Nella fase 2 dell'emergenza Covid c'è la possibilità di un contingentamento dei mezzi pubblici fino al 70% della capienza. Significa che sul bus potrebbero salire al massimo 30 persone, mentre in un treno della metro l'accesso sarebbe consentito fino a 350 passeggeri per volta. Questo è lo scenario a cui stanno lavorando da ieri notte i tecnici del Comune e della Regione. Toccherà rafforzare quindi la flotta di Atac, un parco mezzi già ultra-datato (l'età media è 11 anni) e che deve fare i conto con un ritardo nella consegna dei nuovi bus determinato dalla crisi e dal blocco di tante fabbriche. Ecco allora la richiesta della partecipata comunale: se si arriverà, come pare, a un contingentamento su decisione del governo, si potrebbero deviare in città i mezzi delle tratte regionali, gestiti da Cotral, il consorzio che fa capo alla Pisana. D'altronde già oggi, col lockdown, decine di navette regionali rimangono ferme, dato che gli spostamenti sono ridotti all'osso, a maggior ragione tra comune e comune. I veicoli non impiegati nei collegamenti del Lazio, allora, potrebbero essere sfruttati come soccorso all'Atac, deviandoli sulle linee che avranno più bisogno di mezzi. La proposta è stata fatta ieri dai vertici della società del Campidoglio all'assessore alla Mobilità del Lazio, Mauro Alessandri.
I TORPEDONI TURISTICI Sempre per rafforzare la flotta del Tpl di Roma, il vicegovernatore Daniele Leodori sta trattando con le ditte dei bus turistici, attraverso Federlazio Turismo. In una lettera alla Regione, la presidente dell'organizzazione, Clara Fraticelli, si è detta disponibile a «utilizzare i pullman ora fermi nei depositi e il personale di queste imprese per dare un supporto al trasporto pubblico essenziale», attraverso «corse di supporto, sia al servizio ferroviario che al trasporto su gomma extraurbano e urbano».
La sindaca Virginia Raggi ieri mattina, in una video-call con Leodori, la Prefettura, i vertici di Atac, Cotral e Trenitalia, ha ribadito l'importanza di indossare mascherine (ha parlato delle «ffp2», solitamente destinate a medici e infermieri) per salire sui mezzi pubblici, nella fase 2. Anche Atac, come anticipato dal Messaggero, è orientata a sposare il modello Veneto, con l'obbligo di coprirsi il volto per salire su bus e treni. Anche il premier Conte del resto ieri ha parlato della necessità di mascherine e distanze «fino a quando non saranno disponibili terapia e vaccino».
I CONTROLLI Il nodo centrale però è come far rispettare il contingentamento. Tradotto: pur mettendo un tetto alla capienza dei bus, come si fa in modo che venga osservato da un numero di passeggeri che sarà sempre crescente? Sia Paolo Simioni, presidente uscente di Atac (prenderà a breve il timone di Enav), sia i vertici di Cotral, hanno chiesto di prevedere non solo controlli, ma anche multe per chi non rispetta le distanze di sicurezza. Ad occuparsene, per Atac, non possono essere i controllori, circa 250, che peraltro hanno la qualifica di poliziotti amministrativi e quindi non potrebbero occuparsi della nuova mansione. A vigilare dovrebbero essere gli uomini della Polizia locale che già da settimane pattugliano i mezzi pubblici, per le verifiche sugli spostamenti e sulle autocertificazioni.
PASSEGGERI TRACCIATI Per monitorare l'afflusso dei passeggeri, Atac si servirà di conta-persone e di accordi con le compagnie telefoniche che permetteranno di tracciare, in maniera anonima per gli utenti, fermate e tratte più affollate. C'è anche l'ipotesi di utilizzare un'app per prenotare il posto, modello