A una settimana scarsa dalla riapertura delle scuole le associazioni studentesche hanno indetto uno sciopero per questa mattina. Sembrerebbe paradossale dopo le rivendicazioni di questi mesi per tornare in classe, ma la protesta contiene un messaggio preciso. Gli studenti rilevano come rispetto a ottobre e gennaio le misure di prevenzione all'interno e all'esterno degli istituti siano le stesse, con tutto quello che comporta. Da qui l'amara constatazione che «di fronte a un nuovo incremento dei contagi le scuole saranno di nuovo sacrificate». In quest'ottica, più che una operazione a difesa del diritto allo studio la riapertura suona come una scelta meramente politica. «Ancora una volta siamo stati tagliati fuori da un dibattito di cui dovremmo essere i protagonisti» scrive in un comunicato la Libera associazione studentesca (Las), che mesi addietro aveva aperto un dialogo con la regione. A seguito della manifestazione dell'11 gennaio, con la mediazione dei consiglieri di opposizione Blasioli e Paolucci era stato avviato un tavolo di confronto riunitosi poi il 26 gennaio all'Aquila. Nell'occasione l'assessore ai trasporti D'Annuntiis aveva incaricato i rappresentanti degli studenti di raccogliere dati e criticità circa il sistema di trasporto pubblico, indiscutibilmente il problema cruciale.
«Un lavoro portato avanti con impegno per settimane assieme alla consulta e a tutti gli studenti della provincia, speravamo costituisse l'inizio di un dibattito duraturo e proficuo, invece è stato commissionato e poi ignorato con la stessa semplicità».
I PUNTI CRITICI Il dossier di 11 pagine è stato inviato dai ragazzi il 26 febbraio, per oltre un mese non hanno avuto risposte, alle sollecitazioni la segreteria dell'assessorato ha in un primo tempo negato di aver mai ricevuto il lavoro, in un secondo risposto con una mail che evidenzia come il servizio sia stato organizzato e potenziato sulla base dei dati forniti dalle singole scuole, e come molte richieste siano «legate a segnalazioni individuali difficilmente compatibili con le necessità del trasporto collettivo», risolvibili piuttosto con permessi di uscita e entrata anticipati o posticipati. Le cose non stanno proprio così.
Nel dossier sono elencate una serie di problematiche che riguardano gruppi numerosi di studenti, soprattutto pendolari provenienti dall'entroterra pescarese o da altre province, specie nella seconda fascia oraria (9,30-14,30) che costringe ad attese, anche di oltre un'ora, prima di entrare a scuola o per tornare a casa. I residenti a Civitaquana ad esempio devono necessariamente prendere l'autobus delle 16 perché il precedente parte alle 14,10 e non è possibile ottenere permessi di uscita di oltre mezz'ora. Per altri studenti è anche peggio, per tornare a Guardiagrele bisogna attendere le 16,30, a Torrevecchia le 18, a Miglianico le 19, mentre a Piano D'Orta non c'è proprio modo perché dopo le 14,15 non ci sono altri treni. Diverse sono inoltre le segnalazioni di mezzi affollati, specie le linee 3, 6, 21, 38 e la tratta Pescara-Cepagatti. La regione ha comunque trasmesso i disagi riscontrati a Tua e Trenitalia per individuare possibili soluzioni. Al fine di riproporre intanto il confronto tra studenti e istituzioni, Las, consulta e rappresentanti degli istituti terranno stamane un presidio in Piazza Unione sotto la sede della regione. Verrà presentato anche un manifesto stilato assieme ai collettivi studenteschi di Lanciano e L'Aquila con l'obiettivo di illustrare «i tanti deficit della realtà scolastica abruzzese: il diritto allo studio, la didattica, i trasporti e l'edilizia scolastica». Lo sciopero, col quale la Las invita gli studenti ad astenersi dalle attività didattiche, è appoggiato anche da Rifondazione Comunista che in una nota ribadisce «la necessità di potenziare il personale dedicato al tracciamento nelle scuole e pianificare test rapidi periodici in tutti comuni della provincia».