Data: 07/03/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Fisco, tre aliquote e tetto alle detrazioni in rapporto al 730. La delega verso il Cdm: per il finanziamento della riduzione del prelievo fissato un plafond Gli sconti più alti a chi guadagna di meno
La nuova Irpef aiuta la classe media si risparmierà fino a 1.116 euro l'anno. La fusione dei due scaglioni centrali favorirà chi dichiara tra 28mila e 50mila euro ROMA Il dado è tratto. Il vice ministro all'Economia, Maurizio Leo, ha annunciato che la prossima settimana arriverà in consiglio dei ministri la riforma fiscale. È di gran lunga il provvedimento più importante che il governo Meloni adotterà quest'anno. L'obiettivo dichiarato è ridurre il peso delle tasse e la pressione del Fisco su cittadini e imprese. Si passerà da quattro a tre aliquote Irpef. Le ipotesi sul tavolo sono due. Una più cara: 23%, 27% e 43%, costo 10 miliardi. Una meno cara: 23%, 33% e 43%, costo 6 miliardi. Ma il punto centrale, come per tutte le riforme fiscali, riguarderà il suo finanziamento.
LE RISORSE - Dove saranno presi i soldi necessari a rivedere l'Irpef? Il vice ministro Leo ha spiegato che l'intenzione del governo è agire sulle "tax expenditures". Si tratta degli sconti fiscali che riducono la base imponibile. Un catalogo sconfinato, che va dalle detrazioni sui mutui, a quelle sulla salute, passando per le spese funerarie, per le polizze assicurative fino ai costi sostenuti per il mantenimento di cani e gatti. «Abbiamo circa 600 tax expenditure che cubano 156 miliardi», ha spiegato Leo. «Là», ha detto, «si può intervenire. Se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote».
Il punto è che, fino ad oggi, tutti i tentativi di mettere mano agli sconti fiscali sono falliti. Dietro ogni detrazione c'è l'interesse particolare di una determinata categoria che osteggia in ogni modo il taglio del suco "sconto". Allora l'idea che sarebbe maturata al ministero dell'Economia, e che dovrebbe trovare spazio nella delega fiscale, è di invertire in qualche modo questo meccanismo. Non sarà più il governo a scegliere quali detrazioni tagliare, ma toccherà al singolo contribuente fare una scelta. In che modo? Assegnando una sorta di "budget" al contribuente. Un plafond massimo annuale di sconti che sarà calibrato in base al reddito. Per conoscere i dettagli di questo meccanismo, sarà tuttavia necessario attendere i decreti attuativi. La riforma fiscale, infatti, sarà presentata come una "legge delega", con la quale il governo chiederà al Parlamento un mandato a intervenire. Nella delega, dunque, saranno fissati i principi generali che poi andranno definiti nei decreti attuativi. Uno dei principi cardine sarà comunque che le detrazioni dovranno aiutare maggiormente i redditi medio-bassi. Principio, del resto, già introdotto nell'ordinamento che ha fissato un taglio delle detrazioni del 19 per cento a partire da 120 mila euro fino ad azzerarle a 240 mila euro di reddito.
Resta da vedere se alcune detrazioni normalmente considerate "intoccabili", come quella sui mutui o sulle spese sanitarie, entreranno in questo meccanismo o ne saranno escluse.
I PALETTI - La delega, poi, oltre al taglio da quattro a tre delle aliquote, introdurrà anche la "flat tax incrementale". Sui redditi aggiuntivi dichiarati rispetto all'anno precedente, sarà applicata un'aliquota più bassa (probabilmente il 15 per cento). Profonda sarà poi la revisione della tassazione delle imprese e dei meccanismi dell'accertamento tributario. L'Ires, oggi al 24 per cento, sarà legata alle assunzioni e agli investimenti. Più l'azienda assume e più l'azienda investe, più basso sarà il prelievo sul reddito d'impresa.
I PASSAGGI
Anche l'accertamento sarà rivisto. Per le imprese di dimensioni minori, come per esempio gli esercizi commerciali, arriverà il «concordato biennale». Il Fisco, in base ai dati in suo possesso, indicherà direttamente al contribuente il reddito di impresa che ha calcolato e la relativa imposta. Se il contribuente accetterà i conteggi dell'Agenzia delle Entrate, per due anni non subirà nessun accertamento. Se fattura di più, l'extra sarà praticamente esentasse. Per le imprese di dimensioni maggiori, invece, sarà allargata la cosiddetta «cooperative compliance», una sorta di negoziazione diretta con il Fisco (possono accedere quelle con più di un miliardo di fatturato). «La norma risale al 2015», ha ricordato di recente Leo, «deve essere sicuramente aggiornata, abbassando le so glie e facendo svolgere al professionista una sorta di ruolo di cinghia di trasmissione, nel momento in cui si fa il cosiddetto tax control framework, la certificazione del cosiddetto rischio fiscale». Allo studio ci sarebbe insomma, una sorta di "visto", validato dai revisori o dai professionisti che certificano la correttezza di quanto dichiara l'azienda.
