Data: 27/10/2019
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA |
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Dal tetto ai contanti al carcere per gli evasori. Così il decreto cambia le regole del Fisco.
Un decreto di 60 articoli (e una tabella di tagli)
Sono 60 articoli più una tabella di tagli alle spese dei ministeri. A quasi due settimane dall’approvazione in consiglio dei ministri entra in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale il decreto legge fiscale, che precede il disegno di legge di Bilancio, la manovra vera e propria. Ci sono la stretta sui contanti e le multe per i commercianti che non accettano i pagamenti con carta di credito o bancomat, che scatteranno però solo a luglio. C’è la stretta sull’evasione fiscale e la lotteria degli scontrini. C’èanche l’incentivo di 30 euro per chi acquista per la sua auto un seggiolino anti abbandono. Ma non ci sono la tassa sulle bibite gassate o sulla plastica o le nuove regole sulle detrazioni fiscali. Per quelle bisogna aspettare la Legge di Bilancio. Dal primo luglio incentivi e sanzioni per carte e bancomat Partiranno solo dal primo luglio 2020 tutti gli incentivi per i pagamenti con carta di credito e bancomat, introdotti per contrastare l’evasione fiscale. Da quella data scenderà da 3 mila a 2 mila euro il tetto per le transazioni in contanti, che dal primo gennaio 2022 scenderà ancora, fino a mille euro. Chi supera il limite, sia il compratore che il venditore, rischia una sanzione che ha lo stesso importo della soglia: 2 mila euro dal luglio 2020, mille dal gennaio 2022. I commercianti che non accettano un pagamento con carta di credito o bancomat, invece, rischiano una sanzione di 30 euro, più il 4% della somma che il cliente è stato «costretto» a versare in contanti. Sempre dal primo luglio scatta anche il credito d’imposta, cioè uno sconto sulle tasse future, per limare i costi delle transazioni elettroniche a carico dei commercianti. Sarà pari al 30% delle commissioni, ma solo per quelli con un fatturato sotto i 400 mila euro l’anno. Pene inasprite (fino a 8 anni) per gli evasori Vengono inasprite le pene per gli evasori fiscali. L’intero pacchetto di misure, tuttavia, non entrerà in vigore subito ma solo dopo la conversione in legge del decreto, lasciando quindi aperta la porta a ulteriori modifiche in Parlamento. Le novità sono numerose. Ma la sostanza è che si arriva anche alla reclusione fino a otto anni, rispetto ai sei previsti oggi, per alcuni reati fiscali come la dichiarazione fraudolenta o l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Ma questo a patto che la somma sottratta al Fisco sia superiore ai 100 mila euro, altrimenti ci ferma ancora a sei anni. L’inasprimento delle sanzioni ha alcuni effetti collaterali, come l’allargamento della possibilità di disporre intercettazioni da parte degli investigatori o di fare ricorso alla custodia cautelare, ad esempio quando l’ipotesi di reato è quella di omessa dichiarazione delle imposte sui redditi oppure sull’Iva. Tagli alle spese dei ministeri per 3 miliardi di euro Per far quadrare i conti del decreto fiscale, e soprattutto del disegno di legge di Bilancio ancora in gestazione, il decreto fiscale prevede una lunga lista di tagli alle spese dei ministeri. L’elenco delle «riduzioni delle dotazioni finanziarie» arriva a un totale di 3 miliardi e 89 milioni di euro. Quasi tutti, un filo sotto i 2,9 miliardi, sono a carico del ministero dell’Economia, al quale vengono sforbiciati circa 600 milioni di euro, ad esempio, per interventi a sostegno della competitività e delle imprese. Alcuni tagli sono indolori, come i 355 milioni «spariti» alla voce oneri per il servizio del debito pubblico, che sono in calo visto l’andamento dello spread. Altri sono contenuti ma significativi: come i 15 milioni che vengono sottratti alla dotazione per le politiche sociali e la famiglia, gli altri 15 agli interventi per il terzo settore, oppure i 12 milioni tagliati alla voce tutela della salute. Il prestito ad Alitalia, e lo stop alla norme sulle armi Nella versione finale del decreto legge pubblicata sulla Gazzetta ufficiale l’articolo non c’è. Ma è stata la misura che ha fatto discutere di più nelle ultime ore, quella che ha allungato i tempi per la trasmissione del testo al Quirinale. Nell’ultima bozza del provvedimento c’era un comma che consentiva alla imprese italiane del settore della difesa, cioè degli armamenti, di accedere ai fondi pubblici stanziati per la cooperazione e lo sviluppo in Africa. Ma dopo un lungo confronto l’articolo è saltato dalla versione del decreto inviata al Quirinale per la firma e poi pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Resta invece il nuovo prestito ponte per Alitalia, nella versione rafforzata a 400 milioni di euro, che dovrebbe servire ad accompagnare la ex compagnia di bandiera verso una soluzione si spera definitiva. Così come l’obbligo del pagamento dell’Imu per le piattaforme petrolifere. |
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