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Data: 31/08/2021
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA
    CORRIERE DELLA SERA

Cgil, effetto green pass sul sindacato di Landini. Tutte le spine del «predestinato»

di Dario Di Vico


La stagione politica non è ancora ricominciata ma una delle domande che circolano con maggiore frequenza, nelle redazioni dei giornali e nel backstage degli eventi di fine agosto, riguarda la Cgil. Che cosa sta avvenendo di preciso nel maggiore sindacato italiano e perché la leadership di un segretario solido e di ottima reputazione a sinistra, come Maurizio Landini, viene per la prima volta sottoposta a dure critiche? Premetto che una risposta secca e convincente a queste domande la avremo solo più in là nel tempo, ma vale la pena per ora scattare qualche istantanea e cercare qualche collegamento logico. Tutto ovviamente parte dalla posizione assunta dal numero uno della Cgil sul tema del green pass nelle mense e più generale sull’obbligatorietà della vaccinazione. Mentre durante il lockdown il sindacato con molto coraggio aveva sottoscritto un protocollo di intesa con la Confindustria e sulla base di quel documento aveva nella buona sostanza garantito che le fabbriche continuassero a produrre quasi a pieno regime, nella stagione della variante Delta si è passati dalla strategia del petto in fuori alla tattica del braccino corto. Improvvisamente Landini (e anche i suoi due colleghi Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri) ha rotto il patto comunitario con le imprese e, a giudizio dei suoi critici, ha finito per coprire le posizioni dei no vax o comunque del fronte degli scettici. rientro dalle vacanze Green pass obbligatorio dal 1° settembre per treni, aerei e traghetti: cosa cambia di Valentina Iorio I rilievi Una scelta che, è stato detto da molti, fa a pugni con le tradizioni «responsabili» della Cgil e più in generale del miglior sindacalismo italiano. E infatti una dopo l’altra sono fioccate sul Foglio le prese di posizione di alcuni leader emeriti come Savino Pezzotta (Cisl), Giorgio Benvenuto (Uil) e addirittura Sergio Cofferati, di norma molto restio a criticare la sua Cgil. «Mi sembra una cosa talmente semplice esigere il green pass nelle mense, non so come sia possibile che se ne stia discutendo. È la soluzione più ovvia, non c’è da stare a pensarci», ha dichiarato il protagonista delle grandi manifestazioni sindacali della prima parte degli anni 2000. E i lavoratori non vaccinati? «Non si tratta di discriminare, ma di proteggere», ha aggiunto Cofferati. La fronda nei confronti di Landini successivamente si è estesa: e questa volta non sono stati più i past leader a muovere rilievi ma un distinguo significativo è venuto dall’interno della confederazione. Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea-Cgil, una delle categorie più forti, ha lanciato una campagna pro vaccini. Non una sconfessione diretta della posizione di Landini, ma un indirizzo sicuramente alternativo perché alla posizione sindacale da Ponzio Pilato («È il governo che deve decidere e non noi») Genovesi ha contrapposto un ruolo attivo della rappresentanza a favore della massima diffusione delle vaccinazioni. Con un volantino diffuso nei cantieri la Fillea propone alle imprese di organizzare assemblee interne con virologi e medici per informare e persuadere i lavoratori più restii. a piacenza Ikea, i dipendenti senza Green pass pranzano all’esterno seduti per terra di Redazione Economia Nei prossimi giorni verranno contattate Cisl e Uil perché - ha dichiarato Genovesi ancora al Foglio -- «un solo vaccinato in più sarebbe comunque un successo». Il ruolo dei sindacati Il dibattito attorno al green pass che ha visto Cisl e Uil schiacciati sulla posizione della Cgil («Sergio D’Antoni non avrebbe lasciato tutto questo spazio a Landini», ha ammesso un dirigente cislino di lungo corso) ha visto emergere un’interpretazione decisamente pessimistica sull’evoluzione dei sindacati italiani. Secondo questa tesi il vecchio modello di tipo confederale e orientato alla difesa degli interessi generali del Paese rischia di essere rottamato in nome di un sindacalismo à la carte che sceglie di volta in volta la strada migliore per coprire innanzitutto i suoi iscritti. Il tutto rinunciando a organizzare nel contempo un’elaborazione autonoma sui temi della programmazione e della contrattazione tipica dei vecchi e gloriosi uffici studi (nella Cgil vi avevano lavorato Giuliano Amato, Bruno Trentin, Stefano Patriarca). Una seconda interpretazione, meno drastica, non crede al passaggio del Rubicone e alla nascita del sindacato bricoleur ma attribuisce tutto a una confusione e a un indebolimento delle leadership, dovuto anche a una stagione in cui le restrizioni della mobilità hanno ammazzato il dibattito interno e interrotto i canali di comunicazione tra i luoghi di lavoro e le centrali sindacali. Landini, il predestinato Nessuna delle due tesi, comunque, sembra fare sconti a Landini, un predestinato a cui era stato vaticinato un cursus honorum ancora lungo ma la cui luce vive, ora, soprattutto di grandi performance mediatiche accompagnate da dichiarazioni a effetto («Senza blocco dei licenziamenti la democrazia è in pericolo» oppure «Un patto come nel ‘93 con Ciampi oggi non serve».). Che sono sembrate soddisfare più i titolisti di turno nei giornali agostani piuttosto che delineare una compiuta strategia politica per l’autunno del Pnrr ovvero la stagione del maggior ciclo di investimenti pubblici mai conosciuto dal nostro Paese (e quanti convegni invece ha organizzato sul tema la Cgil quando per gli investimenti pubblici non c’era un soldo?). Certificazione verde Green pass, l’ipotesi della proroga a 12 mesi: cosa cambia (i primi scadrebbero a ottobre) di Massimiliano Jattoni Dall’Asén Il calendario Il confronto interno comunque non si limiterà ai vaccini visto che è prevista entro il 2021 la conferenza d’organizzazione che a sua volta precederà un congresso calendarizzato entro il 2022. Nella Cgil scadenze di questo tipo hanno un peso considerevole e la loro implementazione richiede molte energie e settimane. Il documento preparatorio è al solito onnnicomprensivo e di conseguenza dall’esterno non è facile individuare l’indirizzo che l’operazione prenderà. O magari non è stato ancora deciso da Landini. Di sicuro emerge la scelta di digitalizzare i processi interni e tutte le informazioni di cui è in possesso l’organizzazione e si punta ad aumentare i tesserati. Oggi gli iscritti sono poco più di 5 milioni, gli attivi il 51,8% e gli under 35 il 18,5%; nel 2020 le perdite sul 2019 sono state contenute (-1%) ma negli ultimi 20 anni la Cgil ha perso 300 mila tessere. Nei processi di digitalizzazione un ruolo importante l’avrà una srl, Futura, voluta da Landini con attivismo multitasking. Si occuperà della ricerca demoscopica sui bisogni dei lavoratori, della comunicazione, di costruire la piattaforma digitale e di coordinare una campagna di tesseramento su base triennale. Tanta trama.


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