Dopo Willy Monteiro anche il murales dedicato a George Floyd è stato imbrattato. Due storie di vite spezzate raccontate sui muri di Pescara dallo street artist Ipman. «Non riesco quasi a crederci che sia accaduto di nuovo - dice - È difficile ormai non pensare al movente razziale, non può essere una coincidenza».
SECONDO OLTRAGGIO Alla coincidenza non crede nessuno. Sui due episodi sta indagando la Digos. Il volto sorridente di Willy, il ragazzo di 21 anni di Capo Verde ucciso a bastonate la notte tra il 5 e 6 settembre 2020 a Colleferro, in provincia di Roma, è stato coperto con vernice bianca, tutta la faccia, quasi a volerla sbiancare: del murale mutilato in via Firenze resta la casacca che lascia intravedere un supereroe. Dopo lo scempio compiuto le notte del 3 o del 4 giugno, a pochi giorni dal processo ai presunti assassini che si aprirà il 10 giugno a Frosinone, la notte scorsa secondo oltraggio, questa volta al graffito di Floyd, l'afroamericano ucciso a Minneapolis, ritratto con una mascherina sulla quale era scritto «I can't breath», non riesco a respirare. Il murale all'angolo di via Milano è stato totalmente verniciato di nero e reso irriconoscibile. La macchia nera nasconde ora la figura di Floyd, ripreso come Spiderman.
«Ormai penso che l'azione sia a sfondo razziale» ripete Ipman, 28 anni, writer di Francavilla a mare. Ieri il suo Willy sfigurato era su tutti i siti, anche esteri, e su moltissimi giornali. Ipman, che lavora per un'azienda di alta moda, ha fatto molti altri murale (con il suo stile ha ritratto anche Berlusconi e Conte), ma solo Willy e Floyd sono stati sfregiati. «Gli altri graffiti sono tutti al loro posto, sono sì un po' stropicciati, qualcuno è stato in parte strappato, altri sono rovinati dal tempo che passa, ma nessuno è stato vandalizzato così. E' chiaro che hanno puntato quei due: la faccia di Willy è stata sbiancata e una mano strappata via, mentre Floyd è stato completamente oscurato, c'è un problema di odio razziale dietro. Oscurare la faccia di Willy non ha senso se non legata alla discriminazione razziale».
TECNICA STENCIL Ipman è sconcertato. «Mi fa male vedere le mie opere ridotte così, io dedico alla poster art il mio tempo libero e lavoro solo quando sono ispirato, le due storie mi avevano profondamente colpito». Il lavoro di Ipman è un'arte urbana gentile, dove le bombolette non vanno a macchiare per sempre i muri storici della città, i suoi sono poster che realizza nel suo laboratorio con la tecnica stencil su carta e poi vengono affissi ai muri, quindi sono murale che non ledono in nessun modo pitture o altri supporti. Di solito Ipman sceglie angoli del centro o della città di Pescara grigi, un po' in abbandono e ci trasferisce colore e un messaggio chiaro. «L'arte urbana arriva dritta alla gente, è alla portata di tutti. Non puoi sfuggirle, i murales fanno parte del tessuto urbano, puoi nasconderli, imbrattarli, coprirli, rovinarli, ma loro stanno lì e ti parlano». E Willy e Floy dovevano proprio dare fastidio per essere stati così oltraggiati. Il graffito di Willy, dice Ipman, sarà riproposto a Roma. «Quando le restrizioni del Covid permetteranno di spostarsi andrò nella Capitale e girando troverò un posto dove esporlo». A Pescara? «Vedremo».