Data: 18/10/2019
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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«Dalla lotta all'evasione risorse per abbassare al 20% le aliquote Irpef del 27 e 23» Contanti e partite Iva, Di Maio e renziani all'attacco: la manovra torni in Cdm
BRUXELLES «Tutte le misure per spingere il Paese verso l'uso della moneta digitale ci consentiranno di recuperare risorse per tagliare l'Irpef». L'obiettivo? «Unificare al 20% le due aliquote del 27 e del 23 lo considero un bell'obiettivo a cui ambiamo, ma non voglio esagerare e sbilanciami». Giuseppe Conte è negli uffici italiani all'ottavo piano di Justus Lipsius. In una pausa del Consiglio europeo, e prima di incontrare il presidente francese Emmanuel Macron, torna sulla manovra di bilancio approvata salvo intese.
«L'abbiamo approvata salvo intese perché siamo arrivati con il fiatone - sostiene Conte - è normale che ora occorrerà rivedere alcuni testi normativi, ma l'intesa politica è stata raggiunta e la manovra approvata». Il salvo intese «ci consente di ricontrollare ciò che abbiamo approvato». Quindi, poiché «formalmente non serve un altro Consiglio dei ministri», l'appuntamento immaginato per lunedì sarà dedicato al decreto terremoto e le questioni aperte, limite ai contanti e deduzioni concesse alle partite Iva sino a 65 mila euro, potrebbero risolversi solo in Parlamento mentre su come modulare e spalmare il taglio del cuneo fiscale prende tempo: «Abbiamo sino a luglio». Sulle dichiarazioni del ministro degli Esteri, che ha messo in discussione alcuni passaggi della manovra, Conte non si sbilancia anche perché, sostiene di non aver avuto modo di parlare con Luigi Di Maio impegnato a Washington. IL TASSELLO «Vedremo, però sui dubbi sul limite al contante non è che si riporta la manovra in Consiglio e la si riapprova. È un tassello. La manovra ha una struttura molto complessa - sostiene - e per carità tutte le osservazioni verranno valutate. Qualche aspetto dei meccanismi della flat tax delle partite Iva sino a 65 mila euro si potrà valutare più approfonditamente». La soddisfazione per essere riuscito a trovare l'intesa nasconde le difficoltà e fa escludere grandi sorprese in aula. «Abbiamo lavorato molto bene, in un grande clima. C'è qui il ministro Enzo Amendola che ne è testimone. In un manovra così complessa ci sono stati vertici, discussioni ma nel complesso un lavoro positivo dove tutti hanno collaborato e la direzione di marcia è chiara». Però sul decreto fiscale non tutto è filato liscio, proviamo a chiedere. «Sull'uso del contante c'è stata una forza politica che ha sollevato perplessità - ammette - io non ho fatto mistero che si potesse portare da duemila a mille il limite senza particolari scossoni sociali. Ma anche a duemila va benissimo. Ma questo non è un aspetto dirimente rispetto a quello che abbiamo fatto, ma dovevamo dare un segnale». «Avrei voluto di più ma va bene così. Ma ripeto, non è questo il punto centrale del piano cashless' che orienta i cittadini verso l'uso della moneta elettronica e di meno contante». E sottolinea: «Il contante è un costo anche per le banche. Ci sono studi che stimano il costo a 10 miliardi l'anno perché dietro c'è un grande impiego di persone che custodiscono, trasportano, gestiscono il contante. Se noi ci orientiamo verso pagamenti digitali non favoriamo solo l'emersione, e comunque non stiamo rendendo più difficile l'uso del contante. Chi lo vuol fare, può pagare ancora contanti senza nessuna penalizzazione. Ma chi partecipa al progetto avrà veri benefici che derivano proprio dall'uso della moneta elettronica». Il costo delle commissioni bancarie rischia di inceppare il meccanismo anche se Conte sostiene che «proprio da qui siamo partiti» e quindi il governo si è già mosso anche sul fronte bancario e degli intermediari finanziari. LA TASK FORCE La caccia all'evasione per tagliare l'Irpef tagliando gli scaglioni, è la mission che Conte assegna alla maggioranza per il prossimo anno. Una task force, annuncia verrà istituita tra palazzo Chigi e ministero dell'Economia, per ridurre le tasse al ceto medio nel tentativo di levare acqua alla propaganda leghista che domani manifesterà in piazza San Giovanni con il resto del centrodestra. Conte non sembra preoccuparsi più di tanto delle iniziative di Salvini. «Quando si avrà il quadro completo della manovra si comprenderà il processo riformatore. Questa non è una manovra di chi doveva evitare una competizione elettorale». E poi, sottolinea, «i sondaggi del governo sono buoni» il gradimento personale del presidente del Consiglio è oltre il sessanta per cento e «quando vado in giro ho un'accoglienza incredibile». Poi «vanno bene anche i partiti» che sostengono il governo, sottolinea. «Invito le forze di opposizione a dare un contributo all'attività di