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Data: 04/11/2020
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Firmato il nuovo DPCM. Coprifuoco dalle 22 E nelle aree a rischio è vietato spostarsi

ROMA La spunta sul coprifuoco alle 22, ma è costretto ad organizzare con il ministro Speranza e il Cts un meccanismo di lockdown soft che toglie le castagne dal fuoco ai furbissimi presidenti di regione che comunque chiudono protestando con lo stesso argomento usato all'inizio: meglio chiudere tutto che solo la Lombardia, meglio misure omogenee per non dover magari spiegare perchè «noi sì e altri no». Il parto del terzo Dpcm è stato quantomai complicato e giunto solo a tarda sera dopo che Boccia e Speranza hanno inviato una lettera alle regioni promettendo un loro coinvolgimento nelle decisioni sulle chiusure. Un susseguirsi di riunioni e incontri a distanza tra governo e regioni, tra governo e Cts e poi, in serata e con il testo davanti, tra presidenti di regione e, su un'altra piattaforma, tra i componenti del Comitato tecnico scientifico. Dal 5 novembre, giorno di entrata in vigore del dpcm, tornerà l'Italia delle bandierine colorate a seconda dei contagi che regoleranno, grazie ad uno studiatissimo algoritmo, chi dovrà chiudere ancora e chi no. Colore rosso per chi rischia forte, arancio per le aree pericolose ma dove ancora ci si potrà muovere, e verde per le zone più virtuose. Per tutti e tre i colori scatta comunque l'obbligo del tutti a casa dalle 22 alle 5 di mattina, salvo comprovate necessità (lavoro, salute) e apposita autocertificazione debitamente compilata. Spostarsi sui mezzi pubblici sarà ancora più difficile vista la capienza ridotta a metà. Ma nelle zone rosse, sono anche vietati gli spostamenti tra territori e tra regioni, tranne che per lavoro, salute o accompagnare i bambini a scuola visto che anche la seconda e la terza media saranno a distanza. E' fortemente spinto il lavoro a casa per tutti, dipendenti pubblici e privati, bloccati i concorsi - compreso quello della scuola - mentre nelle zone rosse si potrà fare attività motoria solo nei pressi di casa e saranno chiusi i circoli sportivi come ristoranti, negozi, bar, ma non i parrucchieri che invece resteranno aperti nelle regioni mentre in quelle arancio saranno aperti anche i ristoranti. Chiudono in tutta Italia nei weekend i centri commerciali. Così come le sale bingo, i casinò e ferme le crociere. Il tutto da domani sino al 3 dicembre, anche se - per come è andata con gli altri dpcm - non è detto.

LA COESIONE L'estenuante trattativa alla quale è stato costretto Conte, segnala un cambio di passo rispetto alla prima ondata pandemica quando Conte scriveva pressochè da solo i dpcm. Stavolta, oltre il passaggio preventivo in Parlamento, ci sono state numerose riunioni con i capidelegazione - riuniti anche in serata con i ministri Patuanelli e Gualtieri - proprio mentre al Quirinale il presidente Mattarella, insieme ai presidenti di Camera e Senato Fico e Casellati, si mettevano le basi per un meccanismo di confronto stabile tra maggioranza e opposizione. Una sorta di comitato anti-Covid nel quale tentare di fare - almeno per qualche tempo - gli statisti e mettere da parte le beghe da cortile. E così Conte, dopo aver imbrigliato le regioni (che protestano), rischia di ritrovarsi a sua volta stretto in un meccanismo che, dopo il colloquio di ieri alla Camera tra Graziano Delrio (Pd) e Giancarlo Giorgetti (Lega), potrebbe vedere dentro anche il partito di Salvini interessato a dire la sua sulla legge di bilancio e i fondi del Recovery. Il vertice di maggioranza di domani non impensierisce Conte quanto la possibilità che venga meno la coesione sociale e che si scatenino rivolte nelle zone sottoposte a chiusure. Il premier sa che il problema non è - come sostiene l'ala rigorista del Pd - «la mancanza di consapevolezza sui rischi del Covid» ma la non scarsa conoscenza di qualcuno della situazione sociale ed economica che vive parte del Paese. Prima di riunirsi nuovamente ieri sera con i capidelegazione della maggioranza, Conte ha voluto ringraziare i membri del Comitato Tecnico scientifico che ha dato parere favorevole, anche se con qualche perplessità sulla chiusura delle scuole superiori. Ieri si è confermato il raffreddamento della curva, con 28.244 nuovi casi positivi, il 28 per cento in più del martedì della settimana precedente, un incremento basso se si considera che invece sette giorni prima l'incremento era sopra il 100 per cento. Tamponi oltre 182mila con la percentuale dei positivi sempre attorno al 15 per cento, ma ci sono tre numeri a spaventare: i morti per Covid-19 sono stati 353 (117 nella sola Lombardia); i posti occupati in terapia intensiva sono aumentati di 203 unità.

4 novembre 2020 il messaggero


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