È stato subissato di lettere anonime in tutte le sedi con conseguenti ispezioni e poi il processo penale che ora si è concluso con l'assoluzione piena per tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. L'ex rettore dell'Università Luciano D'Amico è felice per la sentenza emessa dopo un dibattimento iniziato nel 2018 con il rito immediato che si sarebbe dovuto concludere velocemente, ma che, al contrario, si è protratto a lungo. «Non ho mai dubitato della piena legittimità del mio operato che ora è stato riconosciuto pure dal tribunale commenta D'Amico all'indomani della sentenza che ha assolto anche l'ex preside della facoltà di Scienze della Comunicazione Stefano Traini e l'ex direttore amministrativo dell'Università Mauro Mattioli -. Non mi sono dimesso né da rettore, né da presidente della società Tua perché ero certo di aver fatto bene». D'Amico, però, ammette che gli anni trascorsi a doversi difendere dalle accuse «sono stati impegnativi». Ma lo sono stati anche gli anni che ha passato a dover risanare i bilanci dell'Università e della Tua. «Sono state scritte tantissime lettere anonime, non so perché e non mi interessa dice -. Quando ho iniziato il mio mandato da rettore, nel 2012, l'Università aveva un disavanzo di 2 milioni di euro. Nel 2017 l'ultimo bilancio aveva un avanzo di oltre 5 milioni di euro con un recupero di oltre 7. La Tua, invece, era in perdita per oltre 12 milioni di euro e l'ho portata in pareggio. Alle due pubbliche amministrazioni sono riuscito a far avere un risparmio di 19 milioni di soldi pubblici, ossia 50 milioni di costi risparmiati alle casse dello Stato. Forse ho spinto chi percepiva indebitamente questi soldi a scrivere le lettere anonime».