ROMA Subito 50 opere commissariate e un maxi elenco dal quale pescare per andare anche oltre corsie veloci o commissariamenti anche in un secondo momento. Parte così, puntando al cuore degli investimenti bloccati, la corsia preferenziale attivata dal Governo Conte per combattere la recessione. Ci sono opere cruciali come la Gronda, la Tav e il Terzo Valico, ma saranno subito commissariate anche la Darsena Europa di Livorno, la Diga Foranea di Genova, la Tirrenica, ma anche l'Anello ferroviario di Roma. E prima del Consiglio dei ministri, quindi di nuove correzioni al testo, sembravano inclusi anche i dragaggi di Trieste e Venezia, per esempio. Si tratta solo di un assaggio dell'operazione-choc infrastrutture voluta dal governo. Italia Viva ha spinto per estendere il più possibile le opere da commissariare subito spuntando un'estensione dell'elenco iniziale di 20 opere a oltre il doppio. Ma sarà inserito nel Decreto fin da subito anche un Allegato Infrastrutture ben più ampio, una sorta di contenitore delle infrastrutture strategiche dal quale andare a pescare per procedere in una fase due con ulteriori tranche di commissariamenti, in alternativa all'utilizzo della procedura abbreviata prevista dall'articolo 2 del decreto per le opere oltre 5,2 milioni di euro, ovvero quella della stazione appaltante semplificata. In questo caso, come indica l'articolo 9 del provvedimento arrivato in Cdm, «con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro il 31 dicembre 2020, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari» il premier « individua gli interventi infrastrutturali caratterizzati da un elevato grado di complessità progettuale, da una particolare difficoltà esecutiva o attuativa, da complessità delle procedure tecnico amministrative», oppure, «che comportano un rilevante impatto sul tessuto socio - economico a livello nazionale, regionale o locale, per la cui realizzazione o completamento si rende necessario la nomina di uno o più commissari straordinari». Un passaggio seguito dal parere delle Commissioni parlamentari entro quindici giorni dalla richiesta. Ma entro il 30 giugno 2021 «con uno o più decreti successivi» il premier può adottare «ulteriori interventi per i quali disporre la nomina di commissari straordinari».
I CAPITOLI STRATEGICI Del resto, sono 750 le opere bloccate in Italia. Oltre 60 miliardi di investimenti impantanati. Punta dritto a questo tesoretto per il rilancio del Paese il Decreto Semplificazioni. Certo, soltanto nel 17% dei casi le cause del blocco si trovano nella fase di gara. Ma la corsia veloce senza gara con sospensione per un anno del Codice degli Appalti punta nelle intenzioni del governo a dare all'economia la spinta necessaria anti-recessione. Il vero volano sono appunto le grandi infrastrutture, quelle capaci di cambiare il volto del Paese. Ed è per questo che proprio qui si è consumato fino all'ultimo lo scontro più forte all'interno della maggioranza. Se M5S e Iv spingevano per un modello Genova esteso e generalizzato, Pd e Leu sembravano preoccupati dai rischi per la legalità, per la trasparenza e la concorrenza di un meccanismo a maglie troppo larghe. Alla fine di è arrivati al compromesso e la formula «salvo intese» che lascia ancora la porta aperta a ritocchi.
SALTA LA SOGLIA DEI 20 MILIONI Dunque è arrivato un'intesa anche sui poteri e sul modello commissariale previsto sempre dall'articolo 9. I Commissari straordinari «possono essere abilitati ad assumere direttamente le funzioni di stazione appaltante e operano in deroga alle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici, nonché «delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione e dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea». Il Commissario straordinario può agire anche «per mezzo di ordinanze». È saltato invece il limite di 20 milioni molto caro al Pd per applicare la procedura semplificata della stazione appaltante prevista dall'articolo 2 per le opere oltre 5 milioni. Era un tentativo di limitare la discrezionalità e i supepoteri dei commissari su opere di importi maggiori. Ma alla fine ha vinto il modello Genova del compromesso. O meglio quello che Matteo Renzi chiama il modello Expo capace di far scattare, almeno nelle intenzioni, lo choc necessario per economia.