Data: 24/01/2021
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Biondi: «Mi ricandido nel 2022 lascio solo se arriva un Ronaldo» Il sindaco rompe il silenzio dopo il reintegro dei tre assessori. A una fronda di Fratelli d'Italia non basta la presidenza di Ama. Aquilio: «Torneremo subito al lavoro»
L'AQUILA L'Ama potrebbe non bastare per archiviare la crisi politica. Seppur non ufficialmente, la sospirata quadratura del cerchio tra il sindaco Pierluigi Biondi e i leghisti capitanati dall'onorevole Luigi D'Eramo potrebbe non soddisfare appieno gli appetiti del gruppo di Fratelli d'Italia vicino all'assessore regionale Guido Quintino Liris. Il disgelo con le truppe del Carroccio, nel segno della ritrovata centralità del progetto originario, quindi, rischia di aprire un conflitto "in casa" propria per il primo cittadino che, alla fine, potrebbe essere spinto a sacrificare il suo assessore di fiducia Vittorio Fabrizi. Il quartetto che fa capo a Liris, formato da Vito Colonna, Leonardo Scimia, Ferdinando Colantoni e Giancarlo Della Pelle, infatti, sembra fermamente intenzionato a battere i pugni per strappare un posto in giunta per Colonna, decano del consiglio comunale.
BIONDI GUARDA AL 2022. All'indomani della soluzione della lunga crisi aperta mesi fa con i cugini del Carroccio, che ha fatto scattare il via libera al ritorno in sella degli assessori Fabrizia Aquilio, Daniele Ferella e Fabrizio Taranta (stesse deleghe), Biondi non nasconde la soddisfazione. «Il confronto ha consentito di ristabilite le regole della coalizione e la compostezza», dichiara il sindaco e coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia, «il tutto nel rispetto delle prerogative altrui, ma senza più trasformare il consiglio comunale in un tribunale improvvisato dove emettere sentenze. Ci sono le sedi opportune dove eventualmente manifestare il proprio pensiero, senza quelle uscite plateali». Il riferimento di Biondi, seppur senza nominarlo, è rivolto al capogruppo leghista, Francesco De Santis, che in assise civica, a luglio, affermò di «vergognarsi di far parte della maggioranza» aprendo la strada a un periodo "tumultuoso" che ora sembrerebbe finito, anche se in politica il condizionale resta di rigore. «L'unità della coalizione, al di là di qualche incomprensione e inesperienza che hanno generato alcune uscite fuori luogo, è centrale per vincere», riprende Biondi, «come nella tornata elettorale scorsa, quando, al ballottaggio, pur partendo da 12 punti percentuali indietro, seppur inaspettatamente, riuscimmo a strappare il Comune al centrosinistra: abbiamo ereditato una città che, finita la spinta propulsiva del governo Berlusconi, è stata abbandonata a sé stessa. Da allora c'è stato un confronto continuo col governo per vedere riconosciuti i nostri diritti: il mio predecessore, Massimo Cialente, riconsegnò la fascia per protesta».Ora, con la ricomposizione del centrodestra, al netto dei mal di pancia tutti interni a Fd'I, il sindaco può guardare con fiducia al prossimo appuntamento elettorale, pronto a giocare la partita in prima linea. «Il discorso del futuro», aggiunge Biondi, «è affidato alla provvidenza: detto ciò, non sono io che decido chi sarà il candidato a sindaco, però mi sembra che il centrodestra ricompattato abbia riaffermato la centralità del progetto: sono un mediano, se domani dovesse uscire un fuoriclasse, non dico un Ronaldo, anche per i colori della squadra, ma un Paolino Pulici (ex attaccante di Torino e Fiorentina, ndc), vedremo. Ho sempre affrontato tutte le sfide con la massima serenità, se dovessi smettere di fare il sindaco ho sempre un posto di lavoro pubblico che mi aspetta, ma continuerò a fare politica». Per Biondi, comunque, resta la grana interna da risolvere coi meloniani legati al suo ex vicesindaco, ora potente assessore regionale, che puntano a disarcionare Fabrizi.
LA LEGA. Incidente chiuso nel campo del Carroccio: l'assessore al Turismo, Fabrizia Aquilio, (l'onorevole D'Eramo è stato irraggiungibile ieri, ndc) guarda in avanti. «Ci mettiamo subito al lavoro per farci trovare pronti», afferma l'assessore, «non appena le persone potranno ricominciare di nuovo a uscire liberamente, per ripensare una città in movimento, riannodando i rapporti internazionali, che stavamo già curando, per promuovere la città e renderla sempre più attrattiva non solo per la cultura, ma anche per la natura, i sapori e le sue peculiarità. L'Aquila è un gioiello che deve trovare la giusta valorizzazione con un gioco di squadra».
MINORANZA CRITICA. La ricomposizione fotocopia della squadra di governo, col reintegro dei tre assessori del Carroccio, scatena l'attacco della minoranza. «Tanto tuonò», attaccano i consiglieri comunali e il presidente del gruppo "Il Passo Possibile", Elia Serpetti, Emanuela Iorio, Antonio Nardantonio, Americo Di Benedetto e Fabrizio Ciccarelli, «che non piovve. Non è più possibile galleggiare e portare avanti la città con pressappochismo e scarsa sensibilità, motivo per cui ribadiamo una forte disapprovazione dell'attività e del modus operandi dell'amministrazione comunale che, rincorrendo unicamente la soluzione politica delle beghe interne, di fatto paralizza da mesi l'attività amministrativa. L'inquietante analisi del percorso sin qui fatto, assolutamente lontano dai, sia pur generici, impegni elettorali assunti con le linee programmatiche di mandato nell'ormai lontano 2017, non può che porre ancora una volta allarmanti interrogativi sul futuro dei cittadini e del nostro Comune». Gli oppositori, quindi, puntano il dito contro il lungo balletto della maggioranza finito con una soluzione fotocopia. «L'unica nota degna di considerazione, da interpretare tra le righe», aggiungono, «è il paradosso della ricandidatura di Biondi: prima lo si sfiducia e, a distanza di un anno, nulla essendo cambiato da allora, lo si ricandida, o almeno così si vuol fare apparire. Surreale».
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