ROMA L'intenzione, almeno sulla carta, è buona. Ridurre i divari infrastrutturali non solo tra il Nord e il Sud, ma anche tra le aree interne, come quelle del Centro, fortemente penalizzate nella dotazione di strade e ferrovie. In realtà la norma voluta dal ministro del Sud, Mara Carfagna, e inserita all'interno del decreto sulle infrastrutture approvato ieri dal consiglio dei ministri, va anche oltre. Il divario infrastrutturale che si prefigge di eliminare non riguarda solo i collegamenti stradali o su rotaia. No. L'intenzione è quella di verificare, e colmare, i divari anche nelle strutture sanitarie, in quelle assistenziali e in quelle scolastiche. E poi anche i porti e gli aeroporti. Dire, insomma, una volta per tutte, quale sono le differenze tra Nord, Centro e Sud nella dotazione di capitale pubblico che di fatto hanno minato e continuano a minare le possibilità di sviluppo di intere aree del Paese. Ma se l'intenzione è buona, la realizzazione rischia di esserlo meno. Il problema, neanche a dirlo, sono i soldi. La somma messa a disposizione per questo sforzo di riparazione a decenni di sotto investimenti nel Mezzogiorno e anche nel Centro, è di 4,6 miliardi. Poco. Praticamente nulla. Nel 2022, il primo anno in cui dovrà iniziare a funzionare il fondo di perequazione infrastrutturale, ci saranno a disposizione solo 100 milioni di euro. Dall'anno successivo e fino al 2027, saliranno a 300 milioni l'anno. Poi 500 milioni fino al 2033. Dopo nulla più. Per avere un termine di paragone, il Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, investirà da qui al 2026 una media di oltre 30 miliardi l'anno. La proporzione è di uno a cento. Adriano Giannola, presidente della Svimez, aveva ricordato come al Sud fossero stati effettuati minori investimenti per 60 miliardi l'anno. La norma inserita nel decreto sulle infrastrutture prevede che entro la fine di ottobre, ossia tra scarsi due mesi, dovrà essere effettuata la ricognizione delle infrastrutture statali ed entro il 31 ottobre di quelle regionali e comunali. Finita la ricognizione, un decreto del Presidente del consiglio, che dovrà essere emanato entro il 31 marzo del prossimo anno, determinerà i criteri e le priorità per iniziare a chiudere il divario infrastrutturale tra le aree del Paese. Per il ministro del Sud, Mara Carfagna, si tratta comunque di un buon risultato. «Il capitolo Sud del decreto Infrastrutture», ha detto, «è una svolta nel superamento delle diseguaglianze tra Nord e Sud e nel riscatto delle regioni meridionali: con le misure approvate ieri», ha spiegato, «cominciamo a demolire il Muro invisibile che divide il Mezzogiorno dal resto del Paese in materia di infrastrutture, edilizia scolastica, progettazione territoriale».
LE MODIFICHE Il decreto, firmato dal ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini, contiene molte altre novità. A partire dagli «stalli rosa», posteggi riservati alle donne incinte e ai genitori con figli fino a due anni, e la facoltà per i Comuni di riservare posti di sosta, a carattere permanente o temporaneo, oltre che ai veicoli adibiti al trasporto delle persone con disabilità, anche ai veicoli elettrici, a quelli per il carico e lo scarico delle merci nelle ore stabilite e al trasporto scolastico. Le sanzioni per il parcheggio selvaggio saranno ancora più pesanti. Vengono ad esempio raddoppiate le multe per chi occupa gli spazi riservati alle persone con disabilità e la nuova multa sarà compresa tra 168 e 672 euro. Nel provvedimento sono anche previsti incentivi ai Comuni per consentire la sosta gratuita alle persone con disabilità all'interno delle strisce blu nel caso lo stallo riservato risulti occupato.