Un capitolo a parte riguarderà le rendite finanziarie, la cui tassazione oggi è una giungla, sia va dal 26% sugli interessi e sui redditi da capitale, al 12,5% dei titoli di Stato al 21% dei canoni di locazione. Anche qui un riordino sarà messo all'ordine del giorno nella delega fiscale.
La nuova Irpef aiuta la classe media si risparmierà fino a 1.116 euro l'anno. La fusione dei due scaglioni centrali favorirà chi dichiara tra 28mila e 50mila euro
ROMA «L'attuale Irpef è una specie di colabrodo: tantissime aliquote in un sistema che si muove a macchia di leopardo. È necessario mantenere la progressività, come prevede la Costituzione, ma addolcirla, per arrivare ad un meccanismo sostanzialmente flat per tutte le categorie dei contribuenti».
Una fonte politica del ministero dell'Economia spiega cosa ha in mente il governo in materia di imposta sui redditi personali. Dopo la riduzione da 5 a 4 aliquote operata dall'esecutivo Draghi nella scorsa legislatura, si scenderà a quota tre. Ma si tratterà di un passaggio intermedio in vista dell'approdo finale: un meccanismo a tassa piatta, duale, corretta da una profonda riforma delle detrazioni, per cercare di ridurre il prelievo in favore del ceto medio.
IL PERCORSO - Ci vorranno diversi anni, ovviamente, affinché il disegno definitivo sia messo nero su bianco. Mentre invece, per lo schema a tre aliquote, bisognerà attendere solo pochi mesi. Saranno i decreti attuativi della legge delega a fissare i punti cardinali. Partendo da questa situazione: attualmente i contribuenti italiani sono suddivisi in quattro fasce. Fino a 15mila euro di reddito si è sottoposti ad un prelievo del 23%, da 15mila a 28mila al 25%, da 28mila a 50mila al 35%, mentre oltre 50mila euro l'aliquota sale al 43%.
Cosa cambierà riducendo gli scaglioni da 4 a 3? Una delle ipotesi più accreditate messa a punto dalla Ragioneria di Stato prevede questo scenario: per i redditi fino a 15mila euro aliquota al 23%; redditi da 15mila a 50mila euro, aliquota al 27%; redditi superiori a 50mila, aliquota al 43%. In sostanza, questa revisione opererebbe una fusione tra i due attuali scaglioni, ovvero quelli centrali, in un'unica aliquota, garantendo un buon risparmio a chi attualmente si trova con redditi tra 28mila e 50mila euro. Ad esempio un reddito di 20mila euro godrebbe di uno sgravio di 100 euro annui, mentre con un reddito di 35mila ci sarebbe un taglio Irpef di 400 euro. Settecento euro in meno di tasse per chi dichiara 50mila euro, che salgono fino a 1.140 con un reddito annuo di 60mila. In ballo ci sono comunque anche altre ipotesi, come quella di introdurre una aliquota più vantaggiosa, al 20%, per coloro che attualmente si trovano tra i primi due scaglioni.
La partita degli scaglioni, tuttavia, è ancora molto aperta e dipenderà soprattutto dalle risorse finanziarie che potranno essere recuperate, come ha chiarito il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, dalla revisione delle Tax expenditures. Tra l'altro, all'interno della maggioranza, figurano anche proposte di riforma molto più radicali. Come quella di Forza Italia che punta a ridurre l'aliquota più alta, oggi al 43 per cento, di ben 10 punti, facendola scendere al 33 per cento. Un vecchio pallino di Silvio Berlusconi, convinto che più di un terzo dei redditi uno Stato non possa chiedere ai cittadini. La riforma, spiega in ogni caso una fonte tecnica impegnata sul dossier, punterebbe molto sul Quoziente familiare: un sistema che serve a tassare i cittadini tenendo conto della corposità dei nuclei e quindi dei figli. «Prendiamo un single - viene esemplificato - che guadagna 50 mila euro lordi l'anno e un coetaneo con moglie e due figli con la stessa retribuzione: se il fisco li tassa allo stesso modo, non tenendo conto dei carichi familiari, in qualche modo opera una discriminazione. Ed è questo che il quoziente familiare vuole evitare».
L'ELEMENTO - Un altro elemento fondamentale sul quale il governo sta ragionando è quello legato alle detrazioni che riducono il carico fiscale. Con l'intervento dell'esecutivo Draghi le detrazioni da lavoro sono state modificate: è stato infatti innalzato a 15 mila euro il limite reddituale per poter fruire della misura massima della detrazione per redditi da lavoro dipendente pari a 1.880 euro. La detrazione è stata aumentata di 65 euro se il reddito complessivo è compreso tra 25 mila e 35 mila euro. Quanto alle detrazioni per redditi da pensione, è stato innalzato a 8.500 euro il limite reddituale per poter fruire della misura massima della detrazione per redditi di pensione pari a 1.955 euro. La detrazione spettante è aumentata di 50 euro se il reddito complessivo è compreso tra 25 mila e 29 mila euro.
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