Data: 10/02/2021
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Draghi: niente flat tax Il modello Genova per rilanciare i cantieri. Taglio al costo del lavoro meno tasse al ceto medio
ROMA Non parla di ministri, non tratta sul programma. Giunto al secondo giro di consultazioni, Mario Draghi ai suoi interlocutori dice: «La sintesi la faccio io, ci rivediamo in Parlamento». Il premier incaricato bypassa i partiti, forte del mandato di Sergio Mattarella: «Sceglierà in autonomia», conferma Silvio Berlusconi dopo averlo incontrato. Eppure Draghi fa il pieno di fiducia: ottiene il sì di tutti i partiti, FdI di Giorgia Meloni esclusi. Nel frattempo l'ex capo della Bce fissa un altro paletto per Matteo Salvini, in modo da garantirsi una conversione piena del leader leghista: dopo il «governo convintamente europeista» fatto filtrare lunedì, Draghi ha scandito ieri un grosso no alla flat tax, cavallo di battaglia della Lega. Ma Salvini ha ingoiato anche questo rospo: «Ci ha garantito che non aumenterà le tasse. A noi basta così». Non tutto però fila liscio. I 5Stelle rinviano il verdetto definitivo. Vogliono sapere quanti ministri incasseranno prima di far votare i militanti sulla piattaforma Rousseau. E ciò crea incertezza sul timing. Il giorno in cui Draghi avrebbe dovuto sciogliere la riserva, salendo al Quirinale, doveva essere domani con giuramento dei ministri venerdì. Ma i due step potrebbero slittare alla prossima settimana, causa M5S. Il premier incaricato, nel secondo giro di consultazioni, ha continuato a illustrare il programma. Rispetto a lunedì, ha però introdotto una novità: quando ha parlato delle tre «riforme strutturali richieste dalla Commissione europea» («fisco, giustizia e pubblica amministrazione: deve funzionare meglio, è una priorità»), Draghi ha bocciato la flat tax. Così: «La riforma fiscale oltre a non introdurre nuove tasse, dovrà essere all'insegna della progressività e prevedere una rimodulazione di aliquote e scaglioni» Irpef. Oltre a «un taglio delle tasse sul lavoro». In più, Draghi ha garantito il suo impegno contro «il male endemico dell'evasione fiscale, che non può essere definita un dato strutturale», hanno riferito Loredana De Petris e Federico Fornaro di Leu. «Ha anche bocciato la cultura dei condoni», ha fatto filtrare Nicola Zingaretti, Pd. Illustrando il programma, Draghi ha parlato a lungo dell'emergenza «sociale ed economica» innescata dalla pandemia. E ha preso l'impegno ad accelerare la campagna di vaccinazione, «in modo da permettere alle imprese e ai cittadini di guardare con più ottimismo al futuro». «In questo clima psicologico di depressione», ha osservato il premier incaricato, «è difficile per le aziende investire e creare lavoro e per i cittadini rilanciare i consumi». E' seguito un impegno programmatico: confermare i sussidi e i ristori «in questa fase più delicata» cercando però, «il più possibile e il prima possibile», di trasformare questi aiuti in «incentivi alle imprese, in modo da favorire l'occupazione». In particolare nel settore del turismo, «il più duramente colpito» dai vari lockdown. Non è mancato un accenno alla riforma degli ammortizzatori sociali: «Vanno cambiati, ora il sistema è troppo farraginoso». «CONVINTAMENTE EUROPEISTA» Sul fronte dei rapporti con l'Unione europea Draghi - che evita temi divisivi come il Mes - ha confermato l'ambizione di rendere «l'Europa un soggetto economico e politico unitario». Con autonoma capacità fiscale e con la condivisione del debito, rendendo strutturale il ricorso agli eurobond (utilizzati per il Recovery Fund) e battezzando una tassazione europea. «Una vera e propria cessione di sovranità», ha osservato Zingaretti, «l'opposto del sovranismo...». Strettamente collegato a questo capitolo è l'attuazione del Recovery Plan, che Draghi ha mostrato l'intenzione di voler riscrivere. Lo slogan: «Meno sussidi e più investimenti produttivi». E, soprattutto, «l'immediata realizzazione di tutte le opere infrastrutturali programmate e finanziate». Perché «solo così si darà una forte spinta all'occupazione». «Ha citato il modello Genova, con burocrazia zero», ha riferito Salvini. «Ma ha anche detto che l'attenzione all'impatto ambientale deve essere massima», è corso a precisare il grillino Vito Crimi. Il reggente M5S ha proposto la nascita di un super ministero dell'Ambiente-infrastrutture ed energia: «Draghi ci ha rassicurato, ci ha detto che sta pensando a un assetto istituzionale con questo approccio. Tant'è, che ha raccontato di essere andato a verificare com'è l'esperienza francese da cui abbiamo preso spunto». Si vedrà. Taglio al costo del lavoro meno tasse al ceto medio
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