ROMA «Non faremo sconti a nessuno». Da giorni il governo è tornato a sventolare con forza la bandiera della revoca della concessione autostradale in mano ad Atlantia. Ma ieri le parole del premier Giuseppe Conte hanno dato il senso più che mai dell'urgenza di una soluzione. Non solo per la necessità di un rilancio di strade e viadotti, ma anche perché non è un mistero l'irritazione maturata all'interno del governo dopo la frenata inattesa di Atlantia sulla formazione del consorzio per Alitalia. «Tutti quanti stiamo aspettando la fine del procedimento amministrativo su Autostrade. È stato molto laborioso perché la documentazione raccolta era cospicua. C'erano da fare tante valutazioni, sono emersi altri elementi di valutazione, un'attività istruttoria molto faticosa ma ormai siamo in dirittura d'arrivo e non faremo sconti. Tra poco gli italiani conosceranno l'esito di questo procedimento». Sembra proprio un preavviso di sfratto per Atlantia quello arrivato dal premier Conte al termine di una giornata di attacchi dal fronte M5S. Sempre, naturalmente che non finisca come le vicende Tav e Tap, visto che un'azione di forza sul fronte della revoca, prima di una decisione definitiva dei tribunali, aprirebbe la via a un contenzioso miliardario nel quale il governo appare assai debole.
Il primo ieri a tornare sull'argomento con insolita enfasi è stato il ministro dello Sviluppo, di solito cauto sul tema Autostrade: «C'è un'evidenza fattuale che non hanno fatto quello che dovevano fare», ha detto parlando di Autostrade. Sulla rete «gli investimenti sono fermi, i viadotti vengono chiusi» e questo «non è accettabile», ha aggiunto precisando che sulle concessioni «c'è un procedimento in corso che si sta avviando a conclusione». Come finirà? «Ci sono diversi modelli possibili per la gestione delle autostrade» ha detto con la stessa serietà con la quale un paio di giorni fa aveva invocato una riedizione dell'Iri. E «vanno applicati in modo sano sui diversi territori», ha precisato facendo l'esempio di Autovie Venete, «un modello virtuoso» gestito «al 100% in house». Insomma: «Non sono favorevole che tutta la gestione di 3.000 chilometri vada ad un unico soggetto», ha aggiunto il ministro indicando come possibile soluzione i modelli «infraregionali». Per Luigi Di Maio, invece, si trattato di ripetere il mantra cui ci ha abituati: «Si va verso la revoca», ha ribadito, «bisogna togliere a questi signori la concessione il prima possibile dopo che hanno preso i nostri soldi senza fare la manutenzione delle strutture».
I TEMPIPoi il passaggio su Facebook: «Non faremo un passo indietro. Tutto il Movimento 5 Stelle, da me a Beppe Grillo ad ogni singolo eletto e attivista, è determinato in questa battaglia. Sono morte 43 persone perché un ponte da un momento all'altro gli è crollato sotto i piedi. Le loro famiglie ancora stanno piangendo. Chiedono giustizia. Noi gliela daremo. Costi quel che costi». Il riferimento di Di Maio è anche al tweet di Beppe Grillo: «È tempo di cambiare», ma anche al Blog delle Stelle che ieri ha ricostruito la storia della concessione ai Benetton dagli anni 90. «Autostrade Story è la storia della concessione autostradale ottenuta dai Benetton più di 20 anni fa. Una concessione a condizioni di favore senza eguali», viene sottolineato. Peccato che non si ricordi che le assegnazioni furono messe a gara e chiunque avesse le credenziali giuste poteva partecipare. Tra il dossier Autostrade e quello Alitalia «non ci possono essere «compromessi», ha quindi detto il viceministro allo Sviluppo Stefano Buffagni. Anche qui solo parole, visto che il pressing su Atlantia per riformare la cordata - sia pure con Lufthansa al posto di Delta - è proseguito anche ieri.
Più cauta sul tema revoca la ministra delle Infrastrutture, Paola de Micheli: non c'è ancora una data definita, per il ministro delle Infrastrutture, ma il tema delle concessioni «non è una questione politica, piuttosto di difesa dell'interesse pubblico». Intanto Atlantia preferisce il silenzio. Ma per il titolo è stata una giornata difficile in Borsa. Le azioni hanno ceduto il 2,4% tornando ai minimi di settembre, quando vennero alla luce i falsi report sullo stato di salute dei viadotti gestiti da Autostrade.