Chiesto il processo per le sette figure di vertice di Strada dei Parchi, società del gruppo Toto che detiene la concessione di A24 e A25, finite nel registro degli indagati per la mancata manutenzione dei viadotti e il conseguente deterioramento lungo il tratto autostradale Pescara-Torano. Il sostituto procuratore Luca Sciarretta ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio, che non presenta elementi di novità rispetto all'avviso di conclusione delle indagini emesso nel novembre scorso. Davanti al gup dovranno comparire l'amministratore delegato della società Cesare Ramadori, il presidente del consiglio d'amministrazione Lelio Scopa, il direttore generale Gino Lai, il responsabile del settore viabilità Marco Pellicciardi e i dirigenti del settore tecnico Marco Carlo Rocchi, Mario Bellesia e Gabriele Nati. Agli imputati si contestano i reati di inadempimento dei contratti di pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti. L'inchiesta fu innescata dagli esposti delle associazioni Nuovo senso civico e Stazione ornitologica abruzzese, che denunciarono il «degrado strutturale delle pile» dei viadotti, fornendo anche un'ampia documentazione fotografica e tecnica. Le indagini, durate circa due anni e condotte dai carabinieri forestali di Pescara, si sono avvalse della consulenza tecnica del professor Bernardino Chiaia, ordinario del dipartimento di Ingegneria strutturale, edile e geotecnica al Politecnico di Torino, il quale ha stilato una dettagliata relazione sullo stato delle infrastrutture, confermando le condizioni di degrado dei viadotti.
La Procura si è concentrata sulle condizioni dei viadotti Popoli, Bussi, Gole di Popoli e Svincolo di Bussi, contestando ai vertici di Strada dei Parchi di non avere ottemperato agli obblighi previsti dalla convenzione di concessione stipulata nel 2009 con Anas e tuttora in vigore con il ministero delle Infrastrutture.
I MANCATI INTERVENTI In particolare gli imputati, secondo l'accusa, sarebbero responsabili della mancata esecuzione dei «dovuti interventi di manutenzione ordinaria, sia predittivi sia di riparazione si legge negli atti - con l'effetto di determinare avanzati stadi di degrado manutentivo». Più nello specifico i viadotti evidenzierebbero «diffusi fenomeni di fratture, ossidazione e disassamento dei dispositivi di appoggio in metallo, l'ammaloramento localizzato di impalcati e solette in corrispondenza di giunti e discendenti e l'ammaloramento localizzato delle pile». In sostanza si sarebbe verificata una «disgregazione del calcestruzzo superficiale, che si estende fino a profondità variabile» e «l'ossidazione con decomposizione dei materiali delle armature ordinarie, con conseguente alterazione dell'originaria costituzione dei materiali in cemento armato e precompresso». Inoltre gli imputati avrebbero fornito al Mit «informazioni e dati insufficienti e generici», in modo tale «da non consentire al personale del ministero di verificare entità e tipologia degli interventi di manutenzione ordinaria programmati ed eseguiti». E «per effetto di tali inadempimenti scrive Sciarretta facevano mancare opere necessarie a un pubblico servizio, non assicurando la funzionalità e l'esercizio in sicurezza della A25 Torano-Pescara».
TRAFFICO SENZA LIMITIProprio i rischi relativi alla sicurezza hanno fatto scattare l'ulteriore contestazione, legata alla mancata effettuazione «delle idonee verifiche di sicurezza dei viadotti, in considerazione della evoluzione dei mezzi di trasporto e dei possibili carichi in transito» e alla mancata adozione «delle necessarie misure volte a regolamentare e limitare il transito dei veicoli», almeno fino al 26 ottobre 2018, quando su indicazione del Mit scattò l'ordinanza che impose una serie di limitazioni ai mezzi pesanti. Sulla vicenda, con ipotesi di reato analoghe, sono state aperte inchieste anche dalle procure di Teramo, L'Aquila e Chieti. La Toto Holding ha sempre respinto ogni addebito e nelle settimane passate ha fatto sentire la sua voce, tramite una nota diffusa alla stampa, chiarendo di avere «la coscienza tranquilla» e di avere «sempre rispettato le prescrizioni, le regole e la tutela della sicurezza degli utenti». Di segno opposto il punto di vista delle associazioni che hanno fatto scattare le inchieste e di alcuni partiti della sinistra radicale, i cui esponenti hanno invocato la revoca delle concessione.