Ad adiuvandum, anche il Comune di Montesilvano ricorrerà al Consiglio di Stato contro l'ordinanza del Tar che ha deciso di sospendere i lavori per il transito della filosofia sulla strada parco, nel tratto Pescara-Montesilvano. Dunque, anche l'amministrazione del sindaco Ottavio De Martinis si aggiunge alla decisione già presa dal Comune di Pescara e da Tua, l'azienda del trasporto pubblico regionale, contro la decisione del tribunale amministrativo che ha anche rinviato all'ottobre del 2022 un'udienza per decidere nel merito. La decisione è scaturita nel corso di un incontro che si è tenuto ieri mattina in Comune col sindaco, Carlo Masci, il presidente di Tua, Gianfranco Giuliante, il sottosegretario alla presidenza regionale, Ottavio De Annuntiis, e rappresentanti del Comune di Montesilvano. «Andiamo avanti tutti insieme ha sottolineato Masci e per noi non esiste un'alternativa. Il nostro obiettivo è di alleggerire il traffico automobilistico sulla città, tanto che da noi entrano 100 mila macchine al giorno, di cui 40 mila da Montesilvano. Puntiamo a far scegliere il mezzo pubblico, al posto di quello privato. Per raggiungere questo scopo, non c'è altro strumento che il filobus elettrico, la transizione ambientale».
Un sindaco deciso, a cui hanno replicato dal comitato Strada parco bene comune, il gruppo dei residenti che ha presentato il ricorso al Tar. «Con la scelta di ricorrere al Consiglio di Stato - ha scritto il portavoce Ivano Angiolelli - il Comune pone a rischio tangibile di revoca il finanziamento del primo lotto, insieme a quello non ancora autorizzato di 62 milioni di euro dei lotti aggiuntivi, ipotizzati nel progetto preliminare sottoposto all'approvazione del ministero dei Trasporti il 15 gennaio scorso. L'annunciato ricorso al Consiglio di Stato segnerà la débâcle della classe dirigente pescarese, a prescindere dall'esito che gli sarà riservato: posto che la scelta sconsiderata intrapresa priverà verosimilmente in via definitiva la città di Pescara di un servizio di trasporto pubblico essenziale atteso vanamente da trent'anni».