Data: 29/08/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Da Monte dei Paschi a Ita Giorgetti riapre la partita delle privatizzazioni
ROMA Un discorso generale, almeno per ora. Ma che tra non molto potrebbe avere applicazione concrete. Nel giorno in cui il Tesoro si attrezza per spendere fino a 2,2 miliardi nella rete Tim, per una partecipazione che può arrivare al 20 per cento della Netco, Giancarlo Giorgetti ci tiene a precisare che in futuro lo Stato non intende svolgere solo il ruolo di compratore. «Per quanto riguarda le privatizzazioni certamente ci sono delle situazioni che potrebbero originare una riallocazione delle partecipazioni dello Stato - ha spiegato il ministro rispondendo a una domanda - oggi discutiamo di uno Stato che entra in partecipazione strategica, può darsi ci siano altre realtà in cui sia opportuno in qualche modo disinvestire». Quali? Il riferimento più immediato è al dossier Mps: della banca senese il Mef detiene una quota del 64 per cento che prima poi dovrebbe essere alleggerita. Operazione comunque non banale, visto che sulla carta l'uscita del socio pubblico doveva avvenire già vari anni fa, mentre nell'autunno del 2021 era naufragata l'operazione tentata con Unicredit. Nelle decisioni delle prossime settimane si terrà conto naturalmente della quotazione del titolo e quindi della possibilità di realizzare un buon introito per le casse dello Stato. Ma al tempo stesso sarà cruciale anche una definizione attenta delle tranche da offrire al mercato. Senza dimenticare che tutta la vicenda ha un sapore politico oltre che finanziario, visto il tradizionale legame tra l'istituto di credito e il centro-sinistra: l'attuale maggioranza potrebbe rivendicare di aver archiviato il salvataggio e completato il risanamento della banca.
LE IPOTESI - C'è poi l'affaire Ita che, come noto, è ormai promessa sposa di Lufthansa. Il Tesoro ha siglato un accordo per cedere il 41% della compagnia e per scendere gradualmente nell'azionariato. Tra le ipotesi circolate in questi giorni c'è quella che prevede l'ingresso del colosso Msc al posto del Mef. Una operazione complessa visto che il decreto di privatizzazione fissa dei paletti ben precisi ma che possono sempre essere modificati. Al termine del processo di vendita il Tesoro dovrebbe, secondo lo schema del decreto, infatti mantenere una quota del 10% di Ita. In passato poi erano emerse altre ipotesi, come quelle riguardanti le Ferrovie e in particolare il pezzo pregiato dell'Alta velocità. Ma non ci sono indicazioni che questi progetti siano tornati di attualità. In ogni caso va ricordato che i proventi delle privatizzazioni affluiscono sì nel bilancio pubblico ma essendo voci una tantum non possono essere usati a copertura delle misure di spesa come quelle della manovra. Piuttosto, servono a ridurre il debito pubblico.
Allargando la visuale oltre le partecipazioni che sono sotto il controllo del Tesoro, proprio in questi giorni si è espresso per una nuova stagione di privatizzazioni il vicepremier Tajani. Il numero uno di Forza Italia ha parlato soprattutto dei porti, scontrandosi con la freddezza del suo collega Salvini, ma in questa visione rientrano anche la gestione dei rifiuti e il trasporto pubblico locale, settori ben rappresentati nel portafoglio degli enti territoriali.
LE RIFORME - Altro tema delicato, accanto a quello delle privatizzazioni, sono le riforme istituzionali. «Questo deve essere anche l'anno delle grandi riforme». Sul finire del suo intervento in consiglio dei ministri, Giorgia Meloni traccia un orizzonte più ampio dell'ordinaria amministrazione. È l'eredità "politica" che il premier vuole lasciare al termine della legislatura. Ai ministri, Meloni ha ribadito come la priorità sia assegnata alla riforma costituzionale, «sulla quale il Ministro Casellati è pronta con una proposta che centra i due obiettivi che ci prefiggiamo: dare stabilità ai governi e far decidere ai cittadini chi debba governare». Il premierato insomma «sarà uno dei primi provvedimenti che vareremo, ma ci sono anche il completamento dell'autonomia differenziata, la riforma della giustizia, la delega fiscale che dobbiamo portare a compimento». Lo stesso capogruppo alla Camera Tommaso Foti aveva affermato ieri che la riforma in senso presidenziale o semi-presidenziale «sarà pronta a fine estate», con o senza l'appoggio delle opposizioni.
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