ROMA Cattolico. Molto cattolico. Troppo cattolico? In ogni caso il partito di Conte che ancora pronto non è ma lo sarà, ha già deciso il suo imprinting. Cristian-bergoglista, ecologista, europeista («Trump ha perso, tocca all'Europa», uno degli slogan). Rivolto al mondo dell'associazionismo laico e non, con punti di riferimento o maestri di pensiero come il sociologo milanese Mauro Magatti e il prof Zamagni d'origine prodiana, con casematte di ispirazione politica e intellettuale quali l'Istituto Sturzo a Roma diretto dal professor Antonetti e che ha tra i suoi animatori l'ottima Flavia Piccoli Nardelli (figlia dell'ex leader Dc Flaminio Piccoli, con grande esperienza di manager culturale e di parlamentare e ottime relazioni). Per non dire di figure come Bruno Tabacci, ma anche - il che si vedrà perché è tutto in movimento ma il Conte ter sarà un'accelerazione sulla nascita del partito - del socialista Riccardo Nencini. Diverse fondazioni bancarie sono interessate all'operazione. Tutto il mondo vetero e neo-proporzionalista vede in questo progetto politico - non si chiamerà Insieme, che è un'associazione già esistente di intellettuali, ma il nome arriverà - finalmente l'antidoto al bipolarismo muscolare e fallimentare. E Conte non si espone ancora ma il progetto lo sta creando. «Serve tornare al ragionamento politico», dice. Quasi fosse De Mita.
LA SQUADRA Chi da subito è impegnato nella cosa è Alessandro Goracci, braccio destro e sinistro di Conte a Palazzo Chigi. Figlio di Carlo, che è stato a lungo vicesegretario della Camera durante il regno di Ugo Zampetti, propiziatore del primo governo gialloverde. C'è già chi vede Goracci junior come vicesegretario o coordinatore della segreteria del partito di Conte (anche se l'espressione è un po' d'antan) e comunque proprio lui, provenienza alta burocrazia del Senato e nelle istituzioni e nelle magistrature il partito contiano avrà molti addentellati, sta tenendo i rapporti politici per conto del premier in queste ore e anche nei mesi scorsi. Il Lothar del professore e avvocato è lui. E nei partiti i Lothar sono preziosi.
L'area vasta su cui potrà contare la nuova creatura partitica è quella delle Acli, che non aspettavano altro per ristabilire in versione bonsai il collateralismo di un tempo con la Dc, ma anche la Cisl e la Uil in prospettiva sono coinvolgibili in questo soggetto politico che, se ci sarà, vedrà la strana convivenza di grillini rinsaviti (M5S resterà come bad company), pezzi di ex centrismo berlusconiano il cui traghettatore nella nuova epoca è Gianni Letta che ha con Conte un rapporto splendido, mondo ecumenico come quello dei frati di Assisi di cui il premier (devoto di Padre Pio) è assiduo frequentatore, ma anche l'ecologismo come nuova forma di sviluppo economico (si pensi ai soldi del green targati Recovery Fund) sarà magna pars di questa avventura in cui quel che resta dei Verdi potrà avere rilievo e chance. Quella finanza del tipo Guzzetti o Profumo da Fondazione Cariplo, in cui l'economia sociale di mercato è il must, viene considerata attirabile in questo progetto. Così come tutto quel terzo settore, e sono voti, economia, presentabilità sociale, si sente ormai naturaliter contiano.
Non il partito del trasformismo ma del transcontismo, ossia un soggetto plurale e misto: ecco come lo vedono quelli che ci stanno lavorando. Conte alla guida di questo soggetto vorrà proporsi come una sorta di Macron in salsa più rassicurante. E come il traghettatore del grillismo responsabile, ossia ormai vaccinato e arricchito dal contatto con la realtà che non è quella del vaffa o dell'anti-casta, verso un approdo di tipo pragmatico ma non brutale al realismo e a un moderatismo che rientra nel Dna italiano. «In questa prospettiva - dice il democristiano Rotondi che non fa parte del progetto ma da subito ha intravisto le possibilità politiche di Conte - potrà esserci l'assorbimento morbido del berlusconismo».
POSSIBILI ESITI Guarda caso, quando Conte parla dell'ex premier lo chiama sempre con grande deferenza «il Cavalier Berlusconi», non l'ex Cavaliere o il Caimano o cose così. E Silvio apprezza Giuseppe non solo perché «non ha la barba e si mette la cravatta» ma anche perché «non mi sembra né un pazzo né un incendiario».
Magari poi non se ne farà niente o sarà un mezzo flop, come il partito di Mario Monti, questa creatura. E non si sa neppure se sarà un partito vero o proprio o una lista civica nazionale. «È inevitabile che questo partito ci sia», dicono dalle parti di Conte (ma Casalino dove lo mettiamo?). Il problema è che il Pd, che ha interesse a questo partito di Conte così può buttarsi più liberamente a sinistra, ha motivi di temere. Perché la cosa contiana, secondo i primi calcoli, toglierebbe voti ai dem, abbassandoli fino al 13 per cento dal 19,5. E spiega il sondaggista Antonio Noto: «La lista del premier sarebbe attrattiva senza se e senza ma». Si punta al 20 per cento. Anche se non sarà facile tenere insieme Grillo con Padre Pio.
