MILANO Secondo Roberto Boffi, a capo del reparto di pneumologia all'Istituto dei tumori, una sigaretta inquina dieci volte più di un diesel in termini di particolato. Calcolando che a Milano fuma un abitante su cinque, il risultato è una gigantesca nuvola che, insieme a traffico e riscaldamento, soffoca la città. Piazzata proprio al centro di una delle zone più inquinate d'Europa. Ecco allora la «visione» del sindaco Giuseppe Sala e della sua giunta: «Non permettere più, entro il 2030, di fumare all'aperto» e «da subito o a breve» di vietarlo «alle fermate dell'autobus» e nei luoghi in cui i cittadini aspettano «in coda per i nostri servizi».
NUOVE REGOLE La proposta, che certo irrita i tabagisti, è un capitolo del piano antismog - contestato dalla Lega - che approderà nelle prossime settimane in consiglio comunale e «conterrà regole su tanti aspetti, perché il vero rischio è che si riduca il tema ambientale solo al traffico e riscaldamento, ma c'è altro», sostiene Sala. «Analisi che abbiamo condotto confermano che sullo smog incidono anche il fumo, i forni delle pizzerie a legna e i fuochi d'artificio». Il sindaco ammette che l'inquinamento dell'aria è «una delle questioni più frustranti, perché so che un problema che si è creato in cento anni non si risolve in cento giorni». Però va affrontato e «questo regolamento cercherà di stabilire formule e obblighi affinché tutti facciano la loro parte». Ad esempio, non accendere la sigaretta alla fermata del tram, sul marciapiede davanti alle Asl, alle biblioteche pubbliche, agli uffici comunali. E progressivamente allargare l'area no smoke trasformando Milano entro il prossimo decennio in una città senza sigarette, tranne a casa propria. Il sindaco Luigi Brugnaro sta pensando di fare la stessa cosa a Venezia: «Io inizierei da alcune aree delicate del centro storico, come Rialto e San Marco, dove c'è molto affollamento. Parla uno che ogni tanto si concede un sigaro, ma cerco di evitare di farlo quando c'è tanta gente, anche se sono all'aperto». A Napoli, Verona, Firenze e Bolzano non si fuma nei parchi giochi e durante le manifestazioni, a San Benedetto del Tronto niente sigarette sul lungomare e dalla scorsa estate i cartelli di divieto sono comparsi su molte spiagge, da Rimini a Lampedusa.
MOZIONE AL PARLAMENTO La tendenza smoke free è un movimento mondiale, non ci si può accendere una sigaretta in attesa del bus in Polonia, in Germania e in Svezia, vietato fumare nei parchi di New York, sulle spiagge o in strada in California. Halifax, città canadese di quasi 400 mila abitanti, ha optato per misure drastiche: tabacco all'aperto solo in un centinaio di punti riservati. In Italia oggi i fumatori sono 11,6 milioni, un milione in meno dall'entrata in vigore della legge Sirchia di quindici anni fa, ma il minimo storico di 10,8 milioni del 2012 non è più stato toccato. Così, due mesi fa, è intervenuto anche il Comitato nazionale per la bioetica, con una mozione. «Abbiamo ritenuto necessario richiamare l'attenzione del parlamento e del legislatore su una maggiore tutela di coloro che non fumano - spiega il presidente Lorenzo D'Avack - Il problema non è limitare chi fuma, è una scelta personale e peraltro sa che rischi corre. Noi abbiamo cercato di sottolineare le ricadute per chi non fuma». Le proposte del Comitato: estendere i divieti agli spazi esterni, compresi stadi, campi sportivi, parchi, giardini e pergolati di ristoranti e pizzerie. Aumentare, e di molto, il prezzo delle sigarette tradizionali ed elettroniche. Prevenire i danni ambientali provocati dai mozziconi buttati a terra. L'onda no smoke sta crescendo.