INFRASTRUTTUREROMA Autostrade per l'Italia cerca di fronteggiare l'offensiva politica per la revoca della concessione e annuncia 7,5 miliardi di investimenti e mille nuove assunzioni. Il consiglio di amministrazione dell'azienda che fa capo alla holding Atlantia della famiglia Benetton ha approvato ieri le linee guida del piano strategico 2020-2023 di trasformazione della società. Un progetto che si basa su un «ammodernamento complessivo della rete», attraverso un «significativo e costante rafforzamento degli investimenti in nuove infrastrutture e delle spese di manutenzione» e su nuovi sistemi di monitoraggi in tempo reale di ponti e viadotti con sensori e droni. Tutte azioni che, insiste la società, insieme alla nomina del nuovo amministratore delegato Roberto Tomasi, segnano una forte discontinuità con il passato e con la gestione che era alla guida quando è crollato il ponte Morandi provocando 43 morti.
Resta da capire ora se la mossa basterà per riconquistare la fiducia e salvare la concessione, con il governo considerato sempre più orientato a procedere con la revoca. «Il dossier è stato messo a punto, stiamo in dirittura finale. Lo porterò in Consiglio dei ministri quando saremo pronti», ha frenato però ieri il premier, Giuseppe Conte. Quindi non oggi, come si era ipotizzato, servirà ancora qualche settimana. Il leader 5 stelle, Luigi Di Maio, ha ribadito invece la linea dura: una delle priorità dell'esecutivo, ha scandito, è la «revoca delle concessioni autostradali per avere più sicurezza».
IL DOSSIERIl rapporto comunque è in mano alla ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, che ieri è stata sentita alla Camera nelle audizioni sul Milleproroghe. Con la norma sulle concessioni contenuta nel provvedimento «si è provveduto ad eliminare attraverso una disposizione di legge una situazione di privilegio attribuita ad alcuni concessionari», ha puntualizzato l'esponente Pd, assicurando che verso Autostrade «non c'è alcun tipo di volontà espropriativa». «Quello che è accaduto in questi anni ci obbliga ad una riflessione», ha però aggiunto. C'era una situazione «totalmente sbilanciata» con una «condizione di privilegio attribuita per legge ad alcuni concessionari» e il decreto intende ristabilire il «giusto equilibrio tra l'interesse pubblico e quello privato».
Poi De Micheli ha difeso la norma studiata dal governo. «Non vi è stata alcuna violazione del principio pacta sunt servanda né una modifica, in senso retroattivo, di una regolamentazione di tipo pattizio», ha affermato. «Quanto alla specifica disciplina contenuta nell'articolo 35 - ha proseguito riferendosi alla norma che in sostanza azzera i 23 miliardi circa di indennizzo previsti in caso di revoca - evidenzio che essa assume una valenza generale, definendo il percorso da seguire in caso di decadenza, revoca o di risoluzione di una concessione autostradale».
Una posizione però contestata dall'Aiscat, l'associazione dei concessionari, che a sostegno della sua tesi ha portato in Parlamento cinque costituzionalisti. «È una norma terribilmente illegittima - ha rilevato per esempio Giuseppe Franco Ferrari, docente alla Bocconi - e che qualora giungesse alla Corte costituzionale sarebbe bocciata».
Contro le norme del Milleperoghe anche i fondi presenti nel capitale di Autostrade, come Allianz, e la Fondazione Crt, azionista di Atlantia, che - come già trapelato in questi giorni - hanno deciso di portare il caso sul tavolo europeo. «Atlantia non è solo Benetton, raccoglie migliaia di investitori», ha ricordato Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione Crt.
Tornando al piano di Autostrade, sono stati programmati investimenti sulla rete per 5,4 miliardi (contro i 2,1 del quadriennio precedette), mentre salgono a 1,6 miliardi le spese destinate alla manutenzione (+40%). «Tali risorse - ha spiegato la società - consentiranno di portare a compimento entro 4 anni un piano di ammodernamento dei principali asset strategici della rete come ponti, viadotti, cavalcavia, gallerie, pavimentazioni, barriere di sicurezza». A questo riguardo la stessa De Micheli ha precisato che dopo le «disposizioni impartite dal nostro ministero ai concessionari», i programmi di manutenzione ordinaria per il 2020 prevedono 1 miliardo di investimenti, con una crescita del 30% rispetto alla media degli anni precedenti. Autostrade prevede poi di assumere di mille persone tra ingegneri, tecnici, operai ed esattori. «La sicurezza su strada e nei cantieri viene considerata una delle priorità fondamentali per lo sviluppo del piano strategico», ha affermato il gruppo.
Intanto l'Anas, nel caso l'esecutivo decidesse di procedere con la revoca, si dice pronta ad assumere la gestione temporanea della rete. L'azienda delle strade che fa capo alle Ferrovie dello Stato, ha assicurato ieri l'amministratore delegato Massimo Simonini, «è in grado di affrontare qualsiasi compito richiesto dal governo».