I nuovi: a noi 2 ministeri. Mastella: siamo responsabili, non fessi. L'Udc punta al dicastero della Famiglia per Binetti, gli ex 5Stelle all'Agricoltura
ROMA Pagare moneta, vedere cammello. I responsabili non ci pensano proprio a passare per polli, hanno chiesto al premier Conte di vedere subito le carte, di non fermarsi alle promesse. Anche perché il Pd e M5S non ci pensano proprio a stendere un tappeto rosso ai volenterosi' che potranno anche chiamarsi costruttori' ma non sedersi nella sala dei ministri di palazzo Chigi.
Per tutta la giornata è andato avanti un tira e molla sui numeri di palazzo Madama. Ora anche tra i più ottimisti tra i rosso-gialli abbassano l'asticella. Al momento sono 152 i sì previsti per il voto di fiducia decisivo al Senato. E' vero come dice il costituzionalista dem Ceccanti che non servono i 161 ma andare sotto quella soglia rappresenterebbe un problema politico. Tesi ripetuta nel Pd, in M5S e in Leu, ma sposata anche dal premier che anche ieri ha avuto diversi contatti per preparare la conta. I responsabili non si fidano, vogliono dal presidente del Consiglio un atto concreto, gli hanno consigliato di recarsi al Quirinale per rassegnare le dimissioni, far partire le consultazioni e arrivare in Parlamento con un nuovo esecutivo. Una sorta di aut aut non tanto sui tempi, quanto sui contenuti della manovra anti-Renzi.
POTERE CONTRATTUALEConte non pensa di ricucire con il leader di Iv che ha mandato segnali distensivi annunciando l'astensione (ma il piano B è quello di uscire dall'Aula) e allora il potere contrattuale dei volenterosi' aumenta. «Conte si deve dimettere e formare un nuovo governo», dice Tabacci. «Nessuno faccia scherzi. Non siamo i polli di Renzi. Attenti cari Conte e Zingaretti, lunedì potreste avere sorprese. Noi siamo responsabili ma non fessi. Il figliuol prodigo ritorna. Nessun vitello grasso. Alcuni di noi sono a dieta», dice senza peli sulla lingua Mastella.
E allora senza un'offerta vera (si parla dell'ex M5S De Bonis all'Agricoltura e della centrista Binetti alla Famiglia) i numeri restano in bilico. Sono 92 i senatori del Movimento 5Stelle, 35 del Pd, 8 delle Autonomie ma tra i 17 esponenti del gruppo misto non sono previsti per ora voti aggiuntivi. Ieri è stata annunciata la componente Maie-Italia23, «per costruire uno spazio politico che ha come punto di riferimento Giuseppe Conte». Ma si tratta sempre di Merlo, Fantetti, De Bonis e Cario che hanno fondato un'associazione che potrà fungere da ponte'. Ai quattro si è aggiunto l'ex pentastellato Buccarella che comunque votava già per la maggioranza. Contatti in corso con altri ex pentastellati come Ciampolillo e Martelli. Altri nomi? I senatori a vita Rubbia e Piano. Altri ancora? Per ora no, perché tra i renziani in sofferenza Comencini, Grimani, Vono, e Carbone in primis nessuno al momento è disposto a tradire il leader. Altra cosa se saranno costretti a cadere in un precipizio. Ragionamento che da tempo porta avanti Nencini che è il più attivo nel cercare una ricomposizione tra Conte e Renzi. «Sono perplessa. Le cose potrebbero cambiare solo se ci fosse un fatto nuovo nella maggioranza, come l'ingresso dell'Udc», osserva la capogruppo del Misto, De Petris.
CLIMA PREOCCUPATO Ieri dunque il clima non era euforico come quello che si respirava giovedì. «E' una corsa contro il tempo», afferma De Bonis, «dobbiamo essere almeno in 12 al Maie, serve un colpo d'ala». Anche Tabacci sta lavorando per costituire un gruppo di contiani' a palazzo Madama. Con lui l'azzurra Polverini. Ma i 5Stelle da un lato lavorano all'allargamento della maggioranza dall'altro si oppongono alla costituzione di una lista capitanata dal presidente del Consiglio. Il piano dei contiani è quello di costruire ora un soggetto politico che poi si dispieghi sul territorio in attesa di abbracciare l'attuale Capo dell'esecutivo quando si andrà alle elezioni. Ma 24 ore fa Conte aveva promesso di mettere su subito un nuovo progetto, «ieri dice uno dei costruttori attenzionati' ha frenato anche su questo».
LA CAMERA I fari sono puntati anche a Montecitorio, in diversi del Movimento ora intendono indossare la maglia del premier. E siccome si voterà prima alla Camera ogni movimento tellurico rischia di creare un terremoto. Fino a lunedì si susseguiranno le smentite. Come quella di Conzatti: «Non annoveratemi tra i responsabili». «Hanno fatto male i conti, io non sono tra i costruttori», ha spiegato la senatrice azzurra Masini. «Non daremo una mano al premier, rimaniamo nel centrodestra», osserva il centrista Saccone. Nel calcio mercato il pentastellato Crucioli potrebbe fare il percorso inverso e passare nella Lega. Gli ex M5S Drago e Pacifico non voteranno la fiducia a Conte. La caccia sarà aperta fino all'ultimo. «l pallottoliere cambierà a seconda dell'ultima offerta», spiega un senatore che ha passato ieri tutta la giornata a vagliare le avances. «Andremo alla pugna lancia in resta», promette il pentastellato Dessì.