancora una volta, la prima in aula, che «alcuni capitoli del piano sono impossibili da realizzare nella loro interezza». E dunque andranno rivisti, d'intesa con la Commissione europea da cui l'Italia attende a fine aprile il via libera alla terza rata del Pnrr, 19 miliardi di euro.
Due i canali attraverso cui il governo Meloni proverà a rimodulare la spesa dei miliardi Ue, ha spiegato ieri Fitto a Palazzo Madama, prima tappa di un confronto parlamentare che proseguirà la prossima settimana con un'informativa e poi con la relazione semestrale sull'attuazione del Pnrr. Il primo: spostare sulla programmazione dei fondi di Coesione e del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc), che hanno un orizzonte di spesa più lungo (la rendicontazione deve essere inviata entro il 2029, tre anni dopo la scadenza del Pnrr) alcuni progetti del Piano di ripresa post-pandemia che si sono arenati, vuoi a causa del caro-materiali che incombe sulle gare, vuoi per i tempi tecnici di realizzazione. Tra questi, la costruzione di alcuni tratti ferroviari prevista dal Pnrr italiano, come la Orte-Falconara: tre anni non bastano. O ancora, ha ricordato ieri Fitto al Senato, il finanziamento degli "ospedali di comunità", così come alcuni investimenti nell'idrogeno verde richiesti dalla roadmap Ue che finora hanno riscosso scarso o nullo successo tra le aziende nostrane.
Insomma, ritoccare il Pnrr, a costo di ridurne le dimensioni, non solo si può, si deve, è il messaggio consegnato dal governo all'Ue e alle opposizioni entrate in pressing compatte, una volta tanto, accusando il centrodestra di ritardare l'attuazione del piano. Del resto, rivendica Fitto, «è stata la Commissione Ue a riconoscere che il piano si può modificare approvando il Repower EU», cioè il capitolo aggiuntivo del Pnrr per sostenere gli Stati membri contro la crisi energetica.
Di quei nuovi fondi "green" in arrivo, a dire il vero, l'Italia ne vedrà solo una piccola parte. Per finanziare i progetti per la transizione ecologica Roma raccoglierà «circa 2,7 miliardi di euro» tra i ricavi dalle aste Ets e i finanziamenti dai fondi di coesione, avvisa Fitto. Lasciando intendere che a questa base di partenza andranno aggiunti altri canali di finanziamento. Solo i progetti del ministero delle Imprese e il Made in Italy per il Repower ammontano a 7 miliardi, per dare un'idea. Reperire le risorse necessarie non sarà facile, ammonisce il ministro di FdI, anche perché a differenza degli altri Paesi Ue l'Italia ha chiesto per intero la quota a debito del Pnrr (circa 120 miliardi). Prestiti a tassi vantaggiosi, certo, ma pur sempre da restituire a partire dal 2028. Che ora, accusa il centrodestra, riducono lo spazio di manovra dell'Italia nei negoziati con la Commissione.
I RIMPALLI - Eccola, la prima puntata dell'operazione "verità" dell'esecutivo per puntare il dito in questo caso su Giuseppe Conte e le scelte del governo Pd-Cinque Stelle. Non mancano però stilettate alla gestione del governo Draghi, «se ci fosse stato più dibattito parlamentare avremmo potuto discutere delle vostre proposte..», ha risposto ieri Fitto alle opposizioni in aula.
Oggi è previsto il voto degli emendamenti del governo al decreto, poi il testo passerà alla Camera. Palazzo Chigi non metterà la fiducia sul testo, «auspichiamo un confronto costruttivo, le parole d'ordine sono serietà e responsabilità», assicura Fitto. Il terreno del Pnrr resta però tra i più scoscesi per il cammino del governo e risente delle scosse in arrivo su altri fronti negoziali con Bruxelles, ad esempio il tiro alla fune sulle gare per le concessioni balneari su cui si esprimerà la Corte di Giustizia europea il prossimo 20 aprile. La prudenza pertanto è massima. La premier e i fedelissimi ne sono convinti. C'è chi non aspetta altro che un passo falso del governo sui fondi Ue.

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