Data: 30/09/2021
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Doppio incarico, D'Amico assolto I giudici: «Il fatto non sussiste» L'ex rettore era accusato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato e peculato: «Non ho mai dubitato della bontà del mio operato».
TERAMO Le motivazioni della sentenza spiegheranno i perché dei giudici. Ora c'è un'assoluzione con la formula più ampia del fatto non sussiste a scrivere in primo grado, dopo tre anni di udienze, l'epilogo giudiziario dell'inchiesta sull'ex rettore dell'università Luciano D'Amico. Un verdetto (collegio presieduto da Morena Susi) che arriva in serata dopo una giornata scandita da una lunga requisitoria del pm e da altrettante lunghe arringhe dei difensori. L'inchiesta (pm Davide Rosati) è quella relativa al doppio incarico come rettore dell'università e presidente del cda dell'Arpa Spa e successivamente della Tua, la società unica abruzzese di trasporto. Secondo la ricostruzione della Procura tra il 2014 e il 2017 D'Amico avrebbe percepito indebitamente 57mila euro e questo perché, per l'accusa, avendo assunto l'incarico all'Arpa e poi alla Tua (svolto gratuitamente), avrebbe smesso, di fatto, di svolgere l'attività di docente a tempo pieno, requisito che la legge prevede come necessario per poter ricoprire la carica di rettore. Da qui l'accusa di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. All'ex rettore la Procura contestava anche il peculato per la consegna, nell'ambito della cerimonia «Welcome Matricole», di 10 tablet dell'università al personale tecnico di supporto. Il pm aveva chiesto una condanna a un anno per la prima ipotesi e a due anni ed otto mesi per la seconda. D'Amico così commenta: «Non ho mai dubitato della bontà del mio operato, mi fa piacere che sia stato riconosciuto». Con D'Amico sono stati assolti l'ex preside di Scienze della comunicazione Stefano Traini, accusato di abuso d'ufficio, e Mauro Mattioli all'epoca direttore amministrativo della fondazione dell'ateneo accusato di un episodio di peculato. I tre sono stati difesi dagli avvocati Gennaro Lettieri, Renzo Di Sabatino e Tommaso Navarra. Così Lettieri: «La sentenza ineccepibile dà ragioni di speranza e asseconda le speranze della ragione. L'ipotesi accusatoria basata per altro su indagini preliminari svolte esclusivamente dalla polizia giudiziaria è crollata a fronte di ragioni logiche e giuridiche di valenza assoluta. La sentenza ci restituisce - ma non era mai venuta meno - la figura del nostro rettore D'Amico». Per Di Sabatino «l'assoluzione restituisce all'azione dei vertici dell'università il prestigio che gli è dovuto per l'opera di valorizzazione dell'università teramana nel panorama nazionale». Così Navarra: «La formula dell'assoluzione afferma graniticamente l'onestà di azione degli imputati che hanno servito con dignità e onore le istituzioni cui erano preposti». Sull'assoluzione interviene il senatore Luciano D'Alfonso. «L'assoluzione di D'Amico», dichiara, «non mi meraviglia poiché la qualificazione dell'assoluzione per insussistenza del fatto conferma la mia certezza iniziale e duratura che si trattava di emotività accusatoria che per nessuna ragione dovrebbe essere oggetto di lavorazione da parte di contrattualizzati dello Stato. Dopo l'assoluzione ci vorrebbero le scuse e il risarcimento danni per il galantuomo D'Amico. Voglio dire che D'Amico in ragione di questo procedimento penale non ha potuto assumere incarico di rilievo a tutela del credito per la provincia di Teramo perché il diritto bancario esclude gli indagati».
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