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Data: 18/09/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Bus finisce contro un albero: 24 feriti, operata una 17enne. Un'Audi va a sbattere contro il mezzo di Tua: cinquanta studenti salvi per miracolo. Il conducente: andavo a 40 all'ora ho cercato di evitare la macchina

«Di colpo l'inferno». I ragazzi: sangue e vetri dappertutto. Lo studente del Da Vinci che per primo ha chiamato il 118: sono corso per strada a chiedere aiuto, ero sconvolto LEGGI L'ARTICOLO IN PDF


SPOLTORE Stavano tornando a casa in autobus dopo la mattinata di scuola: da Pescara verso Santa Teresa di Spoltore e Caprara, con tappa finale a Pianella. A bordo dell'autobus di linea 1012 della Tua (Trasporto unico abruzzese), partito ieri dalla stazione di Pescara alle 12,40 c'erano una cinquantina di persone. Studenti soprattutto (dello scientifico Da Vinci, dell'alberghiero e dell'Acerbo), e qualche signora di mezza età.Erano già scesi in tanti quando, poco prima di Caprara, l'autobus di linea condotto da A.M., autista di Montesilvano con più di 30 anni di esperienza, è stato violentemente toccato sulla fiancata sinistra da una macchina proveniente dalla direzione opposta e che, di fatto, ha spinto il mezzo contro una grossa pianta che, lungo il ciglio stradale ha sventrato il mezzo pubblico nella parte anteriore destra.
VENTIQUATTRO FERITI. Una ragazza di 17 anni di Pianella, R.P., studentessa al terzo anno dell'istituto Alberghiero, è rimasta gravemente ferita. Da ieri è ricoverata nel reparto di Rianimazione in prognosi riservata dopo più di 7 ore di sala operatoria, per rimediare alle gravissime ferite riportate a un piede: seduta al primo posto sull'autobus, la diciassettenne è rimasta incastrata tra l'albero e le lamiere e ci sono voluti i vigili del fuoco (tre squadre e venti uomini guidati dal funzionario Paolo D'Angelo) per liberarla e consentire ai sanitari del 118 arrivati con 4 ambulanze e l'elisoccorso, di intervenire e portarla d'urgenza all'ospedale di Pescara. È lei la ferita più grave di questo spaventoso incidente, ma a ricorrere alle cure dei medici sono state altre 23 persone. In 18 sono stati medicati all'ospedale di Pescara, in sei all'ospedale di Chieti. Alla fine, per quasi tutti si è trattato di ferite e traumi giudicati guaribili tra i 5 e i 10 giorni, a eccezione del conducente della macchina (25 giorni di prognosi per ferite alla caviglia e al gomito) e di un ragazzino di 12 anni (30 giorni per la frattura della clavicola e un trauma cranio-facciale). A portarlo al pronto soccorso, sconvolto e in lacrime, proprio l'automobilista, un imprenditore 38enne di Spoltore.
TUTTI SOTTO CHOC. Un incidente spaventoso che poteva determinare una strage se l'esperienza dell'autista, grazie anche alla scarsa velocità, non gli avesse consentito di mantenere il controllo del mezzo fino all'ultimo e soprattutto se su quella semicurva lungo la strada provinciale tra Santa Teresa e Caprara, non ci fosse stato quel grosso albero a bloccare la caduta del mezzo lungo la scarpata lì a un passo. Ma sono stati comunque minuti di lacrime e sangue, come raccontano alcuni dei passeggeri. Tutti studenti pendolari, e qualche signora di mezza età che tornavano a casa e che al momento dello scontro erano intenti a chiacchierare, ad ascoltare musica o a sbirciare sui cellulari.
DINAMICA E TESTIMONIANZE. Prima un botto e poi il secondo, più forte, raccontano alcuni dei testimoni riferendo il momento in cui si è scatenato l'inferno, con i passeggeri scaraventati in avanti per diversi metri, i vetri in frantumi e quell'albero, quell'enorme albero, finito dentro l'autobus.Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Spoltore e della compagnia di Pescara guidati dal tenente Giovanni Rolando, e secondo i primi rilievi effettuati dalla polizia locale di Spoltore diretta dal comandante Panfilo D'Orazio (sul posto con il sindaco Luciano Di Lorito), sarebbe stata l'Audi che da Caprara scendeva verso Santa Teresa ad aver invaso la corsia di marcia entrando in collisione, sul lato del conducente, con l'autobus. Entrambi, autista e automobilista, sono stati comunque sottoposti a esame tossicologico il cui esito sarà pronto nei prossimi giorni.
INDAGINE INTERNA DI TUA. «Stiamo aspettando di avere un riscontro circa la ricostruzione ufficiale che arriverà dalle forze dell'ordine. Intanto abbiamo avviato accertamenti interni rispetto ai doveri dell'azienda e abbiamo appurato che il conducente veniva da due turni di riposo ed è escluso che vi fosse una condizione di sovraffollamento. Tutto era in regola» ha detto all'Ansa il presidente della Tua Gianfranco Giuliante che, in attesa della ricostruzione ufficiale sottolinea: «Mi è stato detto che il conducente, in ospedale per accertamenti, è molto bravo».
 