governo», anche perché «l'eco agostano di una possibile ed imminente competizione elettorale si è spento». LA PIAZZA DI CENTRODESTRA Chi sta all'opposizione «organizzi pure manifestazioni di piazza. Ci sta. Come è ovvio che svolga il suo ruolo in Parlamento anche duro e fortemente critico», ma a Conte interessa «il progetto riformatore» sul quale rendere sempre più coesa una maggioranza destinata - nei disegni del presidente del Consiglio - a competere con l'attuale centrodestra. La prossima settimana dovrebbe vedere la luce un nuovo decreto terremoto che «non sarà un decreto elettorale», perchè «ho fatto decine di incontri e di visite» nelle zone del sisma. Un decreto per accelerare le procedure che conterrà «pure risorse finanziarie», anche se - spiega - «sarà un intervento chirurgico per risolvere una serie di problemi» che rallentano la ricostruzione. Domani Conte sarà a Perugia e in Umbria si attende per il fine settimana una fitta presenza di esponenti della maggioranza. Ma il risultato elettorale «non è un test per il governo anche perché c'è stata la convergenza su un candidato ma è avvenuta in tempi ristretti». Il confronto tv tra i due Matteo dice di non averlo visto e di Russiagate non intende parlare prima di essere audito dal Copasir, ma su Erdogan la linea resta dura mentre sulle sanzioni non si sbilancia e si rimette alle decisioni dei Ventisette. Contanti e partite Iva, Di Maio e renziani all'attacco: la manovra torni in Cdm
ROMA Luigi Di Maio sfida Giuseppe Conte. Il ministro degli Esteri guida il Movimento 5 stelle su una linea barricadera sulla manovra. E chiede che il testo torni «lunedì» in Consiglio dei ministri. La risposta di Conte è tranchant: il via libera, sia pure salvo intese, già c'è stato, lunedì si esaminerà solo un decreto sul terremoto. Ma la questione non sembra affatto chiusa. MULTE NEL MIRINO I pentastellati fanno trapelare molti malumori, dal tetto al contante alle multe per chi non installi pos, fino alla stretta sulle partite Iva: il Cdm, insistono, deve riesaminare la legge di bilancio. Da M5S e Iv fioccano distinguo e annunci di emendamenti alla manovra. Sullo sfondo, è il sospetto che circola tra i parlamentari, ci sarebbe una partita di Di Maio e Renzi per sostituire Conte. «Di Maio dice stai sereno con tocco renziano», osserva velenoso Matteo Salvini, che accusa il governo «Dracula» di mettere nuove tasse. Il premier, sul Corriere della sera, cita proprio il caso Salvini per testimoniare di «non temere ribaltoni». Al Senato, dove Renzi è determinante, secondo una fonte Cinque stelle in caso di ribaltoni non solo rischierebbe di spaccarsi il gruppo M5S ma ci sarebbe una decina di senatori Fi pronti a venire in soccorso di Conte, magari con appoggio esterno. Ma tra renziani e 5S c'è chi osserva: «La legislatura è solida, il governo no». La manovra è intanto ogni giorno di più terreno di scontro. Sono le quattro di notte a Washington quando Di Maio si collega in diretta su Facebook per spiegare che la legge di bilancio è ancora da scrivere e che tornerà in Cdm lunedì. Non esiste, ribattono Conte e il Pd. Di Maio convoca i ministri M5S al ritorno dagli Usa per ridiscutere le cose che non vanno, dalla stretta sulla flat tax per le partite Iva (con tetto al reddito e ai rimborsi), a tutto il pacchetto contro l'evasione fiscale. «È una follia», dichiara Stefano Buffagni, voler cambiare le norme sulle partite Iva. Quanto alla stretta anti evasione, i 5Stelle denunciano il rischio che abbassare il tetto al contante da 3.000 a 2.000 euro e mettere multe per i commercianti che non usino il pos, penalizzi i piccoli. Al ministero già si lavora a una riduzione delle multe sui pos, ma Conte difende a spada tratta il suo pacchetto anti evasione, incluso il tetto al contante. L'accusa di volere nuove tasse viene anche da Iv. Il ministro Roberto Gualtieri annuncia una Sugar tax sulle bibite con zuccheri aggiunti. Esulta il ministro Lorenzo Fioramonti che vorrebbe anche una tassa sulle merendine e chiede di destinare i fondi alla scuola. Ma Luigi Marattin, a nome di Matteo Renzi, annuncia un emendamento per cancellare la tassa. Si litiga anche sul carcere agli evasori. IL TAVOLO Conte riunisce a Palazzo Chigi un tavolo sulle frodi fiscali, per concordare la norma da inserire nel decreto fiscale, dove c'è l'inasprimento della sola pena per la dichiarazione fraudolenta. Ci sono il ministro Alfonso Bonafede per il M5s, Michele Bordo per il Pd, Pietro Grasso e Maria Cecilia Guerra per Leu, Giuseppe Cucca per Iv. Alla fine fonti governative M5S affermano che c'è una prima intesa di massima. Dal Pd spiegano che ci sono nodi come le soglie di punibilità dei reati (Renzi le alzò, M5S vorrebbe farle scendere). Ma Italia viva dice un altro no: nessuna intesa. |
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