ROMA Mario Draghi è stato chiaro: «La direzione di marcia è l'estensione del Green pass. Non si tratta di decidere il se, ma a chi» imporlo e «quando». Così, per dare un segnale ancora più chiaro a Matteo Salvini e per evitare nuovi agguati alla Camera dopo il no leghista in Commissione, domani il governo porrà la fiducia al decreto del 6 agosto. Quello che ha introdotto l'obbligo del lasciapassare verde per il personale scolastico e per chi viaggia su aerei, navi, bus e treni a lunga percorrenza. Il voto, che legherà le mani alla Lega, è previsto martedì o mercoledì.
Per Salvini è un schiaffone che va a sommarsi al sì del premier all'obbligo vaccinale, «se sarà necessario». E alla difesa della ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, da mesi oggetto del cannoneggiamento del leader leghista. Tanto più che Salvini aveva fatto recapitare una richiesta a Draghi: evita la fiducia, così potremo presentare emendamenti di bandiera. Appello che il premier ha fatto cadere nel vuoto: «Sulla pandemia non si scherza e non si fa propaganda, qui è in gioco la sicurezza dei cittadini e la ripartenza economica del Paese», dicono fonti di governo.
Visto che la posta in gioco è alta, Draghi ha deciso di accelerare sull'utilizzo del Green pass in azienda e in fabbrica. E le parti sociali, dopo le schermaglie dell'ultimo mese, offrono sponda. Domani è previsto un incontro tra sindacati e imprese. Prima Cgil, Cisl e Uil vedranno Confindustria, poi la Confapi. Oggetto del confronto, le regole per introdurre il passaporto verde sui luoghi di lavoro. «Se serve una legge si farà, bisogna seguire il metodo e il dialogo che sono stati indispensabili per varare i protocolli di sicurezza», dice il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.
Per il governo l'estensione del Green pass in azienda e in fabbrica è «una questione di logica». Il responsabile della Funzione pubblica, Renato Brunetta, sta infatti lavorando a un provvedimento volto a rendere obbligatorio il passaporto verde per tutti i dipendenti pubblici a partire dal 27 settembre o dal 4 ottobre. E Draghi, al pari del ministro della Salute Roberto Speranza, ritiene che sarebbe assurdo che lo Stato obbligasse i propri lavoratori a entrare in ufficio con il Qr code e lasciasse senza «protezione» i dipendenti delle aziende private. Da qui l'accelerazione che potrebbe portare nelle stesse date di fine settembre o di inizio ottobre il Green pass in fabbrica e nelle imprese.
Il timing verrà comunque definitivo tra giovedì e venerdì nella riunione della cabina di regia, quella composta dai capi delegazione della maggioranza e dal Cts. In questa occasione, oltre a mettere nero su bianco le regole e le norme del Qr code per dipendenti pubblici e privati, verrà stabilita la sua introduzione in tutti quei settori dove è già obbligatorio per clienti e utenti. Ciò vuol dire che tra meno di un mese dovranno avere il Green pass baristi e camerieri dei locali al chiuso, istruttori di ginnastica e di nuoto, ferrovieri, stuart, hostess, guide turistiche, ferrovieri e autisti, etc.
IL NODO DEL TPL Ancora da sciogliere il nodo, molto importante e che coinvolge un grandissimo numero di cittadini, del trasporto pubblico locale. Una parte del governo vorrebbe estendere il Qr code anche su bus e metro, ma c'è il problema dei controlli e la Lega resiste. In più l'ipotesi non è confermata dal ministero della Salute.
L'obbligo del Green pass nel mondo del lavoro non dovrebbero comportare disagi eccessivi alle categorie interessate. Per la Federazione dei pubblici esercizi solo il 5% dei camerieri non sarebbe vaccinato e negli alberghi il dato sarebbe migliore. Più seria la situazione nel pubblico impiego dove i sindacati azzardano un 10% di non immunizzati, dato che schizzerebbe al 20% tra gli agenti di Polizia. Più in generale, sarebbero circa 5 milioni i lavoratori non vaccinati, di cui 500 mila metalmeccanici.
L'OBIETTIVO DEL PREMIER L'obiettivo di Draghi è quello di riuscire a frenare la possibile ripresa della pandemia, garantire «la sicurezza dei cittadini», «scongiurare nuove chiusure». E, soprattutto, convincere quante più persone possibile a immunizzarsi, soprattutto quello zoccolo duro di No vax sopra i 50 anni: un esercito di ben 3,6 milioni di persone. L'obiettivo: avere entro ottobre l'85% della popolazione con due dosi di vaccino.
Per raggiungere il traguardo, il premier ha fatto balenare la possibilità di introdurre l'obbligo vaccinale. Ma per ora si tratta più di una minaccia, per convincere Salvini a ingoiare l'ulteriore estensione del Green pass, che di un proposito concreto. «Le somme le tireremo a fine ottobre», dice un'alta fonte di governo, «tenendo conto dell'andamento della campagna vaccinale, dell'indice Rt e della situazione negli ospedali».