Il conducente: andavo a 40 all'ora ho cercato di evitare la macchina. Parla l'autista della Tua

PESCARA Trentatrè anni di servizio e mai un incidente. Sono state l'esperienza e la prudenza dell'autista della Tua, ieri alla guida dell'autobus carico di ragazzi, a evitare la tragedia. Una prudenza di cui parlano i suoi colleghi, pronti a scommettere «sull'attenzione e la meticolosità che da sempre ne contraddistinguono la guida morbida» e che lo stesso conducente, A.M. di Montesilvano, conferma con il racconto di quei momenti. Un racconto che concede al Centro a fine serata, mentre è ancora all'ospedale di Chieti per tutti gli accertamenti e dopo aver riferito ai carabinieri quello che ripete anche al giornale: «Andavo tranquillo, procedevo sulla destra senza problemi, a 40 all'ora, alla guida dell'autobus a metano. Poi dalla direzione opposta, ho visto arrivare l'Audi, da lontano ho visto che era un po' larga ma ho pensato che sarebbe rientrata. Continuavo a mantenere la destra, senza perdere di vista l'Audi, ma di più non potevo andare a destra, c'era il ciglio della strada e poi la scarpata». E invece, all'altezza di una semicurva, lungo la strada provinciale che da Santa Teresa porta a Caprara di Spoltore, è successo: la macchina non solo non è rientrata nella traiettoria della sua corsia, ma ha preso la fiancata dell'autobus. «La macchina mi ha toccato sulla fiancata sotto lo sportello di guida e ha proprio spostato l'autobus, che è finito contro l'albero», riprende l'autista. «È stata una questione di attimi, dallo specchietto ho continuato a seguire con lo sguardo quella macchina che dopo lo scontro ha perso lo sportello e intanto mi sono reso conto dell'albero che aveva sfondato il mezzo. Ho fatto scendere i passeggeri, lo stesso automobilista», va avanti il conducente della Tua, «è sceso per aiutarmi, è venuto a soccorrerci. Forse scendendo a quell'ora (le 13 circa ndr) non si aspettava di trovarsi davanti un autobus, dopo la semicurva. Ma poteva essere una strage, mi sono davvero spaventato». Alla fine è a lui che in tanti, tra i passeggeri di quell'autobus, ringraziano perché, come fanno notare gli stessi soccorritori, il conducente ha evitato che l'autobus finisse sotto la scarpata, lungo i sei sette metri di sassi e rovi. «Ho ancora il sangue dei passeggeri addosso», si lascia sfuggire A.M. a fine giornata, «e per fortuna che due fermate prima era scesa la metà dell'autobus».
 

«Di colpo l'inferno». I ragazzi: sangue e vetri dappertutto. Lo studente del Da Vinci che per primo ha chiamato il 118: sono corso per strada a chiedere aiuto, ero sconvolto

PESCARA«Venite subito, l'autobus ha fatto un incidente sotto Caprara, ci sono tanti feriti, fate il più veloce possibile». Arber Hoxaha è di Pianella, ha 15 anni. Studente al primo anno del liceo scientifico Da Vinci, ieri è stato lui che alle 13,12 ha chiamato per primo il 118. L'ha fatto dal suo telefonino, dopo essere schizzato fuori dal pullman sventrato dall'albero, tra scene di pianto e di sangue.Al Centro, insieme a un altro ragazzo che ieri si trovata sul bus numero 1012 racconta l'incubo dal quale si sono miracolosamente salvati come l'autista e tutti gli altri passeggeri.«Ero in piedi come un'altra dozzina di ragazzi, mi trovavo vicino alla porta, proprio al centro dell'autobus», racconta Arber, «in mezzo alle due sbarre dove di solito si sistemano le carrozzine. Stavamo parlando tra di noi, c'era chi ascoltava musica con le cuffiette, chi chiacchierava. All'improvviso c'è stata una botta, sono iniziate le urla e poi subito la seconda, più forte, quella contro l'albero. Siamo stati catapultati in avanti, tutti i ragazzi che erano in fondo sono volati davanti. Una signora me la sono trovata sotto i piedi, ho pensato che era morta. C'era gente a terra, i vetri, chi sanguinava, chi piangeva. Ho visto l'albero dentro l'autobus, si sentivano le urla ma non sapevo neanche che sotto ci fosse una ragazza. L'autista è sceso, era sconvolto, io anche sono sceso e ho pensato solo a correre, per andare verso le macchine a chiedere aiuto».È in quei frangenti, riferisce Arber, che ha allertato il 118. «Mentre correvo, una signora con la macchina si è fermata, le ho detto quello che era successo, intanto ho chiamato il 118, ma non riuscivo a parlare, ero sconvolto. Ho detto solo di fare il prima possibile, che c'erano i feriti, dall'altra parte mi dicevano di stare calmo, che ero di grande aiuto. Ma io non ce la facevo, "ti passo una persona più grande" gli ho detto, e gli ho passato la signora. Poi sono arrivate le ambulanze, gli elicotteri, i vigili del fuoco, i carabinieri».Un inferno nel quale si è ritrovato all'improvviso anche Stefano Del Biondo, 17 anni, anche lui di Pianella, studente al quarto anno dell'istituto Acerbo che quotidianamente utilizza l'autobus dei pendolari. «Stavo sentendo la musica con le cuffiette, seduto su uno dei tre posti dietro. Avevamo preso l'autobus a Pescara a mezzogiorno e dieci, eravamo gran parte ragazzi di Pianella, studenti dell'Acerbo, del Da Vinci, dell'Alberghiero. All'improvviso sono stato sbalzato in avanti e sono finito contro le ringhiere che separano i posti, mi è piombata addosso una signora, e con le gambe ho sfondato le ringhiere. C'era sangue dappertutto, le persone urlavano, c'era chi piangeva, io sono sceso, per lo spavento mi sono allungato a terra e ho quasi perso i sensi. Mi ha aiutato un signore, uno di quelli che si erano fermati dopo l'incidente. Poi, come gli altri ho chiamato i miei genitori. Alla fine», ripete Stefano a se stesso, «ho preso solo una brutta botta alle gamba e basta».

 

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