Una misura che la CGIL della provincia dell’Aquila definisce come giusta, in quanto crea condizioni di economicità per le cittadine ed i cittadini che intendono utilizzare la mobilità collettiva. Il fatto denunciato dal sindacato però è l’enorme disparità in regione ai danni della provincia dell’Aquila, che appare come “una porzione del territorio regionale dimenticata e trascurata”.
“Qui succede” scrive il sindacato “addirittura che gruppi di cittadini, lavoratrici e lavoratori, pendolari e turnisti, siano costretti a noleggiare, a loro spese, autobus che consentano loro di lavorare presso l’ospedale dell’Aquila partendo da Avezzano, in orari che purtroppo l’azienda pubblica non garantisce. Condizione che è assolutamente inaccettabile ma che con rassegnazione viene vissuta dai cittadini senza voce. 20 ANNI, 240 MESI 7300 GIORNI giorni di sussidiarietà al rovescio !!! Contribuenti al pari dei fortunati residenti dell’area metropolitana, che però non godono di pari diritto.“
I sindacalisti parlano di un servizio pubblico arretrato a vantaggio del mercato che “nulla ha migliorato nella relazione verso Roma, sia da Avezzano che dall’Aquila. Relazioni da sempre a sevizio del pendolarismo e quindi da riconsiderarsi quali servizi essenziali e pertanto soggette a contribuzione, per rendere definitivamente esigibile il diritto alla mobilità.
Passando al tema del trasporto ferroviario la CGIL descrive una condizione “ancor più imbarazzante”, con reti che rimangono quelle immaginate e realizzate prima dell’Unità d’Italia, addirittura con tempi di percorrenza superiori al secolo scorso, “insomma nessuna funzionalità ed efficacia”. Il Capoluogo regionale che addirittura per giungere a Roma viaggia verso l’Umbria e da lì, passando per Terni trova finalmente il ventunesimo secolo raggiungendo la Capitale. “Bella escursione, bei paesaggi, bellissima archeologia industriale rappresentata dal materiale rotabile, nessuna efficacia e nessuna possibilità di utilizzo per i pendolari, tranne per i pochi coraggiosi che non hanno comunque scelta“.
L’ultima spiaggia per “il povero cittadino” resta a scelta dell’utilizzo del proprio mezzo, ma anche per quanto riguarda il trasporto su gomma non tutto fila liscio, dovrà infatti attrezzarsi, anche in questo caso, facendo i conti con “infrastrutture non adeguate fatte anche di gincane o rettilinei pericolosi“.
“La relazione tra L’Aquila e Pescara, le due maggiori città della Regione, affidata ad una Statale 17 che, nel tratto aquilano, assume tutte le caratteristiche di strada urbana, con tempi di percorrenza dilatati quasi esasperanti. Superata la città ci si affida per gran parte del tracciato ad infrastruttura non adeguata ad una media velocità. Insomma, la sensazione di vivere in un luogo dove si concentrano diverse ‘particolarità’ e “scomodità” si rafforza. Si ha la stessa sgradevole condizione se ci si avventura sulla famigerata e pericolosissima “Superstrada del Liri” che dalla città di Avezzano garantisce le relazioni verso il sud del paese. Tante morti, nessun miglioramento.”
Vi sono poi le Autostrade a garantire efficienza, velocità, (a tratti lenta quasi immobile), e sicurezza. Peccato che le stesse prevedano un pedaggio esoso e non sempre alla portata di lavoratrici e lavoratori pendolari, studentesse e studenti e per quanti hanno necessità, meglio dire l’obbligo di utilizzarle per uscire dal perimetro ove risiedono.
“Questi i temi che pensiamo dovrebbero avere il concetto di urgenza nell’agenda politica di qualsiasi esponente delle Istituzioni. Ed invece il nulla.” scrive il sindacato “Appare più folkloristico mantenere certe aree nell’arretratezza e nell’isolamento, si conservano tratti di attrattività, di colore e modi di vita del passato che tanto attraggono i viaggiatori del resto della Regione, che qui vengono a cercare e trovano il tempo che fu che tanto hanno sentito raccontare. La mistica e bucolica esperienza non trova conclusione ve la racconteremo! Lo proviamo a fare da più di 20 anni, 240 mesi 7300 giorni…… CONTINUEREMO !!!” Così concludono.